IX. UN MIO AMPIO INTERVENTO (PER L’OTTAVA PARTE VEDI 6 LUGLIO)

IX. UN MIO AMPIO INTERVENTO PER L’OTTAVA PARTE VEDI 6 LUGLIO

Accanto ad un ruolo maggiormente pubblico di questa struttura occorrerà che vi sia il più ampio coinvolgimento culturale degli artisti locali (penso in modo particolare ai “giovani”), che non significa aprire necessariamente loro i locali del museo per l’esposizione delle loro opere ma consentire loro di esprimere le proprie idee sull’arte contemporanea confrontandosi con artisti di altre città, di altre nazioni. E’ importante anche per la crescita culturale della città ed in modo particolare per i giovani studiosi ed artisti l’incentivazione della Sezione Didattica che ha consentito a centinaia di ragazzi di avvicinarsi ai primi segreti, semplici e complessi, dell’arte attraverso la lezione di un maestro come Bruno Munari; che ha consentito allo stesso tempo a decine di insegnanti di appropriarsi delle metodologie didattiche e di conoscere meglio i meccanismi della produzione artistica contemporanea.
Sul “Metastasio” dirò alcune cose cominciando da una riflessione molto personale. Anche io come tante persone che sto incontrando e ascoltando in questi giorni guardo al passato con un pizzico di nostalgia, beninteso collegata al fatto che si era più giovani, si aveva più tempo a disposizione e soprattutto più energia. Anche io come tanti ho vissuto l’esperienza dei “collettivi teatrali”: a Napoli ed in periferia verso la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta c’era un pullulare di attività artistiche, non lo dico con orgoglio campanilistico ma perchè so che è così, certamente superiore a quella che si ricordi a Prato, la quale credo abbia saputo da parte sua cogliere occasioni legate agli uomini presenti (pochi, di ottima qualità, in maniera straordinaria non in contrasto fra di loro), ad amministratori sensibili e preparati, ad una consolidata capacità organizzativa imprenditoriale, alla disponibilità dei capitali necessari, a fattori contingenti favorevolissimi, non ultima la stessa drammatica alluvione del novembre 1966. Io credo tuttavia che non sia nè giusto nè serio rapportarsi al passato, un passato davvero troppo lontano, visto che tanta acqua, buona e cattiva, da allora in poi è passata sotto i ponti del Bisenzio. Tornando a noi, il passaggio realizzato di recente dal Consorzio alla Fondazione è apparso essere collegato soprattutto a particolari esigenze pratiche, alle quali il Consorzio, pur preferito dai più in un primo tempo come soluzione, non riusciva a garantire di poter fronteggiare. Queste esigenze erano particolarmente collegabili alla possibilità dell’applicazione del contratto dei lavoratori dello spettacolo ai dipendenti, che fino ad allora godevano del contratto del pubblico impiego con notevoli necessità di “ore straordinarie”. La Fondazione, inoltre, consentiva di poter partire senza aspettare che altri Enti decidessero di farne parte. E’ stato così possibile avere la sola adesione del Comune di Prato (la Provincia di Firenze non era più interessata) in attesa che altri, come l’allora costituenda Provincia di Prato, decidessero di aderire e di entrare nella Fondazione: a tale proposito sono stati riservati altri posti nel Consiglio di Amministrazione che potranno agevolmente essere ricoperti al momento opportuno. L’altra scelta ha riguardato la “produzione”: con un accordo con la Regione Toscana, Prato è stata scelta come polo produttivo Regionale fino a tutto il 1997 con un incarico già preventivamente concordato con Massimo Castri, uno dei registi più bravi e preparati del nostro Paese (insieme a Strehler e Ronconi), che è diventato così un elemento fondamentale del progetto complessivo.

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