“buttare il bambino con l’acqua sporca”

Ho aperto un percorso qualche giorno fa per ragionare su una delle malattie del mondo politico “bipartisan” con sfumature diverse e avverse. Sembra quasi che ci si diverta a distruggere senza proporre alternative valide. Non fosse così vorrei essere smentito. Sin da quando ero nella Scuola in servizio attivo il tema dell’Alternanza Scuola Lavoro è stato uno dei temi più dibattuti al quale il corpo docente impegnato specificamente in quel percorso ha presto grande attenzione e sforzo critico. Se mancano tali presupposti, ovvero se le iniziative vengono progettate senza un impegno specifico con le agenzie formative con le Istituzioni con gli organismi sindacali con il mondo della produzione industriale e produttivo, con gli Enti culturali di certo i risultati di una simile esperienza non serviranno a nulla: ma da quel che io ricordo questa attenzione esisteva e di volta in volta l’esperienza portava a dei correttivi, necessari sempre per rendere migliori gli esiti. Indubbiamente, esistevano anche gli incidenti di percorso, per quel che concerne la mia esperienza non assimilabili a quelli drammatici recenti, ma collegati ad ambienti non consoni all’espletamento funzionale dei Progetti (l’inserimento “coinvolgente” in struttura lavorativa): a volte lo studente veniva abbandonato a se stesso, quasi come un impiccio, o in altre occasioni gli veniva commissionato un lavoro non rispondente a quello specifico. Di fronte a queste denunce che venivano poi anche verificate con una sorta di blitz dei responsabili dell’Istituto, si procedeva a cancellare dalla lista la struttura ospitante per l’anno successivo.

L’altro tema trattato con passione dagli attuali studenti riguarda la struttura dell’Esame di Stato 2022. Anche su questo ho delle perplessità e ne tratterò nei prossimi giorni.

la necessità di percorsi post ideologici -Alternanza Scuola Lavoro e Esami di Maturità 2022 – blocco 1 e 2 con Intro e Premessa

Premessa – Tratterò alcuni degli aspetti della nostra “contemporaneità” nel convincimento che vadano declinati fuori dalle ideologie mature o perlomeno utilizzando nuovi strumenti interpretativi.

Non posso non ammettere di essere stato sostenitore di ideologie già formulate, come tanti altri della mia generazione e tanti di quelle che hanno precedute le “nostre”. Nonostante ciò non posso non riconoscere che le ideologie già formulate debbano essere considerate non un punto di arrivo ma una base per procedere verso elaborazioni cui ciascuno nella misura delle elaborazioni personali possa aggiungere qualche elemento in più per interpretarle e procedere verso nuove formulazioni. Quando si è giovani è quasi del tutto normale che le ideologie cui ci si affida siano considerate come approdi cui aggrappare la gomena del proprio personale vascello. I giovani hanno bisogno di certezze e quando ritengono di essersene appropriate le declinano le applicano le professano a ogni piè sospinto, trasformandole in poco più che slogan tassativi esclusivi da rispettare rigorosamente .

Sarebbe normale, soprattutto per chi possiede solide capacità intellettive, formate in modo culturalmente scientifico, per un giovane ormai cresciuto e divenuto adulto, provare a sciogliere le gomene e prendere il largo verso orizzonti rinnovati arricchiti dalle proprie esperienze di vita e consolidati dall’applicazione sempre corretta delle proprie acquisizioni ideologiche. In teoria ciò dovrebbe apparire ed essere naturale; ma nella pratica molto spesso accade che ci si sieda sul trono delle ideologie e ci si senta comodi, contenti solo della semplice mera applicazione dei fondamentali senza avvertire il bisogno di un riallineamento, di una interpretazione più consona alle trasformazioni sopravvenute.

Ancor più seria diventa la questione, allorquando a non crescere intellettivamente e non essere in grado di superare la fase dell’infantilismo ideologico sono gli attuali educatori e i “maitre à penser” che si propongono di formare allievi non sulla base critica ma sull’assertività assoluta intorno a categorie ideologiche cristallizzate utili per ogni luogo e ogni tempo, a prescindere dalle condizioni che si sono man mano formate e diversificate.

Ho esperienza diretta, in linea individuale e non solo, rispetto a questa forma di presunzione intellettuale; voglio ribadire che è molto comodo (lo è stato per l’appunto anche per me) farsi forte delle acquisizioni di base rinunciando a elaborazioni nuove più adatte, e non ne sono stato immune. Pur tuttavia da alcuni anni, in una tardiva maturazione, di fronte alle vicende sociali economiche politiche e culturali alle quali ho avuto modo di partecipare in modo quasi sempre diretto e coinvolgente, ho avviato a costruire una revisione lenta ma progressiva, fatta di aggiustamenti interpretativi, collegabili a ragionamenti personali, e per questo motivo suscettibili di errori, rispetto alle basi ideologiche da me possedute.

Nello stesso momento in cui rifletto su quel che per me è stato un limite, superato da una presa di coscienza personale su ciò che mi ha condizionato, non posso rinunciare a comprendere che chiunque abbia proseguito a riferirsi in modo categorico ed esclusivo ai principi ideologici in modo genuino e richiamandosi ad una coerenza di fondo merita tutto il nostro rispetto.

Questo mio percorso è del tutto evidente nella elaborazione di gran parte dei miei post, alcuni dei quali riferiti a decenni trascorsi.

Alternanza Scuola Lavoro e Esami di Maturità 2022 – la necessità di percorsi post ideologici – p.2

Sin dall’alba del mondo, allorquando l’umanità ha avuto bisogno di regole, sia da rispettare sia da trasgredire, coloro che detengono il Potere hanno fatto camminare i loro proclami sulle gambe dei loro seguaci più fedeli. Ma quasi sempre al momento in cui si sta per raggiungere qualche obiettivo scendono a compromessi con altre forze di Potere e lo mettono n tasca a coloro di cui si sono serviti.                                                             Sin dalle vicende iniziali narrate dalle Sacre Scritture questo rapporto tra servi sciocchi e potentati si evidenzia in modo lampante; pensate alle tavole della Legge, nelle quali vi sono le prescrizioni morali cui attenersi non solo in quanto comunità religiosa ma anche civile: sono state applicate solo per creare condizionamenti negli animi deboli.                                                                                                                                Abbandoniamo per un momento questo “territorio” chiaramente digressivo per non ingenerare confusione: l’intendimento è quello di riaffermare che l’attuazione dei diritti si scontra con un disquilibrio sociale economico che non può essere sanato semplicemente con un’affermazione di principio. Bisogna che i rapporti di forza siano condotti su un terreno neutro nel quale le differenze si annullino non sulla base di benevoli concessioni.

Sono partito da due questioni esemplificative; le ho menzionate nel titolo ma non mi sono addentrato su quel terreno.

Nei giorni scorsi, sospinti da un evento drammatico, molti studenti delle scuole medie superiori sono scesi in piazza a formare cortei. Non era solo la voglia di riprendersi la vita, dopo questi lunghi mesi di clausura forzata e di abbandono della socialità, imposta dalla pandemia; era il bisogno estremo di poter esprimere il loro dissenso verso questo tipo di società che – nonostante alcuni proclami ottimistici – sta dimostrando di procedere a tappe forzate verso un predominio delle classi plutocratiche economiche, incuranti della sofferenza sempre più largamente e profondamente diffusa nella stragrande massa di popolazione, non solo quella dei Paesi sottosviluppati, destinati a patire ancora di più rispetto a prima, ma anche in questa nostra società, riconosciuta come industrializzata ed evoluta, sviluppata.

Per combattere questo stato delle cose pericolosamente e incessantemente in rapida evoluzione negativa per tanti di noi non bastano gli slogan delle masse urlanti; occorre costruire strategie di condivisione dal basso, altrimenti finirebbe per prevalere un profondo senso di frustrazione accresciuto dal fatto che molto spesso i Poteri forti finiscono per fagocitare una parte del dissenso inserendoli nei meccanismi di Potere cui avrebbero voluto e dovuto frapporre la volontà loro e dei loro rappresentati. Tali strategie non possono essere condivise a priori con chi gestisce le forme del Potere, e vi partecipa da protagonista. Questo accade quasi sempre, perchè c’è sempre tra chi gestisce le leve del Potere l’ambizione di non cederle; e per poter raggiungere tale obiettivo ha bisogno di sguarnire le file di coloro che protestano in modo più o meno disorganizzato. In diverse occasioni ho potuto assistere a tali manovre di basso profilo ed è bene che ciò sia segnalato; spesso ci si vende per ottenere una collocazione di comodo. Anche per tali motivi la qualità di chi si occupa di Politica o di gestione del Sociale non è sempre di buon livello.

Nel prossimo post mi interesserò di quelle che sono le ragioni delle proteste studentesche di questi giorni.

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