LEO seconda parte

LEO un racconto da un manoscritto degli anni Sessanta

MCM20027

 

 

 

 

 

Lì dove andai c’era gente che io non conoscevo, che non mi salutava. Cominciai a sentirmi solo, anche se era quello che avevo voluto con quella scelta. Pensai subito a tornare, a lottare e se necessario a soccombere. Ma l’idea mi gettava in una prostrazione immensa, quando pensavo a quest’ultima possibile soluzione. “Ti ho sempre detto cosa pensavo di te, ma con amore; ma non abbiamo mai parlato del passato, che ci fa tanto male ricordare, il passato che conta e che per noi, ipocriti che diciamo che non conta, è ancora più importante che per gli altri. I fantasmi, li vedi, li senti, ci perseguitano, li vedo e anch’io li sento e la stessa ragione per la quale io fuggo, ti rende invece capace di reagire, di cacciare via il passato, anche se ti è così vicino, da poterlo difficilmente dimenticare in là. Ed io ti dico addio, perché non posso e non riesco a sfollare la mia mente dai personaggi odiosi che vi ci hai portato. Serenità che non ho, tutto quello che voglio e che non ho. Dovrà passare, andar via questo tempo, finire e cominciare il nuovo viaggio, la nuova vita fiorire come una primavera. Addio ti ho promesso e sarà l’addio. Se tu mi capissi, staresti lì ferma, ora, senza reagire, ed incosciente aspetteresti anche tu la fine, dimenticando i fantasmi cattivi del passato, fra cui ci sarò anche io, quando non mi vedrai più girarti intorno in quel gioco ariostesco di fiaba, con tornei, cavalieri e dame, cacce d’amore ed intrighi insospettati.” “Sei contentissima di vederti circondata ma non sai più amare, né so se prima tu lo sapessi fare. Sei diventata timida e inceppata ed incuti timore anche a chi ti guarda con amore. Ora che ritorno troverò un’altra vittima, un altro uomo adulato e poi scacciato. Non sei cattiva come vuoi apparire, forse la vita ti ha ridotto così, forse non sai agire diversamente. Ho l’impressione di non aver mai sbagliato con te, ho il timore di averti amato troppo poco, di non essere stato in grado di farmi capire. Ti proibisco di parlare di me come un amico. Non mi interessa che tu non mi abbia amato, il fatto importante è che sia stato io a farlo con te.”

Tornavo a casa. Mi ero fermato in una strada della mia città ed ero trasalito al vedere una vettura dello stesso tipo e dello stesso colore di quella di Leo con due innamorati intenti a scambiarsi i loro affettuosi sentimenti con baci e carezze: ma la targa non corrispondeva.

“Ho sentito il vuoto dentro me e la morte mi ha ghermito per un attimo, ti ho immaginata tra le braccia di un altro vedendo in tutto questo la mia fine. E’ anche dolce provare un dolore che provenga dall’amore, specialmente quando è una sofferenza fittizia della gelosia, che subito passa. Ma quando non passa…. e il dolore è reale messo in confronto con una realtà concreta non più immaginata…si arriva alla disperazione e forse è meglio piangere nel buio. Allora i sogni sono tormentati e mentre la stringi a te ti sfugge e non puoi più averla, tu piangi…tu piangi nel buio”

Tornato al mio paese, nella mia casa, mi accorsi che, volendo dimenticare, avevo troppo ricordato e di non poter fare a meno di quella donna. Avevo troppo sofferto per la lontananza; quei pochi giorni che fui lontano da lei mi avevano ben altrimenti preparato, avevo propositi diversi e mi apprestavo a metterli in pratica. E così la vidi e non appena questo avvenne mi accorsi di amarla ancora moltissimo. Il mio dentro si turbò ed i propositi si dissolesro. La guardavo estasiato e, parlando, non le dicevo che frasi retoriche ed inutili. Non avevo la forza di dirle e di darle tutto me stesso, o quella parte di me che io le avevo dedicato.

Leo non c’era, né da quel giorno l’ho più rivisto, ma dopo Leo ce ne sono stati tanti altri, meno inceppati e sprovveduti di me, che hanno lottato perdendo. (2. continua)

Eh no, quello che stringo nelle mani non è il manoscritto: qui siamo alla fine degli anni Quarantainizio Cinquanta

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