COSI’ VICINE COSI’ DISTANTI di NITASHA AFZAL – seconda ed ultima parte

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Il giorno successivo, all’ora di religione, Fariha se ne andò al bar lasciando le sue cose in classe. Clara vide il diario di Fariha dove lei spesso annottava delle cose. Non le piaceva ficcare il naso nelle cose altrui, ma fu incuriosita, voleva vedere cosa è che Fariha scriveva dopo ogni ora e che non voleva far vedere a nessuno. Aprì il diario e vide dei fogli dove Fariha scriveva i suoi pensieri, frasi che le piacevano, informazioni e tutto quello che le veniva in mente. Clara ne prese uno che la incuriosì particolarmente e lesse:
“Vorrei sfondare il mare di paure che ricopre la mia vita ma non ci riesco, non ne ho le forze… a volte ci provo ma la mancanza di forze mi blocca, allora me ne sto muta e immobile nella mia nicchia a contemplare infelice il lieto scorrere del tempo che beffardamente ride, ride prendendosi gioco di me. Incapace, incapace di alzare la cresta di fronte alla mie ferite, sempre pronta a crogiolarmi nel mio dolore, a considerami un essere indegno, incapace di vivere, una smidollata, come se la vita non fosse fatta per me… E’ inutile mentire a se stessi. La verità va oltre le prigioni della mia coscienza, ma ci vuole forza, forza e coraggio per osare quel salto che la vita ci impone lasciandoci in balia di un vuoto divoratore davanti a noi, un vuoto che le nostre paure ci impediscono di sfidare… qual è il limite di tutto? Quale diabolico incantesimo ha costretto le nostre anime dietro le mura delle nostre prigioni? Quale prezzo la nostra umanità deve ancora scontare? E se fossimo un errore, nient’altro che un errore della natura? Che sciocca, la natura non fa errori… come puoi pensare che l’assoluto possa sbagliare? Che sciocca, come fai a porti queste domande? E’ la natura, è la mia natura che me lo impone, la voce della follia che dalle viscere della mia anima scuote avidamente il mio cuore per condurmi a lei e ritrovare finalmente me stessa… ”
Sorpresa da queste parole, da queste verità che pure lei conosceva nel suo inconscio fu sopraffatta dalla fame della conoscenza dei pensieri altrui. Non per pura golosità di soddisfare il proprio bisogno di pettegolezzo, ma di leggere le crude verità o le domande che ciascuno di noi si pone davanti all’infinito.
Su un altro foglio con un pennarello rosso c’era scritto:
“Mi sono confinata nel mondo dei confini. Sì confini. Creati da me per me, per non invadere quelli degli altri, che se invasi creerebbero delle intersezioni, che darebbero vita a parole, sguardi, emozioni e sentimenti. I miei confini sono per proteggermi da ciò che a prima vista sembra bene, felicità, ma poi col tempo, quando i nostri confini vengono calpestati dagli stessi rapporti che noi creiamo uscendo da essi per far sì che delle persone possano avvicinarsi a noi per soddisfare quell’incommensurabile bisogno d’affetto e d’amore che affligge ogni essere umano, perdono senso e da protettivi diventano l’arma che lacera il corpo, il cuore e la psiche”.
Clara era allibita, ciò che aveva letto era vero ma non il vero assoluto. L’uomo non conosce l’infinito e non conoscendolo è inutile porsi dei limiti che possano misurarlo. Decise di farle capire che i limiti “personali” sono diversi da quelli “religiosi” e che la vita è troppo breve per poter perdersi nei pensieri o domande che non avranno mai una risposta se non nel caso in cui si giochi tutto per tutto per trovarne una. Decise di farle provare l’importanza di vivere la vita in prima persona invece di criticarla. Voleva che lei provasse il sapore della vera amicizia, della felicità, della libertà ma aveva un po’ di paura: così facendo non avrebbe mancato di rispetto ai confini di Fariha? Magari lei era felice così, magari aveva deciso di vivere la vita così e aveva il diritto di viverla secondo il suo volere. La sua mente era fusa. Sapeva solo che voleva starle vicino senza oltrepassare i suoi limiti. A quel puntò vide arrivare Fariha in classe, si avvicinò a lei con un dolcissimo sorriso e la abbracciò

Nitasha Afzal

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