GLI INCENDI DEL TEMPO – Emilia Bersabea Cirillo a FESTIVAL DELLA LETTERATURA NEI CAMPI FLEGREI

Gli incendi del tempo

 

Cirillo

 

E’ lo scorrere della vita, della vita e del tempo quello che si respira nei 7 racconti che Emilia Bersabea Cirillo ha voluto regalarci in “Gli incendi del tempo” edito nel 2013 da “et al.”, una casa editrice voluta da Sandro D’Alessandro, mancato purtroppo all’improvviso lo scorso 10 ottobre.
Fu proprio lui a scegliere il nome della casa editrice per rendere omaggio al lavoro collettivo che sottende alla produzione di un libro. La sua è una figura alla quale occorrerebbe rendere omaggio in una delle prossime occasioni pubbliche; anche per ricordare quanti piccoli oscuri ma importanti editori in occasioni come questa del Festival della Letteratura nei Campi Flegrei propongono lavori di altissimo livello, come quello su cui voglio parlare.

Il mondo che è rappresentato dalla Cirillo è di certo riferito ai versi introduttivi di Paul Celan dai quali, a delinearne la sintesi, è tratto il titolo del libro.
Sono racconti che parlano di amori resi eterni ma impossibili come quello di Adriana per Leo nel primo dei sette – per l’appunto “Gli incendi del tempo”. Ci sono fiamme accese che vanno tuttavia per inerzia spegnendosi come si va consumando l’esistenza della giovane ormai non più in grado di mostrare passioni verso colui che amava e che scelse strade diverse ed irrazionalmente tragiche negli anni Settanta, gli “anni di piombo”. Leo ritorna dopo vent’anni (siamo all’incirca alla fine degli anni Novanta) ma non è più la stessa cosa: la vita per Adriana continuerà nella sua ordinata monotonia. In altri racconti il tema è quello “comune” di emigrati ed immigrati con le loro storie diverse e simili nella condizione precaria che li costringe ad una vita difficile. “Diverse”, anche perché in “Capo lavoro” il protagonista Nicola (Sacco come il più famoso “anarchico” che, insieme a Bart Vanzetti, aveva subito una triste sorte da emigrato negli States) trova lavoro in Germania ma non desidera ritornare nella sua terra, Torre Annunziata, dove la malavita ha violentato la moglie. Ed uno dei temi che ricorre, anche nel racconto tragico ed onirico “Sogno di sabbia”, è la difficoltà di ambientarsi in terre diverse e lontane ed in ambienti faticosi ed ingrati fra persone umili ma anche fra gente arrogante ed insensibile. Non è diversa la condizione della protagonista in “Il violino di Sena”, storia di una bosniaca rifugiata in Italia, scelta da lei che è violinista ed il marito grafico – per la sua arte e la sua musica; ma nel racconto non esiste più la speranza di un mondo di pace e di solidarietà e si affacciano immagini di distruzione e di morte. Negli altri racconti troviamo i ricordi che ritornano a bussare alla nostra porta e ci offrono momenti di profonda nostalgia come accade a Mimma ne “Gli infiniti possibili”; oppure, come avviene in “Ocean” è la “bellezza” scoperta così per un caso fortuito a sconvolgere l’esistenza di Sabina. La presenza di immigrati, positiva per il servizio che rendono alle nostre famiglie, ritorna nell’ultimo epico e lirico racconto (“Tutto il suo”) di una “vita” colta nella parte terminale di essa, in assoluta serenità e compostezza: la musica diventa qui elemento centrale ma la sua presenza è diffusa anche in altri racconti già citati (“Il violino di Sena” e “Gli infiniti possibili”). Sono, dunque, episodi apparentemente separati nei quali è la vita che pulsa; è il tempo che scorre fino alla sua naturale conclusione. Anche la lettura è apparentemente facile (la prosa è lineare, scorrevole e ti prende per mano); ed è infatti la rilettura, che ho già spiegato come mio metodo di analisi in uno dei post precedenti, a consentirci una migliore comprensione. “Gli incendi del tempo” è un libro che avrei consigliato volentieri di leggere ai miei studenti, se non fossi in pensione.