IL MARE NON HA MAI VIAGGIATO di Giuseppina De Rienzo – LIBRI DI MARE LIBRI DI TERRA

GiuseppinaGambrinusIl Dio  Nilocop de rienzo - mare

Abito a Prato nel Centro-Nord della Toscana, pochi chilometri da Firenze (da casa mia vedo la Cupola del Brunelleschi ed il Campanile di Giotto), ma il “mare” è lontano. Me lo ricorda di tanto in tanto il mio amico Luigi un partenopeo doc: “Peppì, a Prato c’è un solo difetto: nun ce stà ‘o mare”. Ma, ho provato anche a dirglielo inutilmente qualche volta, quando tira il vento da ovest ne sento il profumo. Sarà un’immaginazione, un’illusione come la Fata Morgana ma io, solo io però, qualche volta colgo nell’aria un qualcosa che mi fa sentire una dolce fragranza. Il mare comunque mi manca (non è questo il momento di raccontarne il perché) e quando mi capita di tornare ad occuparmene lo faccio ben volentieri. E’ dunque anche questo il motivo per cui ho accolto con entusiasmo l’occasione che mi è venuta dal partecipare all’organizzazione “a latere” del “Festival della Letteratura nei Campi Flegrei – Libri di mare libri di terra”. Avrei potuto, mi sono detto, leggere e respirare racconti, romanzi, poesie ed altro in cui il tema della terra si mescolava con quello del mare e viceversa. Noi meridionali siamo naturalmente – e per diversi brutti e buoni motivi – viaggiatori ed io stesso lo sono, anche adesso che sono in pensione e vado e vengo fra Prato e Pozzuoli. Ed il mare è anche un “porto” al quale approdano e da cui salpano viaggiatrici e viaggiatori. Il libro che ho letto di recente porta la parola nel suo titolo, “Il mare non ha mai viaggiato”. E’ composto da 20 racconti suddivisi in tre parti (nove nella prima, nove nella seconda, due nella terza), scritti da Giuseppina De Rienzo, poetessa e scrittrice già affermata. Il libro è stato edito nel 2014 dall’Editore Manni nella collana PRETESTI curata da Anna Grazia D’Orio. Il titolo e le epigrafi che precedono tutti i racconti sono tratti da “Mille e una greguerìas” di Ramòn Gomez de la Serna; sono degli “aforismi” fulminanti che segnano il percorso che l’autrice partenopea ha voluto indicare ai lettori. Gli stessi racconti, anche se alcuni si distendono in una narrazione ampia e densamente sviluppata, si avvalgono di una struttura sintetica e vanno diritto al cuore dei problemi lasciando molto spazio all’intelligenza del fruitore. Come ne “La cavalletta” in cui Daria è alla perenne ricerca di se stessa e di un “senso” all’esistenza monotona nella quale si è andata a ficcare. Altra donna, Paola, protagonista de “La proposta”, ritrova un amiconemico da sempre indeciso, spaventato da scelte importanti per entrambi, ma ancora una volta incapace di affrontare la “vita” ed i sentimenti. In “Due donne” Michela fa i conti con “la forza di un disagio” che si porta dietro da anni con sua madre. Paradossale e costruito con una sorta di surrealismo partenopeo è la vicenda narrata in “Cataclisma sul lungomare”, storia di un corteo nuziale alle prese con il “traffico” sul lungomare di Napoli. Ed è dello stesso tipo il racconto “Il voto” nel quale emerge l’amara ironia intorno alla funzionalità degli “uffici pubblici” in una giornata “elettorale”. Così nel racconto “Il tradimento” dove esplodono le contraddizioni di un popolo, quello napoletano, da sempre considerato creativo che, tuttavia, non riserva alla “poesia” la giusta attenzione. Surreali sono anche “Il dio Nilo” e “Gennaro bis”, anche se “forse” noi napoletani viviamo immersi nel nostro Surrealismo, mettendo perennemente in contrasto i sogni e la realtà. Gli ultimi due racconti si muovono fra realtà, “Senza chador: nuda allo specchio”, e fantasia mescolata alla realtà, “Adèla la rustica”. Sono entrambi ambientati a Procida. Nel primo si parla di una scrittrice iraniana, Farkhondeh Aqaee, che davvero è stata nel 2001 a Procida (non sono, mentre scrivo, in grado di verificare se vi è stata più a lungo o vi risiede ancora); nel secondo il personaggio “umano” è un componente dei NAP (Nuclei Armati Proletari che negli anni Settanta si macchiarono di vari crimini come rapine e sequestri) che, una volta uscito dal carcere, decide di ritirarsi nell’isola di Procida. E’, come il primo ed il penultimo, anche questo un racconto che parla di “mare” (il titolo è riferito ad un “gabbiano” che accompagna le giornate dell’ex terrorista); nel primo racconto la protagonista è Concetta, “La capobarca” che come tante donne è costretta a “tirare la carretta” della vita in un mare sempre più avaro di soddisfazioni. La lettura dei racconti della Di Rienzo ripropone all’attenzione proprio la capacità delle donne ad assumere decisioni e scelte fondamentali. La scrittura è caratterizzata da una forma creativa, evocativa ed a volte primitiva; si tratta certamente di straordinari “esercizi di stile” come quelli dei “match d’improvvisazione teatrale” che sortiscono dei veri e propri capolavori. Cercherò di leggere anche altre opere di Giuseppina De Rienzo non appena ne avrò l’occasione.

CHI E’ CAUSA DEL SUO MAL PIANGA SE STESSO

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Sarà capitato a tanti di noi, durante un viaggio in treno, di incrociare nello scompartimento un bambino noioso, capriccioso ed indisponente (uno di quelli che ti spinge anche a sentirti un po’ Erode). Ci si trova in una di quelle condizioni irreparabili (il treno è affollato e nessuno vorrà scambiare con te il posto) e bisogna proprio ma proprio stare zitti e sopportare tutte le angherie nei confronti dei genitori inabili e dei poveri compagni di prigionia occasionali. Tutti, questi ultimi, con la speranza che la “famiglia” scenda alla prossima fermata. Ma no, lo si capisce ad un certo punto, arriveranno fino al capolinea. E, quindi, dovremo sopportare i capricci e le angherie distribuite per tutti noi; anche se ai “suoi” quelle angherie e quei capricci risultano essere familiari, ci hanno fatto l’abitudine, il “callo”! Ecco, il “viaggio” è da sempre metafora della vita: perché dobbiamo sopportare le angherie ed i capricci, i ricatti e le offese di un “bambino”?

n.b.: il “bambino” in questione è diventato “adulto” mantenendo tuttavia i “difetti” di quando era bambino…allorquando, nei giardini non accettava le sconfitte o il contraddittorio e come un piccolo despota portava via il “pallone” (qualcuno se la ricorderà questa “metafora” spesso ripetuta dal nostro “bimbo con il broncio”!).

FESTIVAL DELLA LETTERATURA NEI CAMPI FLEGREI – LIBRI DI MARE LIBRI DI TERRA – PREMIO MICHELE SOVENTE

cartoline-da-pozzuoli-L-jV-IO5Casina VanvitSoventeBacoli

dal 26 al 28 settembre si svolgerà fra Pozzuoli (Rione Terra), Bacoli (Villa Cerillo ed altre locations) e Monte di Procida (Cappella e Casina Vanvitelliana) il Festival della Letteratura nei Campi Flegrei – Libri di mare libri di terra – Premio “Michele Sovente” III Edizione organizzato da “Il Diario del viaggiatore” con il patrocinio dei Comuni di Pozzuoli, Bacoli e Monte di Procida

Fra qualche ora inserirò anche il PROGRAMMA nei suoi dettagli. Mi sembrava logico accompagnare questo mio post con la canzone di Enrico Ruggeri “La poesia”

La poesia nel mondo
è un battito di ciglia
è una farfalla figlia del silenzio
che batte le ali e ha i colori del tempo
e non ha pace non ha età

La poesia nel mondo
è un bambino dispettoso
che non ama il potere e la decenza
e veste l’amore, sottolinea una partenza
ce la troviamo conficcata dentro noi

E dentro alle case tra il ridere e il piangere
quanto bisogno di correre via
quante carezze ed ognuno che aspetta la sua

Dacci quel sonno profondo
dentro a quei sogni che il mondo non fa
dacci una vita da vivere fuori di qua
dacci una vita

La poesia nel mondo
è un affare una salvezza
sospesa tra cinismo e tenerezza
che segna i momenti sui fogli di un diario
poi sbaglia l’orario e se ne va

E lungo le strade cercando di vivere
quanti si perdono lungo la via
quante parole ed ognuno che ascolta la sua

Dacci quel sonno profondo
lungo quel sogno che al mondo non c’è
fa che ciascuno si illumini dentro di se
dacci la vita

E il mondo si ferma e si meraviglia
se l’anima vola ed al cielo somiglia
già prima che scenda la notte leggera su noi

Dacci quel sonno profondo
dentro a quei sogni che il mondo non fa
dacci una vita da vivere fuori di qua
dacci una vita

E il mondo si ferma e si meraviglia
se l’anima vola ed il cielo somiglia a te

Dacci quel sonno profondo
lungo quel sogno che al mondo non c’è
fa che ciascuno si illumini dentro di se
dacci la vita..