Di “Anime bianche” ho sentito parlare già da metà agosto quando con Angela Schiavone e Gabriella Romano abbiamo avviato una cooperazione per l’organizzazione del Festival della Letteratura nei Campi Flegrei. E’ scattata immediata dentro me quella parte che è attratta dai temi sociali ed antropologici culturali, ed è anche per questo che ho chiesto di poterlo leggere prima che venisse pubblicamente presentato. Allo stesso tempo ho richiesto a Matilde Iaccarino di poter avere il file del suo “Quattordici”, testo base utilizzato per il Laboratorio di Lettura e Scrittura, intitolato al Premio Nobel per la Pace 2012 Aung Sang Suu Kyi, e riservato alle detenute della Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli. Quel Laboratorio fin dal 2002 è condotto da Lina Stanco (Ass. Quartieri Spagnoli), Francesca Di Bonito (Ass. FEBE) e Maria Gaita (Ass. FEBE). “Anime bianche – Racconti dal carcere” è il risultato del Laboratorio di quest’ultimo anno. Il testo che ho potuto scorrere velocemente per la caratteristica fondamentale di estrema semplicità è composto, oltre che da interventi istituzionali (il Sindaco di Pozzuoli Enzo Figliolia e la Direttrice del Carcere Stella Scialpi), da una prima Introduzione molto partecipe (“queste storie che a tratti tolgono il fiato, impongono riflessione, mostrano dolorose incapacità, dicono di solitudine, di destini senza riscatto”) di Luisa Cavaliere, storica esponente del movimento femminista ed anima dell’Archivio delle memorie delle donne di Napoli. Le “storie” di cui si parla sono quelle che le detenute hanno elaborato a partire da alcuni (10) dei quattrodici racconti scritti da Matilde Iaccarino nel 2012. Segue, poi, la Premessa delle operatrici già menzionate che sottolineano la loro decisione “di rendere pubblica questa esperienza per far conoscere la realtà interna al luogo di detenzione…la loro (delle detenute n.d.r.) umanità profonda…sconosciuta ai tanti, per cercare di aprire un varco tra chi è dentro e chi è fuori e ..-rendere fattibile la speranza di possibili percorsi di riscatto. Prima di iniziare le elaborazioni delle detenute identificate solo con una lettera iniziale troviamo una nuova Premessa a firma di Matilde Iaccarino, “Il senso di un incontro: il racconto di sé”, che poi firma anche il raccontoriflessione che dà il titolo all’intera raccolta, “Anime bianche”, una prosa poetica dal forte ed intenso impatto emotivo. Le testimonianze delle detenute si ispirano al libro della Iaccarino (“Da una frase, da un ambiente, da un’immagine sono scaturite decine di storie comuni, vissuti così straordinariamente comuni e dolorosamente belli in cui ogni donna può rivedersi, in quel passo sbagliato, in quell’inciampo pericoloso, in quel tormento, ma anche in quelle speranze d’amore e di affetto che caratterizzano l’intera umanità.”). In “Lei mi riporta a casa” (ispirata da “Di martedì”) D. coglie il riferimento al ruolo “materno” che permette di superare tantissimi ostacoli e limiti psicologici e reali. In “Ero molto piccola per ricordare” (ispirata da “Il giorno dei morti”) A. si sofferma sull’assenza nella sua esistenza della figura paterna, tema ripreso da “Il bello delle cose” elaborato da D.. In “Rieccomi” (ispirata da “L’attesa”) Y. con una certa autonomia si riferisce ad una “speranza” collegata a quella che vorrebbe fosse la sua vita quando un giorno uscirà di prigione. Questa “speranza” si ritrova anche ne “Il principe azzurro” (ispirata da “Nella carne”) nella quale A. auspica che il suo angelo – la madre, “donna fantastica che aveva sempre la porta aperta, un consiglio da dare”, morta – l’ “aiuterà ad aprire questo cancello che mi divide dalla vita esterna e mi darà le sue ali per volare verso la libertà”. Le riflessioni sono molte altre (venti in totale); ne ho trattate e menzionate soltanto quattro, benché tutte posseggano elementi degni di particolari e concrete attenzioni. Il lavoro delle associazioni all’interno degli Istituti di Pena hanno l’indubbio valore nel far recuperare la dignità e l’umanità di queste persone; manca tuttavia o non è ugualmente evidente il lavoro nella società nella quale esse faranno ritorno una volta conclusa il periodo della loro pena. Esprimo, lo sento, un’ovvietà; ma è un’ovvietà pesante. Ritornando ad “Anime bianche” vorrei sottolineare se non fosse stato già chiaro da quanto ho scritto prima che esso non potrebbe esistere dal punto di vista della comprensione senza “Quattordici”. Con questo non intendo dire che sia stata un’operazione inutile, ma mi permetto di suggerire la lettura di “Anime bianche” con l’ausilio dell’intero testo di “Quattordici” ivi comprese le bellissime significative ed appropriate fotografie che ne corredano i diversi racconti. “Anime bianche – racconti dal carcere” a cura di Matilde Iaccarino, Francesca Di Bonito, Maria Gaita e Lina Stanco 2014 Valtrend Editore verrà presentato in anteprima al Festival della Letteratura nei Campi Flegrei – Libri di mare libri di terra il 27 settembre nella splendida cornice di Villa Cerillo a Bacoli a partire dalle 16.30. Il libro è una forte ed intensa testimonianza di un “mondo” impercettibile alla stragrande maggioranza delle persone ed “utile, vero, necessario” per superare il diaframma che si frappone inevitabilmente fra noi e loro, questa parte infelice e sfortunata della nostra società che ha tutti i diritti di aspirare ad una vita “normale”, ad un’esistenza serena e tranquilla, felice.
Su “Quattordici” di cui Matilde Iaccarino leggerà un brano venerdì 26 ore 16.30 al Palazzo Migliaresi al rinnovato Rione Terra scriverò dopo. Mi è molto “garbato” (scusate il toscanismo!).