MI PIACCIONO I FILM DI FRANK CAPRA – LIBRI DI MARE LIBRI DI TERRA – anticipazione

Dici tu titolo provvisorio

Ho finito di leggere “Dici tu…Titolo provvisorio” di Riccardo Imperiali di Francavilla. Si tratta di una raccolta di “riflessioni” intorno a diversi temi condotta con sottile ironia. Sfiziosi, direi. Domani commenterò il tutto. Avvio, intanto la lettura di “Mi piacciono i film di Frank Capra – Mandami storie a lieto fine: antologia di racconti” scritto da Maria Caterina Magliocca, Valtrend Editore. Andiamo avanti!

 

Bacoli

Casina VanvitFestival PozzuoliRione Terra 2

LA BRIGANTA E LO SPARVIERO di Licia Giaquinto – FESTIVALLETTERATURA – LIBRI DI MARE LIBRI DI TERRA 2628 SETTEMBRE

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Lo scrittore è in fondo colui che regge le redini del “destino” dei suoi personaggi; e ciò accade anche quando, come in questo romanzo, gli argomenti che vengono trattati hanno dei solidi riferimenti “storici”. Licia Giaquinto ritorna alle sue radici dopo altre incursioni nella terra d’Irpinia (si ricordi l’altro romanzo “La ianara” del 2010 edito da Adelphi), decidendo di raccontare le vicende di due giovani coetanei, Filomena Pennacchio e Giuseppe Schiavone, lei una ragazza “selvaggia” “primitiva” ma dai buoni sentimenti, lui un giovane bello e buono vittima dei processi innescati dai percorsi unitari nella prima parte della seconda metà dell’Ottocento. La Giaquinto costruisce un doppio percorso partendo più o meno dalla fine, cioè dal momento drammatico della fucilazione del brigante Schiavone (lo Sparviero) ed il parto di Filomena a casa della levatrice Angela Battista. Da qui vengono seguite le “vite” prima di Filomena, sopravvissuta  per miracolo (la donna che eviterà la sua morte, appena nata, Reginella – che sarà poi per Filomena la vera madre, riuscirà a farlo per una provvidenziale dimenticanza) e poi di Giuseppe. Se qualcuno di voi che legge pensasse minimamente che io vada glissando sulla narrazione degli eventi per motivi come “non ha letto il libro!” o “vuole fare un favore all’autrice ed all’editore” sappia che si sta sbagliando alla grande. Non è possibile ridurre il romanzo in poche parole al di là di quel che riusciremo a dire: in effetti vi ho raccontato la fine e l’inizio. La “fine” è scritta sui libri di Storia, ovviamente non quelli in adozione nelle nostre scuole ma di certo in saggi specialistici come quello di Franco Molfese “Storia del brigantaggio dopo l’Unità”, Feltrinelli, Milano 1994 o quello di Salvatore Scarpino “La guerra «cafona». Il brigantaggio meridionale contro lo Stato unitario” 2005 BE Editori . La Giaquinto dunque torna alle sue radici “territoriali” (non si tratta di una “moderna briganta”) e si inoltra, utilizzando i dati storici ed attingendo quasi certamente alla cultura popolare della sua gente, sui sentieri della Storia del Mezzogiorno, delle sue tradizioni, dei suoi costumi, mostrandoci un mondo contadino in gran parte sparito ma che ritorna a galla con i suoi detti popolari, le sue superstizioni magiche e pagane, i miracoli, gli incantesimi, le fatture, i misticismi ancestrali. E da tutto questo ricco bagaglio etnografico ed antropologico l’autrice confeziona un romanzo nel quale evidenzia la sua grande capacità di utilizzare forme narrative che riprendano la mentalità di uomini e donne (soprattutto donne: il romanzo è incentrato sul loro ruolo di vero traino della “vita” per le famiglie; gli “uomini” a partire da “San Giuseppe” Pennacchio davvero servono a poco o poco più di “poco”) a metà Ottocento in una realtà dura come quella delle campagne, dei boschi e delle montagne fra Irpinia e Lucania. Il romanzo delinea anche un’interpretazione storica (pur non avendo in nessun momento questa presunzione) delle “ragioni” del brigantaggio meridionale, andando a cogliere un elemento fondamentale che tenta di dare una risposta alla domanda: “Come può accadere che un ragazzo tanto buono ed incapace di “’mmazzà ‘na pitta” (uccidere una gallina in dialetto feltrino bellunese) diventi un così feroce brigante?” A questo dilemma nessuno è in grado di fornire delle risposte seno che è la forza del destino, contrassegnato da “broccoli dimenticati” e “vipere”. Non ci sono intellettualismi ideologici né ammiccanti concessioni che appesantiscano la lettura, che è stata per me molto piacevole e lo sarà anche per tutti coloro che vorranno leggere non solo per conoscere alcuni aspetti para-storici della nostra Storia ma anche per rilassarsi facendosi condurre dai toni favolistici popolari epici ed avventurosi tipici, in qualche caso, della grande tradizione ariostesca (FilomenaAngelica e GiuseppeMedoro, RosaOrlando). Buona lettura!

Licia Giaquinto “La briganta e lo sparviero” 2014 Marsilio Editori

In coda alcuni video tratti dal film del 2009 di Pasquale Squitieri “Li chiamavano briganti”; il primo video è una della canzoni dedicate alle briganti da Eugenio Bennato del quale si ricorda anche “Brigante se more”.

POESIA

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POESIA

 

Una poesia?

Eccola qua:

poesia d’amore

per una donna

che non ci sta

o forse sì

non lo si sa

Poesia del cuore

che batte forte

ancora qua

Poesia dei baci

dati nel buio

quando si può

delle carezze

rubate al tempo

che se ne va

dei sogni belli

insieme fatti

in gioventù

nel tempo in cui

domani è il

tempo che non c’è più

Poesia di un mondo

che non si salva

se non ci sei

poesia d’amore

poesia del cuore

poesia di donna

 

POESIA

 

 

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