PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SUL FILM “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – undicesima parte (Anna Fondi)

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Chi è Anna Fondi

http://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2013/12/12/news/prato-oggi-saluta-anna-fondi-un-gigante-di-donna-1.8286890

RICORDI DI “GIOVANNA” – ANNA FONDI

D. Le donne negli anni ’50. “Giovanna”, il personaggio del film del quale parliamo, può essere considerato un simbolo lontano o vicino dalla realtà di allora?. Ce n’erano di “Giovanne” nella realtà locale ?

R. Fare un confronto tra la figura di Giovanna negli anni ’50 ed oggi è un po’ difficile perché da allora le donne hanno fatto, dal punto di vista della loro emancipazione, notevoli passi in avanti.
Negli anni ’50 persone come Giovanna ce n’erano. Non era una situazione generalizzata, però c’erano delle figure importanti che potevano essere confrontate con la figura di Giovanna, donne che maturavano attraverso le lotte, perché quello era un periodo di grandi lotte.
Io ero la segretaria dell’UDI. Gillo Pontecorvo e Giuliano Montaldo si rivolsero in particolare alla nostra organizzazione per trovare non solo l’interprete del personaggio di Giovanna, ma anche tutte le altre donne che dovevano partecipare a questo film.
La cosa non fu facile, considerando anche che negli anni ’50 non era semplice trovare persone disposte ed esibirsi in un film.
“Giovanna” fu trovata in Armida, le altre donne erano in gran parte operaie alcune delle quali, proprio per le lotte di quegli anni, erano state addirittura licenziate.
Era un periodo particolarmente difficile. Pontecorvo e Montaldo non avevano grossi fondi per sostenere questa impresa e le cifre che venivano offerte, mi sembra 1500 lire ogni giorno di lavoro, non erano certo un invito alla partecipazione.
Non fu facile né convincere Armida né convincere le altre. La cosa ci richiese non poco lavoro.
Erano anni difficili ma belli. Le donne, uscite dal periodo della guerra, erano rientrate pian piano nelle fabbriche ed avevano ripreso contatto con una realtà difficile, durissima. Era il periodo della ristrutturazione delle nostre fabbriche, dei licenziamenti, con gli industriali che davano i telai per il lavoro a domicilio, che più facilmente erano presi dagli uomini piuttosto che dalle donne.
Come sempre, anche in questo periodo difficile per la nostra industria, le donne erano le più colpite: erano le prime ad essere licenziate. Però era il periodo nel quale le donne pian piano cominciavano a prendere coscienza dei propri diritti. In questo svolse un grande ruolo l’Unione Donne Italiane. Ricordo che in qual periodo nascevano i circoli delle donne, si svolgevano tante riunioni e tante discussioni. Vi erano anche grandi soddisfazioni.
I problemi principali erano la parità salariale e la tutela della maternità, oltre al tema della pace. Si pensi che all’epoca non c’era parità salariale. Una tessitrice che lavorava allo stesso telaio, che svolgeva lo stesso lavoro, riscuoteva il 20% in meno del compagno di lavoro.
Non c’era inoltre una legge di tutela della maternità. E quindi, assieme alle lotte per il lavoro, perché quello era il periodo delle ristrutturazioni industriali, c’erano anche questi problemi che erano più specifici delle donne. La legge per la maternità fu conquistata successivamente, noi la chiamammo la “legge Noce”, per questa grande compagna che per prima si pose il problema della tutela delle lavoratrici madri.

Nelle lotte degli anni 1950-51, alla Calamai ecc., erano emerse delle bellissime figure di donne, la Frini ???, la Linda Fiaschi, la Iolanda, la Marcella, la Licia e tante altre, donne profondamente convinte delle lotte che si conducevano. Anche quelle donne che si riuscì a convincere a partecipare a questo film lo fecero con grande entusiasmo, perché allora vi era un grande slancio, molto diverso da adesso.
(Ricordo le difficoltà a cercare la fabbrica, essendoci il sospetto che fosse coinvolto il Partito Comunista Italiano o addirittura l’Unione donne Italiane, che era vista come un’appendice, come un’emanazione del PCI)…

…continua intervento di Anna FONDI