PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SUL FILM “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – parte decima – si conclude la testimonianza di Pietrino Vannucci
Una lotta esemplare ed importante fu l’occupazione della Calamai Michelangiolo, ove 700 lavoratori, in maggioranza donne, occuparono l’azienda per molti giorni. Nel pratese i processi di ristrutturazione, di smantellamento, andavano oramai avanti a ventaglio, e migliaia erano i licenziamenti. Stabilimenti e lanifici (San Martino, Fratelli Lucchesi, manifattura di Casarsa, Giovannelli, Ciabatti, Forti, Lanificio La Briglia e altri) erano entrati in crisi, in una crisi dalla quale non uscirono più.
L’occupazione della Calamai galvanizzò in tutto il pratese il movimento nel suo insieme.
Alla testa di queste lotte si trovarono tante ‘Giovanne’: alla Calamai Michelangiolo ricordo Linda Fiaschi, Licia Cangioli, Magazzini. Al lanificio La Briglia, tra le tante, Teresa Martini. Al Fabbricone Tosca Brunini, Gina Vestri, Cangioli e tantissime altre. Tante donne delle quali non ricordo il nome ma di cui ricordo con affetto i volti e che voglio ancora ringraziare per quanto hanno fatto per il movimento operaio.
In quel periodo di grandi lotte venne a Prato il ministro Vanoni, ministro dell’allora governo De Gasperi. In una riunione presso la Unione Industriali incoraggiò gli industriali portando la solidarietà del governo e indicando loro i due inseparabili obiettivi da portare avanti: diminuire la caparbia resistenza dei lavoratori delle fabbriche perché erano, così diceva il ministro, strumentalizzati dai comunisti, e ristrutturare l’industria tessile rompendo i cicli continui nelle aziende, dando ai lavoratori il macchinario a sconto di lavoro. Il risultato fu l’incremento del lavoro a domicilio e per conto terzi, e l’ulteriore aumento dei licenziamenti.
E’ in questo quadro che nel 1953 i disoccupati decisero un grande sciopero alla rovescia, realizzando la ristrutturazione e l’allargamento della via Bologna, che era in condizioni pessime. Assieme a Bruno Fattori, che allora era segretario della Camera del Lavoro, partecipai all’organizzazione dello sciopero. Riuscii a reperire un camion per metterlo a disposizione dei disoccupati, e fummo assieme ai lavoratori fin dal primo colpo di piccone.
Lo sciopero fu un grande successo. Fu un successo per la tenacia e la decisione dei lavoratori e per la capacità professionale che dimostrarono, anche perché molti avevano lavorato nelle miniere del Belgio e quindi erano pratici di questi lavori. Anche qualche imprenditore, mi ricordo Sbraci Metello, proprietario di una fabbrica presso La Foresta, invece di prendere una posizione contraria solidarizzò coi lavoratori, espresse il suo compiacimento al sottoscritto e alle forze di polizia che erano intervenute massicciamente. Di fronte a queste posizioni e alla solidarietà che Prato esprimeva ai disoccupati in sciopero, le forze di polizia si ritirarono ed iniziò così una fase nuova, la costituzione di una cooperativa, diretta dal compagno Martini, che permise a questi lavoratori di conquistare il salario. Fu un successo importante che dette fiducia al movimento sindacale e democratico pratese, in un momento di gravi difficoltà, di fronte allo smembramento delle fabbriche e alla divisione che nel paese si tentava di creare tra i lavoratori.
Molti anni fa Giovanna venne proiettato di nuovo, per iniziativa del Comune di Prato, al ‘Controluce’, nella zona del Soccorso, con la partecipazione dell’allora vicesindaco Montaini e del sottoscritto in rappresentanza della Camera del Lavoro. Con Gillo Pontecorvo erano presenti il critico Ciruzzi ed altri. Nel rivedere il film rimanemmo entusiasti perché ci apparve ancora più bello, per il suo valore culturale, per la mano magistrale dei registi; inoltre rivedemmo con piacere i tanti lavoratori che avevano partecipato alla realizzazione. In quell’occasione ricordo di essere intervenuto per paragonare l’occupazione della fabbrica che avviene in Giovanna con quella del lanificio Balli, e ricordai l’estrema cura di questi lavoratori nel pulire e mantenere le macchine, perché finita l’occupazione si doveva tornare al lavoro. Vi erano state le occupazioni delle università, condotte spesso in maniera molto diversa, e io portai a modello per i giovani proprio il comportamento di quei lavoratori.
Pietrino Vannucci è stato dirigente sindacale, segretario degli edili, negli anni ’50, poi membro della segreteria CGIL, segretario dei tessili dal 1963 e negli anni ’70 segretario della Camera del Lavoro.