MEDIATECA DELLA MEMORIA – PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SUL FILM “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – extra – INCONTRO CON LEDA ANTONINI parte 2

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MEDIATECA DELLA MEMORIA – PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SUL FILM “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – extra –
INCONTRO CON LEDA ANTONINI parte 2

…Quando dicevano “passa il tale, bisogna andare a battere le mani” io gli dicevo ad Ottorino, a Pietro, a Mario, a tutti “io non ci vo, perché sono uguale al mi’ babbo” gli dicevo, e un giorno volevano che si andasse sulla strada a Via Roma, dove passava un pezzo grosso; io, allora, scappai, buttandomi giù dal cancello; mi cercarono in fabbrica (“o dov’è la socera?” mi chiamavano così proprio per il carattere) e poi quando mi trovarono mi chiesero “perché non vieni?” ed io risposi “O Ottorino, Mario, Diego ricordatevi chi sono io, uguale a mi’ babbo, io non cambio giubba, se voi volete andare, mandate chi vi pare, me no.” E tornavo a casa: questo è l’insegnamento che il mi’ babbo ha dato a cinque figlioli; non ha avuto bisogno d’andare a chiedere mille lire a nessuno, ci ha insegnato l’educazione, benché l’era analfabeta; però lui non voleva sapere del “nero”, però gli hanno voluto sempre bene e un giorno, non mi ricordo bene, ma il mi’ babbo si lamentò con Ottorino “dove l’ho messa la mi’ figliola, a lavorare col Fascio o con Luconi Gino?” sempre però io non volevo andare alle solite manifestazioni anche con i vestiti da “piccole italiane”. Mi’ babbo diceva “Le bambine le vesto da me, riportatevi il vestito indietro” E a noi quelli del Fascio chiedevano “Perché vu siete tornate indietro?” “Perché mi’ babbo ci veste da sé, non ha bisogno”. Sapeste quanto ho sofferto in quegli anni. Io troppe cose mi ricordo di quel tempo del Fascio. Ho avuto la mi’ mamma quasi in fin di vita. La mi’ mamma la fu aggredita da una donna che si chiamava Liberata. La mi’ mamma la gli disse “Guarda, devo fare un bambino (mio fratello che è del ’30, mia mamma aveva 38 anni) rendimi i soldi che t’ho prestato” Io quella scena me la ricordo sempre: vedere la mi’ mamma presa per i capelli e picchiata; la portarono all’ospedale, così fu operata e il dottore disse “io la ricucio per dovere” e la ricucì e dopo le riavviò a battere il polso (era bell’e morta!). Questa qui (la Liberata) la fecero andare via per due anni che, se il mi’ babbo la pigliava, e se moriva la mi’ mamma, l’avrebbe ammazzata. Io ho sempre ricordato questa Liberata ed ogni volta che la incontravo “Liberata, gobbaccia, la mi’ mamma la moriva per colpa tua, la mi’ mamma la moriva per colpa tua!”.
Sichhè noi si è sempre sofferto, e in fabbrica io mi sono sempre fatta intendere, poi una volta mi sono licenziata per le angherie di altre persone che lavoravano con me; poi Ottorino venne a casa “Rimanda la tua figliola, Callisto, la ripiglio, ho mandato via quelli lì”. Mi voleva riprendere in fabbrica. Io invece andai dal Dini Donatello a lavorare.
Fine intervista a Leda Antonini –

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