“GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO EXTRA – UN TENTATIVO DI METANARRAZIONE AD USO PERSONALE – UN RECUPERO DELLA MEMORIA COLLETTIVA SULLE CONQUISTE CHE CI STANNO RUBANDO – QUARTA PARTE

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“GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO EXTRA – UN TENTATIVO DI METANARRAZIONE AD USO PERSONALE – UN RECUPERO DELLA MEMORIA COLLETTIVA SULLE CONQUISTE CHE CI STANNO RUBANDO – QUARTA PARTE

Si parte dall’antipasto, vario appetitoso equilibrato ed idoneo a non riempire, a non soddisfare totalmente, come per lo più furbescamente accade nelle buone trattorie locali. Ottimi i fusilli all’Armida, conditi con tonno capperi e olive. E il roast-beef ben cotto accompagnato da gustose patate al forno. Vino delle colline pratesi di buona qualità. “Dulces” in fundo degli straordinari biscottini di Prato preparati dalle compagne ed imbevuti di un largo bicchierozzo di vin santo. Intanto sul finire del pranzo è arrivata Rosanna Minozzi una delle straordinarie figure che la città di Prato ha creato nella seconda metà del secolo scorso. Con Rosanna si è lavorato insieme per anni e adesso a tratti la scopro incredibilmente stanca, lei sempre disponibile a sacrificarsi per il Partito (parlo ovviamente del PCI-PDS-DS-PD). Eppure la sua esperienza dovrebbe essere utile ancora; ma non tocca né a lei né a me deciderlo. E se i “tempi sono cambiati” nessuno mi può convincere, se ciò fosse vero, che lo siano in meglio. I tempi, lo si sa, cambiano inevitabilmente: è scritto nei nostri volti, nel nostro incedere, nei nostri automatismi. Con lei si parla vagamente delle nostre scelte “politiche”, parlo di letteratura le mal indirizzate velleità di alcuni e le positive potenzialità di altri. Sorridiamo. Viene il momento del caffè; da cattivo napoletano decido di saltarlo, argomentando con bugie che già dal mattino sono in “overdose”.
C’è un momento di “sosta”; sono ormai le 14.30. aiuto le compagne a sparecchiare e così entro in cucina, laddove non ero entrato quando ero arrivato, e trovo un ambiente ampio, luminoso e pulito, ordinato come si conviene ad un grande ristorante. I “giovani” intanto continuano ad affannarsi intorno alle tecnologie, al monitor, per affrontare e risolvere i problemi della riproduzione del film che è stato prestato da un compagno storico della CGIL, che ha fatto firmare una ricevuta alla Perla: io ne ho una “copia” ma è quella sulla quale abbiamo lavorato nel 1990, ed è precedente al restauro. E finora non ne ho mai chiesto una tutta per me; credo che però lo farò presto. Fra un “anda e un rianda” si riesce a farlo partire, il film; mi viene chiesto un breve intervento di apertura “tecnica” che volentieri accetto di assolvere anche se le parole mi si affollano prima nella mente: per fortuna riesco ad essere sintetico ben più di quanto possa apparire a voi che mi state leggendo. Il film ha mantenuto la sua freschezza quasi integralmente; forse drammaticamente a quegli anni ci stiamo ritornando, perché il cambiamento può avere più di una direzione!
Chi ci ha lavorato era giovane: erano giovani ed alle prime armi Pontecorvo, Montaldo, Giraldi (che interpreta anche la parte del “carabiniere” che porta il pargolo ad una delle donne occupanti la fabbrica); la Mannini era un’adolescente e Giovanna/Armida non avrà avuto vent’anni, anche se dimostra qualcosina di più (quando si è giovani lo si accetta come un complimento). Dopo il film, che commuove e fa sorridere attraverso qualche elemento di sottile garbata ironia, la parola è riservata alle donne.

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