CASE – 12

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L’indirizzo preciso è via Mezzaterra 33 e vi abitavano, essendone proprietari, i coniugi Casòn.
Quando arrivai a Feltre avvenne quello che di solito mi sorprendeva non poco: una sorta di empatia che mi poneva immediatamente in relazione con le persone con cui entravo in contatto. Non me la spiegavo ma ci deve essere stato qualcosa di positivo tra me e la Dirigente scolastica di allora all’IPSIA “Rizzarda” che qualcuno ricordava come “Maria la sanguinaria” (ma vi assicuro che aveva torto: era una donna davvero in gamba, una vera Preside “manager”) o con i coniugi Casòn che immediatamente mi accolsero, pur, e questo era un limite in quegli anni nei quali da quelle parti sorgeva prorompente la Lega, essendo, io e gli altri che mi fecero compagnia in quell’appartamento, dei veri e propri “terroni”.
A dire il vero, era piuttosto facile esserlo, dato che già a pochi chilometri – al di là di Quero a sud verso Valdobbiadene – si era considerati tali dai “feltrini”.

Il luogo era affascinante; mi si creda, lo era (e forse ancora oggi lo è) al di là della malinconia di anni energicamente giovanili.

L’appartamento era una mansarda, collocata per l’appunto all’ultimo piano: una soffitta abitabile abbastanza ampia per viverla in due o tre persone.
Al primo piano dello stabile di via Mezzaterra 33 non ricordo chi ci fosse: i proprietari abitavano al secondo – al terzo vi era una famigliola di giovani sposi con i quali si è intrattenuta poi nel corso degli anni una lunga amicizia (lei, operaia in un’azienda di famiglia, un pastificio; lui, un infermiere all’Ospedale civico) ed all’ultimo vi era quella “mansarda” con un ballatoio esclusivo ed una porta abbastanza alla buona, ma i ladri presumibilmente avevano ben altro da fare, che portava ad un interno ampio, utilizzabile come sala da pranzo-soggiorno sostanzialmente buio, dal quale si accedeva attraverso un piccolo vano al bagno unico areato con una finestrella che affacciava nella parte interna del caseggiato; a sinistra si accedeva alla cucina, abbastanza ampia per contenere un gruppetto di pensionanti ed amici, anch’essa illuminata da una finestrella leggermente più ampia di quella del bagno.
Dal soggiorno si accedeva a tre camere da letto (due abbastanza grandi da contenere letti matrimoniali, armadi, comò e cassettoni, entrambe illuminate da finestre che affacciavano – essendo alti sia per il piano che per la posizione della cittadella – sulla vallata, seppur lateralmente alla strada principale, cui però si affacciava attraverso una finestrella bassa sia dalla seconda sia dalla terza camera meno luminosa e più piccola delle altre, dotata però di un letto singolo e di poco altro – poteva essere una cameretta per ospiti occasionali).

In quell’appartamento ci sono stato molto bene anche nei primi cinque anni di matrimonio con mia moglie Marietta.

CASE – fine parte 12 ….continua

GIF con coniglio Alice