ANNIVERSARI 2017 – a venti anni dalla morte di Danilo Dolci – parlando di Pietro Pinna ed altri pacifisti

ANNIVERSARI 2017 – a venti anni dalla morte di Danilo Dolci
parlando di Pietro Pinna ed altri pacifisti

Abbiamo dedicato un post a Pietro Pinna annunciando nel titolo un collegamento con un altro importante uomo del nostro Novecento, Danilo Dolci.

La biografia di Danilo Dolci è reperibile sul web (https://it.wikipedia.org/wiki/Danilo_Dolci).

Si tratta di uno dei più straordinari protagonisti della vita italiana: egli è stato un sociologo, un poeta, un educatore ed un attivista della nonviolenza italiano, meritandosi il titolo di Gandhi italiano. Don Lorenzo Milani e Danilo Dolci più o meno agiscono nello stesso periodo in luoghi diversi ma con tecniche assolutamente tra di loro omogeneamente comparabili (Dolci nella Sicilia occidentale fra Trappeto e Partinico dove darà vita ad espressioni di non-violenza con l’uso della protesta con il digiuno e con gli scioperi alla rovescia; don Milani nella periferia toscana di Calenzano con le sue “Esperienze pastorali” e Barbiana con la sua “scuola”).
Danilo Dolci attuerà lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti ed il lavoro: siffatto impegno sociale gli varrà il soprannome – rivolto in quegli anni anche ad Aldo Capitini – di “Gandhi italiano”.
Estremamente interessante ed importante sarà il lavoro che Danilo Dolci dedicherà all’educazione della popolazione di quella parte della Sicilia. Come don Milani nelle sue esperienze richiamate egli è convinto che non bisogna dispensare verità confezionate scegliendo il coinvolgimento diretto dei contadini di Partinico ed i marinai pescatori di Trappeto; e per far questo utilizzerà la maieutica socratica, rendendo veri protagonisti del loro presente e del loro futuro la gente generalmente esclusa dal potere e dalle decisioni. All’interno di questi percorsi vengono anche assunte decisioni importanti come l’idea di costruire la diga sul fiume Jato, che una volta realizzata costituirà un elemento propulsivo dell’economia locale, togliendo spazio alle cosche mafiose che, controllando l’erogazione delle acque, dominavano in quelle realtà, dove lo Stato mostrava il suo fallimento.
A queste riunioni svolte con frequenza e documentate in vari libri, come “Conversazioni contadine” del 1966 o “Chissà se i pesci piangono” del 1973 partecipano anche dei “testimoni” esterni come Pietro Pinna, l’inglese Harold Bing, il norvegese Johan Galtung: tutti notissimi pacifisti internazionali che, come Pietro Pinna avevano pagato il loro impegno con il carcere.

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Harold Bing

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Johan Galtung

Bellissimi sono questi dialoghi così intensi e veri intorno a temi, come la vita, la morte, i diritti civili, la guerra, i piani di sviluppo etc etc.
Gustosissime per la loro verità espressa sono poi le storie raccontate in “Racconti siciliani” e “Banditi a Partinico”, ma la bibliografia relativa è immensa.

Quest’anno ricorderemo dunque anche la storia di Danilo Dolci, a 20 anni dalla morte (30 dicembre 1997).

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Pietro Pinna ed Aldo Capitini