LA CULTURA

LA CULTURA

La furbizia, la sottovalutazione degli “altri” e la propria “sopravvalutazione” sono gli elementi che, diversamente da altri, quali la passione e l’ingenuità, la capacità di entusiasmarsi di fronte ad un Progetto, ad un’Idea, ad un’Impresa, io rifuggo e combatto, combatto e rifuggo. Ancor più ciò accade allorquando il personaggio che ho di fronte e che possiede quelle “prime” caratteristiche è giovane ed imberbe pur possedendo doti oratorie invidiabili.
Mi capita sempre più spesso di trovare sulla mia strada “apprendisti stregoni” ed anche per la loro giovane età non mi incantano; non fosse altro perché ho già deciso cosa fare, anche se la mia disponibilità al confronto non viene meno.
Quest’anno l’Agosto ha portato nuovi consigli: sono sempre più certo che divaricherò i miei percorsi rispetto anche al recentissimo passato. E sono ancor più convinto che “solo la Cultura ci potrà salvare” anche se il tragitto è sempre più lungo e difficile, in quanto i frutti della Cultura sono lenti nella loro crescita e maturazione e le scelte che si facessero oggi nel bene non produrrebbero effetti positivi a breve tempo, essendo le “tossine” velenose del periodo berlusconiano-renziano molto resistenti ad antidoti all’acqua di rose.
Non sono “nuovo” in quest’ambito e già negli anni Novanta preparando Programmi elettorali anteponevo a tutto il resto i temi della Formazione e della Cultura, anche con caratteristiche propedeutiche alle già allora necessarie risposte alle incertezze ed alla mancanza di Sicurezza diffusa.

Joshua Madalon

20431677_1529027800525253_5137081188921902575_n

Ecco perché non ho alcuna remora a sottoscrivere la proposta del prof. Montanari, pur riconoscendo che, in parte, essa è una provocazione per consentire l’apertura di un dibattito “serio” su quello che è il futuro, non solo prossimo del nostro Paese.

Cultura_Libertad

wybrand-de-geest

Decalogo della politica culturale comunale: ovvero cosa può fare (e non fare) un sindaco per la cultura.
1. Costruire spazi e momenti liberi dal mercato: perché la cultura è quella cosa (ormai l’unica) che non ci fa clienti, spettatori, consumatori, ma cittadini sovrani. Recuperare spazi pubblici inutilizzati, non alienarli e metterli invece a disposizione delle associazioni di cittadini che sanno costruire cultura.
2. Tenere aperta almeno una biblioteca fino a mezzanotte, tutte le sere.
3. Non organizzare nemmeno una mostra: ogni volta che viene voglia di farne una, pensare a quanti monumenti del territorio comunale sono chiusi o in pericolo, e provare a salvarne almeno uno, coinvolgendo i cittadini con una campagna di comunicazione.
4. Costruire la politica culturale ascoltando chi sa cos’è la cultura: cioè chi la produce. Non pensare in termini di appartenenza, ma di competenza.
5. Investire in ricerca: anche il più piccolo museo civico, se è abitato da un giovane ricercatore, può diventare un luogo di produzione e redistribuzione della conoscenza.
6. Invitare un giovane artista ad abitare per qualche mese nel territorio comunale, pagandogli l’ospitalità. E chiedendogli di realizzare un’opera d’arte pubblica per la parte più brutta e disagiata del comune: un’opera la cui esatta destinazione e le cui caratteristiche andranno decise almeno in parte attraverso un cammino di partecipazione.
7. Promuovere e finanziare la costituzione di orchestre giovanili di musica classica nei quartieri più degradati e con maggiori problemi di inclusione.
8. Assicurarsi che esista almeno un teatro: se c’è, aprirlo a tutti, con agevolazioni, campagne, programmi di collaborazione con le scuole. Se non c’è, farlo.
9. Diffidare degli eventi, dei festival, delle inaugurazioni, delleuna tantum: la cultura ha bisogno di strutture stabili, finanziamenti continui, indipendenza dalla politica, visione lunga e disinteressata.
10. Praticare la cultura in prima persona: un sindaco che trova il tempo di leggere, ascoltare musica, andare a teatro, conoscere un museo sarà un sindaco migliore. Oltre che un essere umano più compiuto: e, forse, più felice.