UNA PROFONDA MANCANZA DI CULTURA

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UNA PROFONDA MANCANZA DI CULTURA

Quel che avviene a Prato in questi ultimi giorni in relazione allo spostamento in via del Cilianuzzo della sede della Croce Rossa portandosi dietro anche un gruppo di migranti attiene al dibattito estivo in un contesto intriso da un provincialismo becero incapace di approfondire le tematiche della migrazione in tutte le sue possibili variabili collegate al livello culturale che esprimono gli strenui difensori dell’integrità nazionale e dal rifiuto di riconoscere gli elementi fondamentali di razzismo che caratterizzano queste persone che non perdono occasione per mostrare quanto valgono. Da sempre uomini e donne di qualsiasi provenienza etnica o religiosa hanno potuto esprimere la loro umanità dialogando, a volte anche solo con i segni del volto, con un sorriso e con un gesto di amore e di amicizia.
Diverse sarebbero le responsabilità cui addebitare le difficoltà connesse all’ospitalità di queste donne ed uomini di altri paesi lontani che arrivano fino a noi sospinti dall’avidità di popolazioni dalla pelle bianca che per secoli hanno dilapidato i beni delle terre africane e del vicino Oriente; troppo facile continuare a dire “aiutiamoli in casa loro” mentre la comunità internazionale, quella di cui siamo parte integrante, non è in grado di fermare gli interventi delle multinazionali, degli Stati Uniti e della Cina, che stanno progressivamente colonizzando parti considerevoli dell’Africa, continuando a produrre la lenta progressiva espulsione ”naturale” da quelle lande verso le rive meridionali dell’Europa.
Ma non solo questo accade; riferendomi al severo monito con cui ho descritto il livello culturale delle buone donne e dei saggi uomini pratesi che in questi giorni protestano per la presenza di circa 25 migranti sul loro territorio, equiparando prima di tutto se stessi a cani e gatti che allo stesso modo difendono il loro spazio “vitale” dagli intrusi, sarebbe bene rilevare che vi è una parte mancante in tutto il percorso ed è quella relativa alla Cultura, ad un necessario approfondimento delle conoscenze reciproche che da sole possono contribuire ad arricchire e rassicurare tutti. Questo ruolo dovrebbe essere svolto dall’Amministrazione comunale, ancor più se – come si dice – quella di Prato è di Sinistra o perlomeno di Centrosinistra. A questo scopo dovrebbe essere impegnata la Prefettura, organismo che non può occuparsi soltanto di controllo burocratico e poliziesco. Invece, purtroppo, finora accade proprio che a prevalere siano le urla ed i berci di persone che non sono in grado di guardare al di là di un solo centimetro dal proprio naso. Sia detto con chiarezza e con la massima onestà, considero molto più grave le inadempienze delle istituzioni, perché composte da persone che dovrebbero esprimere un livello culturale superiore, a fronte delle sguaiate e pretestuose proteste della gente comune, spesso strumentalizzate da vecchi volponi della Politica d’accatto che si accapigliano per conquistare qualche ruolo nelle future competizioni.
Un consiglio a queste ultime persone; cercate di urlare meno e cominciate a dialogare con queste altre persone meno fortunate che vengono da lontano; fatelo da sole, senza l’ausilio delle istituzioni assenti: forse riuscirete anche ad apprezzarne la Cultura, quella che deriva dai loro viaggi, dalle loro storie, dalle loro tragedie, le loro passioni. Scoprirete che “insieme” riuscireste anche a cambiare la loro e la vostra storia, ad isolare qualche elemento tra loro meno incline a mettersi in gioco all’interno di un percorso positivo, riportandolo semmai su una strada comune che consenta di poter anche ritornare nel loro Paese, avendo però conosciuto una realtà ospitale, accogliente, costruita su regole certe e rispettate da tutti, un Paese civile come dovrebbe essere il nostro.

Joshua Madalon

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UN RACCONTO D’ESTATE – disservizi ed altri vizi – terza parte

d’estate alcune attività rallentano, soprattutto con l’avanzare dell’età, altre – in particolare quelle dei giovani – invece diventano frenetiche. Ma la fantasia, d’accordo con la memoria, aiuta anche gli anziani a rielaborare – ecco dunque che la “realtà” bussa alle porte e chiede di essere raccontata come se fosse una “fantasia”.

UN RACCONTO D’ESTATE – disservizi ed altri vizi – terza parte

RACCONTO D’ESTATE – Disservizi ed altri vizi – terza parte
Eterogenee etnie ed una babele linguistica moderna affollavano la sala d’attesa; la maggior parte dei pazienti e di alcuni accompagnatori, tra quelli soprattutto che erano arrivati molto presto quella mattina, sedeva tenendo a vista il display, che però non dava segni di vita.
Nel silenzio dell’attesa, quando la pazienza ha ancora un po’ di limiti da sopportare, si percepirono alcune voci, piuttosto agitate, non chiare, al di là della porta avetri che dava alla reception amministrativa – primo step della sequenza degli impegni dei “pazienti” – ed alle salette per i prelievi – successivo step per coloro che attendevano in sala – ma non si comprendeva quali fossero le ragioni di tali dissidi. Anche dopo l’avvio delle chiamate, ogni volta che veniva aperta la porta a vetri, sia che ne entrasse sia che ne uscisse qualcuno, arrivavano alle orecchie degli astanti voci e urla: era soltanto evidente che là dentro i “conti”, quali fossero le caratteristiche di essi non essendo ben chiaro, non tornavano.
Gil si allontanò dalla sala mentre Mary continuava a leggere e scrivere appunti, utilizzando il suo tablet in mezzo a quella bailamme. Il suo cellulare vibrava; era un suo amico che quello stesso giorno sarebbe partito per gli Stati Uniti e non se la sentiva di dirgli che non poteva parlare. Uscì fuori sullo spiazzo dal quale erano entrati.
La telefonata fu abbastanza lunga: peraltro mentre parlava con il suo amico, Gil aveva incrociato lo sguardo di un suo ex allievo, un suo coetaneo del Corso per adulti che non vedeva da alcuni anni. Terminato il dialogo telefonico “Come va?” si dissero all’unisono, e solite ovvietà senza alcun senso di chi si rivede con piacere, ma non più di tanto, poi. Era seduto insieme alla moglie su un’aiuola rialzata e circondata da un muretto; erano arrivati piuttosto tardi ed il loro turno sarebbe stato di certo in là con i tempi tra più di mezzora forse anche un’ora. Tra l’altro degli scrosci di prima nulla era rimasto…..

….fine parte 3….continua…