PENSIERI A RIDOSSO DEL FERRAGOSTO ora che fa un po’ fresco

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PENSIERI A RIDOSSO DEL FERRAGOSTO ora che fa un po’ fresco

Sarebbe un ben nobile contributo a far chiarezza nel contesto politico melassico della Politica italiana il porsi a disposizione per costituire la formazione di un soggetto unico della Sinistra: e non mi stanco mai di sottolineare il termine “vera” proprio in quanto abbiamo assistito negli ultimi anni ad un’operazione di trasformismo al limite della ciarlataneria in quel contesto che si proponeva attraverso vuote parole ad alzarne la bandiera.
Mettersi a disposizione non significa porsi alla testa, ma essere disponibili ad affiancarsi senza pretendere di avere il posto di prima fila. Sotto questo aspetto ho apprezzato il proposito di Pisapia di non avanzare la sua candidatura, pur rimanendo “a disposizione” per lavorare ad un comune progetto. Nobili intenti che non sono stati apprezzati (o è una modalità quella di Pisapia di fare la “zita cuntignosa” e quella dei suoi principali interlocutori di fare gli ipocriti presentando poi conti da pagare?) e che probabilmente fanno parte di quel “teatrino” aborrito da Berlusconi ma che è sempre purtroppo in scena qui dalle nostre parti?
Bene! Dopo aver apprezzato quel gesto, interpretandolo in modo positivo, ho però rilevato che il percorso di Campo Progressista più che rivolgersi “a Sinistra” tende ad avere uno sguardo prioritario verso il “passato prossimo” a guida PD, auspicando più che un “rinnovamento” (necessario) una “restaurazione” pericolosa.
In mezzo al guado, diviso e tentennante, c’è poi Art.1-MDP che non riesce a scrollarsi di dosso sia i propositi di “revanchismo” molto personali di D’Alema sia l’utopia di Speranza e compagnia bella di modificare gli assetti interni del Partito Democratico con il proposito di creare le condizioni per scalzare Renzi. Utopia, questa, che non tiene conto che il blocco intorno a Renzi è diventato molto forte, grazie ad innesti venefici di antichi e nuovi “figuri” e ad un metodo che richiama quelli della prima Repubblica e della peggiore Democrazia Cristiana.
Indubbiamente, e come spesso è accaduto, alcuni miei interlocutori si offenderanno, e questo non consentirà loro, convinti dei loro assunti, di fare uno che sia uno, pur piccolo passo in avanti.
A me dispiace tirare in ballo la questione “referendaria” del 4 dicembre 2016 e ricordare quali furono gli schieramenti e quali furono tra i leader che ora si propongono come capofila a sostenere quel referendum costituzionale che, se approvato, avrebbe provocato sconquassi istituzionali di rilevanza straordinaria. Dispiace perché non mi trovo d’accordo con chi sostiene l’impossibilità di fare accordi con chi si è schierato a favore di quel voto. Per me non esiste “quel discrimine”; ma ne sottolineo uno diverso da quello: poiché nel Partito Democratico di oggi è rimasta più o meno quella parte che ha sostenuto il SI, trovo che non sia giusto per il rispetto della Storia profilare un possibile accordo da parte di una formazione di Sinistra, che ha sostenuto il NO convintamente, con quel Partito.
Punto e basta, almeno per ora.

Joshua Madalon

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