UNA NUOVA POLITICA – è tempo di pensarci

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UNA NUOVA POLITICA – è tempo di pensarci

Non è solo l’età a spingermi ad insistere su quelle perplessità che avverto intorno alla figura di Pisapia; non quella “umana” sulla quale non ho riserve significative e l’apprezzamento per il suo ruolo “civile” non è ancor oggi in discussione (tra l’altro poco mi interesserebbe il continuare a valutare in senso negativo la sua adesione alla proposta referendaria dello scorso dicembre se quell’ “outing” non fosse poi collegato alla figura del leader del PD che lo aveva difeso in modo spropositato), mentre lo è il suo perpetuo rapporto di confidenza e sudditanza con Renzi.

Continuo a avvertire il modo superficiale con il quale mi si rimprovera questo eterno odio che ho nei confronti dell’ex Sindaco di Firenze ed ex Presidente del Consiglio e mi limito a dire che non comprendo fino in fondo neanche io le ragioni di questa incomprensione al di là del bisogno che una parte “debole” di questo Paese possiede nell’avere un personaggio, una figura nella quale credere ed obbedire (come interpretare l’alibi che alcuni dei miei critici frappongono allorquando affermano “non c’è alternativa!”?). Se qualcuno ricerca l’alternativa sappia che esiste ed è l’intelligenza del popolo! Nei giorni scorsi ho speso qualche riga a parlare di giovani: qualcosa si muove, anche se, per esperienza, voglio essere ancor più cauto che nel passato.
Occuparsi di Politica, intanto, non può limitare il proprio raggio d’azione dalla espressione delle idee proprie e comuni al conseguimento di un riconoscimento formale di questo impegno: questo dovrebbe essere stato superato nel passaggio dalla vecchia alla nuova Politica, ma invece permane come unico riferimento (mi occupo di Politica così come si raccolgono i punti alla Coop: dopo un po’ c’è un Premio, uno sconto, un vantaggio) della pratica politica e crea inevitabili sconquassi. Per capirlo basta riferirsi ad una delle tante competizioni elettorali: un candidato Sindaco si presenta sotto una sigla (Partito o Lista Civica) e crea un nugolo di apparentamenti attraverso altre Liste civiche che rappresentano tasselli di una realtà composita. Il candidato vincitore ha accolto tutti, promettendo varie postazioni ma si ritrova che la domanda supera di gran lunga l’offerta soprattutto quella sostanziosa di assessorati e sottogoverno locale.

Ecco, questo tipo di Politica è inossidabile ed è legata a doppio filo con tutto ciò che dovremmo cambiare, a partire da noi con barba e capelli bianchi, capovolgendo quello che normalmente sentiamo dire dai demagoghi intorno alla necessità che siano i giovani a “cambiare”. Quell’idea è fallita! I giovani sono stati educati ad una Politica di ipocrisie ed inganni, elaborata intorno a parole d’ordine che fingono di mirare al rinnovamento. Occorre oggi un’assunzione di responsabilità da parte nostra, canuti osservatori della realtà, per produrre un percorso educativo rigenerativo che, culturalmente alto, dia un senso alla partecipazione ad un progetto di medio e lungo periodo per riprendere un cammino democratico. Occorre che si attui una finzione positiva, immaginando di essere usciti da una strada buia e dantescamente propendere verso la luce superando la fatica della salita e le angosce di incontri pericolosi.

Si può entrare nella Storia se si è in grado di modificare la realtà in senso positivo, anche se ci vuole più tempo (la fretta è cattiva consigliera: nessuno è stato capace di dirlo a Renzi? O forse il suo “ego” è così forte da non avvertire i buoni consigli?); nel modo in cui ci si è mossi si sceglie la porta più vicina e larga ma dopo i prati ed i fiori c’è il baratro, mentre scegliendo quella più stretta e lontana, la strada è più lunga non ci sono rose e viole e solo sterpi accolgono il viaggiatore ma dopo una serie di curve pericolose c’è un gran giardino.

Joshua Madalon

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