ANNIVERSARI: Danilo Dolci e Antonio Gramsci – due riflessioni

ANNIVERSARI: Danilo Dolci e Antonio Gramsci – due riflessioni

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Non è “Democrazia” il parlare parlare parlare e poi non progettare per realizzare e poi “non” realizzare ciò di cui si è parlato e progettato. E’ solo un orpello, una parola vuota che non risolve i problemi della gente.
Danilo Dolci in una delle brevi liriche contenute ne “Il Limone lunare” scrive

E’ solo un parlatoio
questo, e non un centro di cultura
come dice di essere:
vi ci sfilano i nomi più importanti
come comete –
si parla e riparla.

Eppure è irto di sbirri
che goffi tentano di non dar nell’occhio.

E, poi, a pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico 2017/18, vorrei dedicare ai miei colleghi in servizio una parte del lungo articolo pubblicato da Antonio Gramsci il 29 gennaio del 1916 su “Il Grido del Popolo”. Era firmato come di norma con le lettere iniziali del suo nome e cognome, ALFA GAMMA”. Non lo commenterò, augurandomi che possa essere interpretato in modo positivo.

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Bisogna disabituarsi e smettere di concepire la cultura come sapere enciclopedico, in cui l’uomo non è visto se non sotto forma di recipiente da empire e stivare di dati empirici; di fatti bruti e sconnessi che egli poi dovrà casellare nel suo cervello come nelle colonne di un dizionario per poter poi in ogni occasione rispondere ai vari stimoli del mondo esterno. Questa forma di cultura è veramente dannosa specialmente per il proletariato. Serve solo a creare degli spostati, della gente che crede di essere superiore al resto dell’umanità perché ha ammassato nella memoria una certa quantità di dati e di date, che snocciola ad ogni occasione per farne quasi una barriera fra sé e gli altri. Serve a creare quel certo intellettualismo bolso e incolore… che ha partorito tutta una caterva di presuntuosi e di vaneggiatori…. Lo studentucolo che sa un po’ di latino e di storia, l’avvocatuzzo che è riuscito a strappare uno straccetto di laurea alla svogliatezza e al lasciar passare dei professori crederanno di essere diversi e superiori anche al miglior operaio specializzato che adempie nella vita ad un compito ben preciso e indispensabile e che nella sua attività vale cento volte di piú di quanto gli altri valgano nella loro. Ma questa non è cultura, è pedanteria, non è intelligenza, ma intelletto, e contro di essa ben a ragione si reagisce.
La cultura è una cosa ben diversa. È organizzazione, disciplina del proprio io interiore, è presa di possesso della propria personalità, è conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri. Ma tutto ciò non può avvenire per evoluzione spontanea, per azioni e reazioni indipendenti dalla propria volontà, come avviene nella natura vegetale e animale in cui ogni singolo si seleziona e specifica i propri organi inconsciamente, per legge fatale delle cose. L’uomo è soprattutto spirito, cioè creazione storica, e non natura. Non si spiegherebbe altrimenti il perché, essendo sempre esistiti sfruttati e sfruttatori, creatori di ricchezza e consumatori egoistici di essa, non si sia ancora realizzato il socialismo….

Joshua Madalon