BUON COMPLEANNO, COSTITUZIONE! a passi lenti ma decisi/ 4

manifesto referendum 1946

BUON COMPLEANNO, COSTITUZIONE! a passi lenti ma decisi/ 4

Ed arriviamo così al 2 giugno del 1946.

Diciamo subito che i risultati del referendum del 2 giugno 1946 non furono così esaltanti per la Repubblica (a fare un calcolo ad occhio e croce la scelta referendaria dello scorso 4 dicembre è stata più netta a favore del NO allorquando 19.419.507 voti a fronte di 13.423.208 assegnarono la vittoria ai sostenitori del rigetto del quesito referendario). La scelta repubblicana fu approvata con poco più di 2 milioni di differenza da quella monarchica (12.718.641 votarono per la Repubblica, 10.718.502 per la Monarchia), mentre il 4 dicembre del 2016 la differenza ha toccato poco meno di 6.000.000 a favore del NO (19.419.507 contro 13.423.208).

L’Italia del 2 giugno risultò peraltro spaccata in due con un Nord quasi tutto schierato a favore della Repubblica con realtà come Cuneo e Brescia dove il risultato fu molto equilibrato ed altre realtà tradizionalmente resistenti al nazifascismo come Genova, Milano, Bologna, Parma e Trento (dove la scelta per la Repubblica fu dell’ 85%) chiaramente repubblicane. Al centro a sostegno della Repubblica si distinsero, superando il 70% dei consensi, le città toscane ed Ancona, mentre Roma pur percorsa da una grande partecipazione popolare a favore della Liberazione il risultato fu lievemente a vantaggio della Monarchia, così come avvenne in tutto il mezzogiorno, con valori altissimi come a Napoli dove si sfiorò l’80% del sostegno ai Savoia.

Contemporaneamente alla scelta istituzionale si svolsero le elezioni per l’Assemblea costituente: prevalse la Democrazia Cristiana con il 35,2%; le due forze di Sinistra – il PSIUP – Partito Socialista di Unità Proletarie ed il PCI – Partito Comunista Italiano – ottennero rispettivamente il 20,7% ed il 18,9% superando di fatto di 22 unità il numero di deputati ottenuto dalla DC (207 a fronte dei rispettivi 115 più 104). L’Unione Democratica Nazionale di ispirazione liberale ottenne il 6,8% con 41 rappresentanti, il Fronte dell’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini ebbe il 5,3% con 30 eletti, il Partito Repubblicano Italiano il 4,4% con 23 membri ed il Blocco Nazionale delle Libertà che si dissolse poi rapidamente tra Liberali, Monarchici e Qualunquisti prese il 2,8% con 16 deputati. Lo storico Partito d’Azione raccolse solo l’1,4% con 7 rappresentanti.

Proclamati i risultati il Consiglio dei Ministri l’11 giugno volle subito portare a compimento il
3° comma dell’art. 2 del Decreto Legislativo luogotenenziale 16 marzo 1946, n. 98: «Nella ipotesi prevista dal primo comma (cioè la vittoria della Repubblica, n.d.r.), dal giorno della proclamazione dei risultati del referendum e fino alla elezione del Capo provvisorio dello Stato, le relative funzioni saranno esercitate dal Presidente del Consiglio dei Ministri in carica nel giorno delle elezioni».

Per una forma di cortesia istituzionale il Consiglio dei Ministri affifdata la guida ad Alcide De Gasperi si affrettò a stilare un documento da sottoporre all’attenzione del re Umberto II:

«Preso atto della proclamazione dei risultati del referendum fatta dalla Corte di Cassazione, tenuto conto che questi risultati, per dichiarazione della stessa Corte di Cassazione, sono suscettibili di modificazione e di integrazione, nel supremo interesse della concordia degli italiani, si consente che, fino alla proclamazione dei risultati definitivi, il Presidente del Consiglio dei Ministri, on.le Alcide De Gasperi, eserciti i poteri del Capo dello Stato, di cui all’art. 2, DLL 16 marzo 1946, n. 98, secondo i principi dell’attuale ordinamento costituzionale”.

Joshua Madalon

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