TURACCIOLI che galleggiano su acque torbide

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TURACCIOLI che galleggiano su acque torbide

Gli inviti a non disperdersi in cento rivoli da parte dei sostenitori del cd Centrosinistra – sia PD che Socialisti – possiedono in apparenza criteri di saggezza, in preparazione di una battaglia politica elettorale che vedrà scendere in campo avverso parti considerevoli della Destra, da quella più estrema (della quale fa parte “anche” la Lega) a quella più moderata. Da una parte – e sono buono – c’è la consapevolezza dei limiti rappresentativi delle ragioni progressiste e degli ideali fondamentali della Sinistra da parte del Partito Democratico. Dall’altra c’è il desiderio di non rinunciare ai vantaggi concessi dal governare una città come quella di Prato che è ancora un centro attrattivo importante dal punto di vista economico, essendo peraltro la seconda città per abitanti nella parte settentrionale del Centro Italia.
C’è dunque la convinzione che, dietro i risultati delle Politiche e delle altre competizioni del 2018, vi sia un segnale che indichi la tendenza per il prossimo anno. A Prato l’ Amministrazione comunale è stata azzoppata dall’incapacità di ascolto democratico da parte di una leadership arrogante e presuntuosa che ha vissuto della rendita “renziana”, alle cordate del quale hanno inteso partecipare. Un Sindaco che ha operato a servizio ridotto, sia per i numerosi impegni “altri” cui ha accettato di partecipare sia per una riottosità collegata al fatto che, per accettare l’incarico, ha dovuto rinunciare a vantaggi ben superiori, quali la carica di deputato gli avrebbe concesso. Una Giunta squinternata etrodiretta nella quale si è fatto anche a gara per “primeggiare” forse in vista di singolari futuri. Questo il quadro dell’attuale governo cittadino, al quale niente di più ha dato la formazione di un gruppo LeU che non si è distinto in modo autonomo, affrettandosi a dichiarare che non sarebbe uscito dalla maggioranza.
La sconfitta probabile non sarà certamente responsabilità dei gruppi della Sinistra che non hanno avuto ruoli in questo quadriennio, soprattutto perché alcuni di loro sono stati traditi sin dal principio dai “furbi”, alcuni dei quali oggi “invitano” all’unità. Ed anche perché nulla, proprio nulla, è cambiato per altri, come per il sottoscritto (lo scrivo per assumermi la piena responsabilità di quel che affermo), da quando in campagna elettorale l’abbrivio renziano spingeva ad incontri e promesse il candidato Sindaco e i suoi sostenitori a favore di gruppi chiaramente di Destra, nemmeno tanto moderati. Non sostenni questo Sindaco e non intendo sostenerlo oggi, là dove fosse ricandidato. E non sosterrei altri che fossero meramente sostitutivi della leadership che ha prodotto questo stato delle cose. Nè tantomeno sosterrei un progetto politico che non rappresentasse un profondissimo rinnovamento nelle idee e nelle persone che quelle idee vogliano sostanziare. Non è alle viste tale disponibilità; d’altronde anche a livello nazionale la difesa delle proposte avanzate dagli esecutivi Renzi-Gentiloni non è minimamente in discussione
A livello locale allo steso modo coloro che invitano più di altri all’unità sono paragonabili a quei “turaccioli” che galleggiano sempre, cioè quei furbi che si avvantaggiano (o presumono di presentarsi come tali) dall’essere riconoscibili come “salvatori” della patria per aver riportato agli ovili i pecoroni (nessuno alla nostra età ci direbbe “pecorelle”) che si erano smarriti. Si mettano l’anima in pace: l’età ci ha dato saggezza e la capacità di non scalpitare in vista di qualche “regalino” gentile da parte dei”più furbi”, che si guardano bene poi dal fidarsi di gente così.

Joshua Madalon

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“Chiacchiere e tabacchere ‘e ligno, ‘o banco ‘e napule nun se ‘mpegna”.

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“Chiacchiere e tabacchere ‘e ligno, ‘o banco ‘e napule nun se ‘mpegna”.

Come scrivevo ieri, sono tornato in Italia. Ho avuto numerosi impegni, soprattutto di famiglia e gradevoli anche se faticosi. Non ho mai smesso però di essere collegato con le tematiche italiane e mi ha sorpreso il tono ed il livello della polemica sulla assunzione di tale Assia Montanino come capo segreteria ai Ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico. Non ho mancato di sottolineare quella che considero una “continuità” nella pratica di Governo, che consiste nel chiamare in modo diretto (“fiduciario” è il termine autoassolutorio da sempre utilizzato dalla Politica “d’antan”) persone ad incarichi di prestigio. Niente da obiettare sulle qualità intrinseche della signora, in assenza di verifiche. Certamente fa pensare la provenienza territoriale e preoccupa la qualità intellettuale del proponente, quella finora emersa, ovviamente. Diciamo che “questo passa il convento” in questa fase. E bisogna accontentarsi in attesa di avanzare dubbi e critiche concrete. Per ora, e forse hanno ragione i sostenitori di questo Governo, ci sono state scelte “simboliche”: nulla di più.
Trovo assurde e ridicole le “rimostranze” da parte dei sostenitori di questa scelta, a partire dalla stessa Assia Montanino, quando la buttano sul “sessismo”. Non fa alcuna differenza: le “qualità” in un impegno di tale levatura non si basano sul genere. Lo sta a dimostrare, per quel che mi riguarda, il giudizio negativo dal punto di vista culturale “generale” e di riflesso “storico e politico” che assegno al Vicepresidente del Consiglio, che mi sembra che appartenga ad un genere diverso. O no?
E trovo assurdo l’annuncio di ricorrere al tribunale avverso alcune illazioni. Non si perda tempo e si dimostri quanto si vale: “Chiacchiere e tabacchere ‘e ligno, ‘o banco ‘e napule nun se ‘mpegna”. La signora ed il giovane neoMinistro sanno cosa significa!

Joshua Madalon

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giugno 2014 – luglio 2016 reloaded Ambiguità delle parole come “rinnovamento”, “conservazione”, “rivoluzione”, “cambiamento” proposte come “positive”

Sono passati due più due (che fanno quattro) anni ma l’analisi che pubblicai è ancora viva ed attuale – per la STORIA

Ambiguità delle parole come “rinnovamento”, “conservazione”, “rivoluzione”, “cambiamento” proposte come “positive”
SONO IN EFFETTI AMBIGUE

Occorre fare “Rete” e deve essere a maglie larghe in nome della Libertà e della Democrazia. Quello che serve è superare il muro di silenzio che i “mass media” ( al di là di qualche “strumentale” dissenso da parte di pochissime testate ) stanno imponendo a tutti coloro che esprimono dissenso nei confronti del “conformismo” dilagante che ha visto accrescere il sostegno all’azione di “rinnovamento” a tappe forzate proposto dall’attuale Segretario del PD.
Non è facile dissentire di fronte ad un sostegno così apparentemente ampio, anche perché si rischia di apparire dei conservatori ideologici arroccati nel mantenere posizioni e rendite. Di certo sembra che questo possa essere l’obiettivo giusto della “critica”, ma sta di fatto che la maggior parte di coloro che quelle rendite e posizioni le vogliono “conservare” sono nel “mucchio” dei sostenitori del “rinnovamento”. Occorre ad ogni modo fare attenzione su quanto è accaduto negli ultimi mesi all’interno del Partito Democratico partendo da quanto noi conosciamo in maniera più diretta, che sono alcune realtà locali. Poniamoci una domanda utilizzando la “matematica”: come si attua un “rinnovamento” quando l’80% della vecchia guardia di un gruppo dirigente si ritrova a sostenere il “vincitore” ed i suoi non sempre “vergini” sodali: se dovessi usare un termine “storico” più che rinnovamento scriverei “restaurazione”. E senz’altro anche la Restaurazione di inizio XIX secolo apparve ad una parte considerevole degli Stati europei una scelta rivoluzionaria! Ecco dunque l’ambiguità della terminologia: chi dissente dal “rinnovamento” fatto in queste modalità viene considerato “ideologico e superato” oltre che conservatore, difensore dello “status quo”. E sono terminologie, se vogliamo esser seri, parimenti incentrate su un significato ideologico che nulla di più e di meglio può aggiungere per contribuire ad un vero positivo cambiamento. Il “cambiamento” non c’è stato e non ci può essere se al mutare delle sembianze (identità ed età) non corrisponde un coerente mutamento delle metodologie di approccio ad i temi che valorizzino la Democrazia. Ed infatti la maggior parte di coloro che hanno affollato con entusiasmo e passione – e con un po’ di sana rabbia – i “gazebo” delle Primarie alzando i toni della contesa “rivoluzionaria” si sono, in nome di un mondo nuovo rispetto al “vecchio” da alcuni militanti d’annata rappresentato, ben guardati dall’assumere un impegno più concreto nei Circoli. L’utilizzo del web sembra la panacea ad alcuni di loro ma non tengono conto dell’invecchiamento della popolazione e del relativo analfabetismo tecnologico diffuso su tutti i territori; accanto a questo va aggiunto che la maggior parte dei cybernauti sono “giovani” e, per ragioni molto serie, sono arrabbiati con chi governa perché lo ritengono (abbiano ragione o meno, in questo momento poco importa) responsabile del “disagio” collegato alla perdita di posti di lavoro ed alla non creazione di nuove e concrete opportunità lavorative. E così corrono dietro la “rabbia” di chi si oppone in modo strumentale: i dati statistici sono chiarissimi riguardo all’attenzione con cui la maggioranza dei “giovani” guarda al M5S, guidato da demagoghi populisti rivoluzionari catastrofisti. Il web dunque è già occupato e lo spazio residuale è scarso. Chi si oppone all’interno del PD ha pochi spazi in questo appiattimento generale sulle posizioni fortemente maggioritarie ed è visto come chi, rimanendo fermo sulla riva di un fiume, attende i passaggi dei cadaveri degli avversari. Non possiamo dare questa impressione, conoscendo il nostro attivismo critico; ed allora ecco che emerge la necessità di mettere in piedi un Gruppo che accolga i “Democratici” convinti che l’attuale Dirigenza non sia idonea a rappresentare in modo coerente i principali valori fondanti del Partito.
Se tuttavia continuiamo solo a dircelo fra di noi e non lo esprimiamo rivelando le contraddizioni che sono all’interno dello stesso percorso piegato ad una “democrazia” di comodo non riusciremo mai a far emergere queste nostre posizioni che, se da una parte non vogliamo siano strumentalizzabili, dall’altra desideriamo non accantonare nemmeno temporaneamente come “per necessità contingente”(non è mai il momento e dobbiamo turarci le narici e procedere malgrado) ci viene richiesto. Non vogliamo e non possiamo confonderci con chi a suo esclusivo vantaggio va sbandierando il vessillo della Democrazia contro l’Oscurantismo oppure quello della Speranza contro la Disperazione o quello del Fare contro il Disfare. Lasciamo a costoro il tempo della loro Propaganda Politica e lavoriamo per il “dopo”! non è mica vero che siamo all’ultima spiaggia; questo è il vero “catastrofismo”! come a dire “o ti mangi questa minestra o ti butti dalla finestra”. Non abbiamo bisogno di balie; sappiamo ragionare e condividiamo molti aspetti della critica alle istituzioni che, negli ultimi mesi, sembra essere unico appannaggio di chi governa. Se si deve mettere mano agli sprechi lo si faccia con una scelta “costituente” che ridisegni nel complesso o non a pizzichi e bocconi il quadro istituzionale con regole nuove e stringenti. Ma lo si faccia partendo dalla base dei Circoli non dai gruppi dirigenti che penserebbero prioritariamente ai propri interessi.

giemme

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