PASSEGGIATE FLEGREE giugno 2018 – parte 4

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PASSEGGIATE FLEGREE giugno 2018 – parte 4

Girata la balaustra che affacciava sul salottino collegato ad ambienti che noi, per memoria, presupponevamo essere collegati alle vecchie terme ed ai locali di un Cinema che da giovani avevamo frequentato da artisti filodrammatici e e da spettatori molto attenti alle opera dei grandi registi europei ed americani, ci eravamo così diretti verso le “voci”.

Un ufficio dove sedevano tre persone, due donne giovani ed un signore attempato ma di un’eleganza professionale indubbia, mentre di spalle sulla soglia dell’ufficio un altro signore altrettanto elegante in piedi questionava intorno a temi probabilmente organizzativi.

Al nostro saluto doveroso, si girò verso di noi; e fu allora che lo riconobbi. Quando ero all’Università, lo conoscevo appena, essendo solo il fratello di un altro mio coetaneo, che partecipava in modo costante alle nostre organizzazioni culturali, oltre che ricreative. Sapevo che poi aveva fatto carriera nella Democrazia Cristiana, arrivando a ricoprire incarichi prestigiosi fino a quello di primo cittadino puteolano.

“Ciao” con reciproca cordialità. Una stretta di mano vigorosa. “Sei te che ti occupi di questo spazio?” “Sì, da alcuni anni…” “Ma eravamo passati e sembrava tutto in perfetto ordine, ma non in attività!” “Sì, certo, da qualche mese ci siamo dati da fare. C’è l’albergo, il ristorante, la beauty farm con le terme e poi delle iniziative culturali…”. Procedemmo nella visita, ora accompagnati da uno chaperon esclusivo che ci spinge verso la terrazza panoramica, dalla quale si gode nel pieno del calore già estivo uno splendido panorama sul golfo, a partire dal Serapeo sottostante. L’ambiente è però algido, indistinto; manca un vero e proprio tocco artistico che non sarebbe male: la terra flegrea è per sua natura semantica vulcanica, calda impetuosa ed in quella realtà invece ci si trova di fronte ad un luogo che, pur nella sua indubbia eleganza, potrebbe essere tra le fredde valli delle Alpi.

Ovviamente il nostro amico vantava professionalità di ottimo livello come collaboratori e collaboratrici e su questo non potevamo che assentire. Lasciammo che decantasse anche quelli che erano importanti collegamenti con bagni esclusivi raggiungibili con facilità dalla Ferrovia sottostante, la Cumana, esempio di fatiscenza ormai consolidata e disperata. Non riuscimmo a visitare gli altri ambienti; volevamo accedere a qualche camera per saggiarne le caratteristiche, ma non fu possibile. Andammo via insesauditi. Perplessi sul futuro di un’attività nella quale la passione è sovrastata da un’indolenza caratteristica di una parte della mentalità meridionale, che sembra affidarsi più nelle mani della dea “fortuna” piuttosto che nell’attivismo umano. “Dio gliela mandi buona. Dio perchè non altri!” pensammo all’unisono.

Scendemmo le scale del vicoletto sempre lurido di residui corporali ed acque indistinte che cascano da tubature pendenti, quella stretta viuzza che conduce verso il piccolo passaggio a livello della Cumana che si affaccia sul lato interno del Tempio di Serapide. Giusto allora dei rintocchi segnalavano l’arrivo del treno impedendo l’attraversamento pedonale. Di lì a poco un treno reso cadente anche dall’impeto graffittaro di anonimi artisti, che ne avevano letteralmente coperto tutti i finestrini, abbuiando gli interni, sopraggiunse fischiando forse semplicemente per salutare gli addetti del casello che corrisposero con un cenno delle loro mani.

 

J.M.

 

…fine parte 4….continua

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Bannatemi pure…io no, non vi banno!

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Bannatemi pure…io no, non vi banno!

Il vento sembra essere cambiato…e tante tra le persone con cui interloquisco, alcune delle quali conosco da anni, e non dai tempi di Facebook, ma da anni e anni, e con le quali non sono sempre stato d’accordo, alcune appartengono a storie politiche comuni, altre a percorsi politici assai diversi, in questo tempo cambiato difendono in modo spesso inatteso storie lontane anni miglia dalla mia cultura.

Negli ultimi giorni leggo che molti fanno a gara a bannare coloro con i quali non sono d’accordo. Lo trovo assurdo, soprattutto in quanto la dialettica combatte differenti pensieri tutti collegati ad una specifica coerenza ispirata a percorsi di vita ed esperienze distinte. Io non lo farò, anche se, come ho già fatto, orgoglioso del mio pensiero, suggerirò a coloro che non sono d’accordo con quello che esprimo, di uscire dal mio account; in modo particolare da quello  spazio dove propongo quotidianamente i miei post, la mia Pagina Pubblica.

Coloro che lamentano espressioni offensive oggettivamente riconoscibili fanno bene invece a mostrarle, poste così a disposizione pubblica. E’ bene anche “copiarle” e datarle, pronte nell’eventualità di doverle utilizzare per querele o denunce, civili e penali. Perché non dare la possibilità a queste persone di poter vedere utilizzati su se stessi gli aspetti rieducativi di una “pena” a norma del terzo comma dell’art.27 della nostra Carta costituzionale?

 

Joshua Madalon

p.s.: Sono stato un “professionista” dell’Educazione! Lo sono tuttora! Non dispenso giudizi “tanto all’ora”! Sono oltre che tollerante! Non banno nessuno: se qualcuno lo vuole fare lo faccia pure nei miei confronti!

 

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