UN PROGETTO PER IL CINEMA -Prato 2 gennaio 1984 seconda parte (per la “prima” vedi 5 giugno)

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UN PROGETTO PER IL CINEMA Prato 2 gennaio 1984 seconda parte (per la “prima” vedi 5 giugno)

Lo “stato del Cinema”

Intendo soffermarmi, anche se solo brevemente, su alcune considerazioni di carattere teorico, che appaiono necessarie a delineare il quadro della nostra realtà e della nostra società entro il quale intendiamo agire per sviluppare le basi per un suo rinnovamento, per un suo miglioramento.
Personalmente ritengo che tutte le premesse teoriche possano servire a riempire molte pagine, ma siano inutili, vuote ed ipocrite senza un progetto serio di attuazione pratica che le sostenga: è inutile quindi affastellare argomenti su argomenti, citazioni su citazioni, è inutile ripetere le stesse idee, spesso le stesse frasi, ormai rese degli “slogan” pronti ad ogni uso, è inutil soffermarsi a far grandi, e quasi sempre uguali, valutazioni sullo “stato delle cose”, è inutile preconizzare mutamenti sociali in positivo senza offrire un progetto di cambiamento effettivo della realtà con la partecipazione attiva delle masse. E certamente, cerchiamo di capirci, quando scrivo “masse”, intendo non una massa di persone indistinte, ma un gruppo sempre più largo di persone coinvolte e a loro volta coinvolgenti, interessate ed interessanti, stimolate e stimolanti, che partecipino con pari dignità , con pari meriti e responsabilità alla gestione dell’Azienda.

Diversamente ci troveremmo di fronte ad un progetto che, pur prevedendo il contributo della gente, in effetti tende ad emarginarla, a renderla soggetto piatto e passivo solamente e privo, se non altro, di capacità analitica. Nello stesso momento, dunque, in cui mi accingo ad esprimere mie opinioni su questa nostra realtà, cerco di sintetizzare teoria e prassi dell’intervento che andiamo a compiere.

Ci troviamo di fronte ad una situazione, soprattutto quella italiana, per quanto riguarda il “cinema” e proviamo ad analizzarla. Questo settore attraversa uno stato di crisi che si trascina da anni ed ha una doppia natura: di idee e di spettatori. Se da una parte le due accezioni praticamente sintetizzano una situazione particolarmente drammatica, che si concretizza poi in una continua e sempre più irreversibile chiusura di sale cinematografiche, dall’altra un nuovo settore viene ad essere privilegiato, quello della televisione, canale di diffusione dei materiali filmici, scelto sempre più frequentemente dagli stessi produttori, come stanno ad attestare le recenti messe in onda de “Il Conte Tacchia”, “Il Marchese del Grillo”, “Il tempo delle mele”, quest’ultimo poi ritirato “in extremis” dalla casa di produzione francese GAUMONT.
Tutto questo si verifica in un contesto, più volte denunciato dalla nostra Associazione, che si caratterizza pr una assenza legislativa colpevole da parte di governi latitanti ed irresponsabili, che non riescono da una parte a costruire una legge sulla cinematografia che sia al passo dei tempi (ma l’iter di una qualsiasi legge di riforma nella nostra storia parlamentare ha raramente permesso di fornire una risposta adeguata ai bisogni reali della gente), dall’altra ad emanare nuove disposizioni che regolamentino l’attività delle televisioni private e che colpiscano duramente quei “network” che trasgrediscono le regolamentazioni preesistenti.

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