UNA RISPOSTA all’ex governatore della Toscana che interviene su Facebook con un suo post – riportato in coda

UNA RISPOSTA all’ex governatore della Toscana che interviene su Facebook con un suo post – riportato in coda

Buongiorno anche a te, Enrico Rossi, che grazie ad “un sondaggio di Nando Pagnoncelli” ti appresti a “scoprire l’acqua calda”. Sono sarcastico, sì, irriverente. Ma bisogna che contribuisca con pochi cenni a darti una svegliata. So perfettamente di non meritarmi questo ruolo ma, visto che da qualche tempo lo vado scrivendo, lo vado dicendo, e – visto che non sono il solo – forse sarà il caso che ti rinfreschi la memoria. Innanzitutto il PD per andare a Sinistra deve cambiare rotta e, soprattutto, metodo; deve anche lavorare per costruire un modello di sviluppo che si orienti verso criteri ecologisti e civici, proprio come quella forza di Sinistra che in Toscana ha peraltro ottenuto, pur sostenendo nel calderone “magnum” Giani, un lusinghiero piazzamento. Ma, diciamocelo con sincerità, non se ne vede neppure l’ombra. Permangono macigni insormontabili ed insopportabili  sul cammino: in primo luogo la nuova Pista di Peretola con l’annuncio di interventi mortificanti dell’Ambiente per sanare i quali a nulla valgono le promesse di  “ristoro”; il tipo di raccolta differenziata che ha reso le strade di alcune città come quelle di Prato delle vere e proprie “discariche diffuse a cielo aperto”;  una Sanità che miracolosamente grazie all’ausilio del personale riesce a reggere all’urto delle emergenze (non solo quella legata alla “pandemia”) ma che con un accentramento massiccio delle funzioni sta creando disagi profondi.

Dovrei anche ricordare che Nando Pagnoncelli svela quella che è una realtà già evidente, spingendo alcuni a svolgere un po’ il ruolo dell’ingenuo della nota favola de “I vestiti nuovi dell’Imperatore” ed anche tu ci caschi. La Destra è “vincente”: in realtà in questa contesa come in quella del 26 gennaio scorso che ha riguardato l’Emilia Romagna non è stato il Centro (Centro) Sinistra a vincere: è stato Salvini a perdere.

 Dovrei ricordarti che “est modus in rebus” e che le “scorrettezze” procedurali si pagano in termini di consensi “convinti”: dire che “I voti a noi, allo schieramento e al presidente Giani sono arrivati dalla sinistra estrema, che è stata fortemente ridimensionata, dal bacino dell’astensione e da tanti compagni che altre volte avevano votato il M5stelle” comporta un “peso” non indifferente  per il prosieguo del cammino. Sono voti di disperazione, in risposta ad un timore che potrebbe essere davvero reso vano dall’arrivo di una figura più moderata come – solo per fare un esempio non replicabile – il governatore riconfermato del Veneto. Diciamocela tutta: in quei territori non vige certo la “dittatura neofascista” e non vi risiedono orde barbariche.

Intanto, facciamo in modo di non essere paternalisti e, se si vuole davvero cambiare rotta, diamoci da fare. Non ho più alcun ruolo per dire cosa debba fare la dirigenza del PD ma non mi esimo dal suggerire sommessamente che bisogna riequilibrare Segreterie e Direzioni, prendendo in considerazione alcuni cambiamenti che non sono stati riconosciuti, dopo l’arrivo al ruolo di Segretario di Nicola Zingaretti. A Prato anche l’elettorato ha di fatto riconosciuto questi cambiamenti, mentre la Segreteria risulta ancora squilibrata a favore dei precedenti assetti. Lo ripeto: non tocca a me, che ho lasciato il PD da più di sette anni, ma chi lo può fare lo faccia, soprattutto se vuole dare vita al cambiamento. Un cambiamento particolarmente del “metodo”; che non accada più che ci si rivolga a coloro i quali sono a Sinistra per invitarli a partecipare ad una coalizione della quale hanno già deciso programmi e candidati ai ruoli apicali. E’ lo stesso errore (ma è per davvero un errore”?) che è stato commesso a livello centrale nel richiedere al Movimento 5 Stelle di “accodarsi” in modo tardivo. Non si può continuare ad essere tanto presuntuosi e arroganti: solo riconoscendo questi ed altri errori si potrà avviare una stagione di confronti ed aperture. Non diversamente.

Questo è il post Facebook di Enrico Rossi

Buongiorno.

Un sondaggio di Nando Pagnoncelli ci avverte che il centrodestra, sia con legge elettorale attuale che con il proporzionale, è comunque avanti, anche se ha bisogno di Forza Italia.

Questo per dire che la vittoria alle elezioni regionali deve essere ben considerata, evitando facili entusiasmi.

Il successo ottenuto in Toscana conferma che il PD cresce solo se definisce a sinistra la sua identità, se rivendica un profilo politico e culturale meno indistinto e se dimostra di saper ben governare.

La svolta nella campagna elettorale è infatti cominciata quando con nettezza, anche grazie all’intervento di Zingaretti, si è parlato di antifascismo e di solidarietà, di modello toscano da difendere e rilanciare.

I voti a noi, allo schieramento e al presidente Giani sono arrivati dalla sinistra estrema, che è stata fortemente ridimensionata, dal bacino dell’astensione e da tanti compagni che altre volte avevano votato il M5stelle.

Dunque è un voto di sinistra quello che ci ha fatto vincere e a noi spetta di non deluderlo.

Il presidente Giani ha cominciato bene, rivendicando la propria autonomia e appartenenza alla cultura del “socialismo liberale” di Carlo Rosselli e mostrando attenzione verso una lista elettorale della sinistra civica a cui ha annunciato di voler dare un assessore.

Ora il problema é del partito democratico: come raccogliere la spinta alla partecipazione che viene dal voto, aprire le sezioni ai nuovi elettori per farli veramente contare nelle scelte, insediarsi con forza nel territorio, nei luoghi di lavoro e nei quartieri.

Io penso che dobbiamo essere noi a fare prima e meglio quello che Salvini ha detto di voler fare per la Lega: “stiamo organizzando come un partito vecchia maniera”.

Noi, che dovremmo essere anche gli eredi del PCI, non dovremmo avere difficoltà a riformare un partito che rischia di essere ancora impostato sull’idea del capo ma diviso in troppe correnti, ricco di tanti notabili e potentati locali ma povero di tessere e sezioni veramente aperte e luoghi di discussione e partecipazione politica.

Un partito “vecchia maniera” non significa certo rinunciare ai nuovi strumenti e alle nuove forme di coinvolgimento degli iscritti e dei cittadini, né alla rapidità che oggi necessariamente si impone per fare politica con efficacia.

C’è bisogno di una rigenerazione del PD, come partito della sinistra italiana, riformista per il cambiamento della società, di un partito con una nuova organizzazione.

Un partito nuovo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *