Una grande sfiducia verso la classe politica, verso le forze politiche ed i suoi rappresentanti: Parte 2(per la parte introduttiva vedi 5 settembre)

Una grande sfiducia verso la classe politica, verso le forze politiche ed i suoi rappresentanti: Parte 2 (per la parte introduttiva vedi 5 settembre)

Tutto concluso: macchè! Una parte dei parlamentari, 71 sottoscrittori – 7 in piu’ di quanto fosse sufficiente – hanno depositato in Cassazione la loro richiesta di rimettere al giudizio dell’elettorato la proposta di legge costituzionale. Legittima ma ovviamente strumentale ed incoerente, visto che molti degli stessi firmatari aveva obbedito pedissequamente (ciò è ovvio dato il repentino “pentimento”) alle indicazioni dei Partiti in occasione delle diverse fasi (non una sola) in cui si è suddiviso il trattamento di tali modifiche.
Chi ha ovviamente messo in moto il meccanismo referendario appartiene alla classe politica di primissimo livello che avverte il rischio di non essere ricandidata, quella parte che è stata chiamata “casta”, riferendo tale appellativo alla loro, presunta ma accreditata dai fatti, intangibilità. Quella parte che propendendo per il No alla riconferma di quel testo che in modo definitivo con Legge costituzionale ha ridotto il numero dei parlamentari, sta operando allo scopo di mantenerlo nella sua attuale quantità.
Come si può avere fiducia in questi personaggi che prima approvano un testo ed una scelta e poi si avviano a proporne la negazione? La richiesta in Cassazione di poter rivedere tale decisione non è stata contrastata nemmeno un po’ dagli apparati politici di riferimento dei singoli proponenti. In realtà ciò viene autorizzato in modo ipocrita, giustificandosi con una volontà di rendere maggiormente democratica la riduzione dei parlamentari, senza peraltro tener conto che è nella volontà degli elettori, quella espressa attraverso sondaggi, che hanno più volte confermato la preponderanza del SI: anche i più recenti, quelli ultimi a ridosso della consultazione, che tuttavia vedono un calo del SI, dovuto quasi certamente alla sequela di enunciazioni sui gravi pericoli che la Democrazia, con questo attentato alla Costituzione, va correndo. E’ indubbio che le scelte non vanno fatte in modo tranchant – con un semplice SI o con un altrettanto banale NO – e che occorre di conseguenza modificare alcune parti della legislazione in tema di diffusione della Democrazia, espandendola però sui territori e riportandola da questi verso il luogo centrale deputato alle decisioni legislative.
Gli stessi personaggi politici – e civici – che spingono per un NO vanno operando in modo drastico e drammatizzante come se si dovesse trattare di una battaglia finale sui temi delle libertà costituzionali: da una parte sconfessano se stessi e dall’altra non assegnano alcuna fiducia su coloro che dovranno in ogni modo – qualsiasi sia il risultato della consultazione – mettere mano ai meccanismi “democratici” necessari a far funzionare la riforma base. Ci si richiama al dettato costituzionale lanciando apertamente timori sulla tenuta democratica del Paese, ben sapendo (non fosse così, sarebbe ben molto grave) che i “pilastri” della Carta sono immodificabili. Facendo questo, gettano discredito su se stessi, confermando il degrado purtroppo “naturale” del mondo politico, che mette in luce il bassissimo livello culturale dei suoi rappresentanti, alcuni dei quali si scagliano contro i sostenitori del SI (ancor più quando appartenenti al coacervo – vero o presunto – dei propri sostenitori) apostrofandoli come traditori.
Ancor più grave per l’appunto, è la colpa – a detta di costoro – di chi, essendo di Sinistra, afferma di voler votare “consapevolmente” a favore della riduzione del numero dei rappresentanti parlamentari. Si arriva a considerarli fuori da quei consessi ideologici, all’interno di una pura ed ormai superata – nella realtà quotidiana – barriera tra i vecchi schemi.

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