Archivi categoria: Ambiente

LE STORIE 2008/2009 – 18 (per la parte 17 vedi 28 gennaio)

Proseguendo nella pubblicazione di alcuni documenti, quella che segue è la “Dichiarazione” (la scesa in campo) di disponibilità da parte di Massimo Carlesi a candidarsi a Sindaco di Prato per la legislatura 2009/2014

Le linee programmatiche sui temi della Scuola

1. SCUOLA

1.1. LEGGE GELMINI

Anche se la Legge Gelmini non va a modificare l’assetto delle competenze e responsabilità degli Enti Locali nei confronti della scuola, essa si è inserita pesantemente all’interno dei suoi fragili equilibri, con il rischio non solo di non risolvere ma addirittura di peggiorare quelle criticità che da tempo richiedono una “vera riforma” che riconnetta il sistema scuola con il sistema paese. Come periodicamente evidenziato dalle valutazioni internazionali, la qualità media dell’istruzione italiana si dimostra sempre più insoddisfacente e inadeguata alle  esigenze della società, in particolare quelle del mondo della produzione e del lavoro, soprattutto a causa dello scarso rilievo dato alla ricerca.

Non vengono individuate soluzioni anche alle crescenti difficoltà che si rilevano nelle relazioni educative: nei  rapporti fra docenti e studenti, fra gli studenti stessi e fra la scuola e le famiglie. Anzi, alla crisi di credibilità e autorevolezza, si risponde con il ricorso alla severità e alla rigidità, ridando importanza al voto in condotta sul risultato finale, senza accorgersi che l’autorità applicata senza criteri educativi, rischia di introdurre meccanismi selettivi di notevole rigidità, che possono aggravare, anziché risolvere i problemi del disagio scolastico, riportandolo i valori delle percentuali di insuccesso, di abbandono, di evasione a quelli dell’Italia di mezzo secolo fa. Tali misure non considerano né influiscono minimamente sul contesto sociale in cui vivono gli alunni, che assegna scarso valore al merito, all’impegno e alla responsabilità individuale, all’osservanza delle regole comuni, al rigoroso svolgimento del  lavoro  e  delle professioni. 

La Legge Gelmini colpisce in modo particolare la scuola primaria, proprio l’unica che è classificata ai livelli qualitativi più alti del mondo  secondo  le  statistiche  OCSE  e  in cui – insieme  alla  scuola  dell’infanzia – si è consolidata la migliore tradizione educativa, il miglior sistema di relazione scuola-famiglia. La Legge ne destruttura l’organizzazione, i tempi di funzionamento, i contenuti e gli stili educativi, con il conseguente rischio di impoverire ancor di più l’offerta formativa del complessivo sistema scolastico nazionale.  Il ritorno al “maestro unico” sancisce la conclusione e l’annullamento di validissima esperienza educativa, consolidata negli anni (trent’anni il “tempo pieno” e vent’anni i “moduli”) e riconosciuta a livello internazionale, scaturita da una riforma che all’epoca era realmente basata su reali prospettive culturali e sociali che miravano all’arricchimento della didattica, alla miglioramento della relazione educativa, alla responsabilizzazione e partecipazione delle famiglie nell’azione educativa.

Anche se la campagna delle primarie e in seguito (speriamo!) quella per le elezioni amministrative non può considerare proprio come tema la Legge Gelmini, sicuramente dovrà considerare la questione dell’impatto della nuova normativa sul sistema scuola. Il Comune di Prato dovrà perciò inserirsi sempre più attivamente nel serrato confronto tra il Governo e gli Enti Locali sulle questioni sollevate dalla Legge Gelmini, contribuendo anche alla stesura di proposte alternative o migliorative. Ciò anche per evitare che un atteggiamento rinunciatario sul piano politico releghi le Amministrazioni Comunali al semplice ruolo di “tappabuchi”, costretti a concentrare le proprie energie economiche, organizzative, creative, umane nell’affannosa ricerca di rimedi per rispondere ai bisogni educativi ed organizzativi non più soddisfatti dalla scuola pubblica, non solo a causa di problemi di bilancio finanziario ma soprattutto per scelte di natura ideologia che tendono a ridurre le competenza dello Stato sociale, le sue garanzie e protezioni soprattutto per i più deboli e svantaggiati.

Si suggerisce l’attivazione di un tavolo interistituzionale (Comune, Provincia, Istituzioni Scolastiche), preferibilmente allargato a rappresentanti dei genitori (delegati) che:

  • compia uno stretto monitoraggio dei passaggi istituzionali della riforma, in modo da- poter prevedere, in tempo reale, il suo impatto e le modifiche del quadro attuale;
  • individui le migliori modalità per informare chiaramente i cittadini sulle trasformazioni operate dalla riforma e sul loro impatto nella vita dei bambini e delle famiglie;
  • individui le modalità chiare dell’eventuale contribuzione delle famiglie al costo dei servizi, in caso vengano confermati i tagli ai trasferimenti statali.

Alternanza Scuola Lavoro e Esami di Maturità 2022 – la necessità di percorsi post ideologici – p.2

Alternanza Scuola Lavoro e Esami di Maturità 2022 – la necessità di percorsi post ideologici – p.2

Sin dall’alba del mondo, allorquando l’umanità ha avuto bisogno di regole, sia da rispettare sia da trasgredire, coloro che detengono il Potere hanno fatto camminare i loro proclami sulle gambe dei loro seguaci più fedeli. Ma quasi sempre al momento in cui si sta per raggiungere qualche obiettivo scendono a compromessi con altre forze di Potere e lo mettono n tasca a coloro di cui si sono serviti.                                                             Sin dalle vicende iniziali narrate dalle Sacre Scritture questo rapporto tra servi sciocchi e potentati si evidenzia in modo lampante; pensate alle tavole della Legge, nelle quali vi sono le prescrizioni morali cui attenersi non solo in quanto comunità religiosa ma anche civile: sono state applicate solo per creare condizionamenti negli animi deboli.                                                                                                                                Abbandoniamo per un momento questo “territorio” chiaramente digressivo per non ingenerare confusione: l’intendimento è quello di riaffermare che l’attuazione dei diritti si scontra con un disquilibrio sociale economico che non può essere sanato semplicemente con un’affermazione di principio. Bisogna che i rapporti di forza siano condotti su un terreno neutro nel quale le differenze si annullino non sulla base di benevoli concessioni.

Sono partito da due questioni esemplificative; le ho menzionate nel titolo ma non mi sono addentrato su quel terreno.

Nei giorni scorsi, sospinti da un evento drammatico, molti studenti delle scuole medie superiori sono scesi in piazza a formare cortei. Non era solo la voglia di riprendersi la vita, dopo questi lunghi mesi di clausura forzata e di abbandono della socialità, imposta dalla pandemia; era il bisogno estremo di poter esprimere il loro dissenso verso questo tipo di società che – nonostante alcuni proclami ottimistici – sta dimostrando di procedere a tappe forzate verso un predominio delle classi plutocratiche economiche, incuranti della sofferenza sempre più largamente e profondamente diffusa nella stragrande massa di popolazione, non solo quella dei Paesi sottosviluppati, destinati a patire ancora di più rispetto a prima, ma anche in questa nostra società, riconosciuta come industrializzata ed evoluta, sviluppata.

Per combattere questo stato delle cose pericolosamente e incessantemente in rapida evoluzione negativa per tanti di noi non bastano gli slogan delle masse urlanti; occorre costruire strategie di condivisione dal basso, altrimenti finirebbe per prevalere un profondo senso di frustrazione accresciuto dal fatto che molto spesso i Poteri forti finiscono per fagocitare una parte del dissenso inserendoli nei meccanismi di Potere cui avrebbero voluto e dovuto frapporre la volontà loro e dei loro rappresentati. Tali strategie non possono essere condivise a priori con chi gestisce le forme del Potere, e vi partecipa da protagonista. Questo accade quasi sempre, perchè c’è sempre tra chi gestisce le leve del Potere l’ambizione di non cederle; e per poter raggiungere tale obiettivo ha bisogno di sguarnire le file di coloro che protestano in modo più o meno disorganizzato. In diverse occasioni ho potuto assistere a tali manovre di basso profilo ed è bene che ciò sia segnalato; spesso ci si vende per ottenere una collocazione di comodo. Anche per tali motivi la qualità di chi si occupa di Politica o di gestione del Sociale non è sempre di buon livello.

Nel prossimo post mi interesserò di quelle che sono le ragioni delle proteste studentesche di questi giorni.

Alternanza Scuola Lavoro e Esami di Maturità 2022 – la necessità di percorsi post ideologici


la necessità di percorsi post ideologici -Alternanza Scuola Lavoro e Esami di Maturità 2022 – intro con Premessa

Premessa – Tratterò alcuni degli aspetti della nostra “contemporaneità” nel convincimento che vadano declinati fuori dalle ideologie mature o perlomeno utilizzando nuovi strumenti interpretativi.

Non posso non ammettere di essere stato sostenitore di ideologie già formulate, come tanti altri della mia generazione e tanti di quelle che hanno precedute le “nostre”. Nonostante ciò non posso non riconoscere che le ideologie già formulate debbano essere considerate non un punto di arrivo ma una base per procedere verso elaborazioni cui ciascuno nella misura delle elaborazioni personali possa aggiungere qualche elemento in più per interpretarle e procedere verso nuove formulazioni. Quando si è giovani è quasi del tutto normale che le ideologie cui ci si affida siano considerate come approdi cui aggrappare la gomena del proprio personale vascello. I giovani hanno bisogno di certezze e quando ritengono di essersene appropriate le declinano le applicano le professano a ogni piè sospinto, trasformandole in poco più che slogan tassativi esclusivi da rispettare rigorosamente .

Sarebbe normale, soprattutto per chi possiede solide capacità intellettive, formate in modo culturalmente scientifico, per un giovane ormai cresciuto e divenuto adulto, provare a sciogliere le gomene e prendere il largo verso orizzonti rinnovati arricchiti dalle proprie esperienze di vita e consolidati dall’applicazione sempre corretta delle proprie acquisizioni ideologiche. In teoria ciò dovrebbe apparire ed essere naturale; ma nella pratica molto spesso accade che ci si sieda sul trono delle ideologie e ci si senta comodi, contenti solo della semplice mera applicazione dei fondamentali senza avvertire il bisogno di un riallineamento, di una interpretazione più consona alle trasformazioni sopravvenute.

Ancor più seria diventa la questione, allorquando a non crescere intellettivamente e non essere in grado di superare la fase dell’infantilismo ideologico sono gli attuali educatori e i “maitre à penser” che si propongono di formare allievi non sulla base critica ma sull’assertività assoluta intorno a categorie ideologiche cristallizzate utili per ogni luogo e ogni tempo, a prescindere dalle condizioni che si sono man mano formate e diversificate.

Ho esperienza diretta, in linea individuale e non solo, rispetto a questa forma di presunzione intellettuale; voglio ribadire che è molto comodo (lo è stato per l’appunto anche per me) farsi forte delle acquisizioni di base rinunciando a elaborazioni nuove più adatte, e non ne sono stato immune. Pur tuttavia da alcuni anni, in una tardiva maturazione, di fronte alle vicende sociali economiche politiche e culturali alle quali ho avuto modo di partecipare in modo quasi sempre diretto e coinvolgente, ho avviato a costruire una revisione lenta ma progressiva, fatta di aggiustamenti interpretativi, collegabili a ragionamenti personali, e per questo motivo suscettibili di errori, rispetto alle basi ideologiche da me possedute.

Nello stesso momento in cui rifletto su quel che per me è stato un limite, superato da una presa di coscienza personale su ciò che mi ha condizionato, non posso rinunciare a comprendere che chiunque abbia proseguito a riferirsi in modo categorico ed esclusivo ai principi ideologici in modo genuino e richiamandosi ad una coerenza di fondo merita tutto il nostro rispetto.

Questo mio percorso è del tutto evidente nella elaborazione di gran parte dei miei post, alcuni dei quali riferiti a decenni trascorsi.

POESIA SOSTANTIVO FEMMINILE parte 6 – 2022 – un recupero dei testi di presentazione, introduzioni e Saluti (e questa è “Il saluto del curatore” della X edizione, del 2010)

POESIA SOSTANTIVO FEMMINILE parte 6 – 2022 – un recupero dei testi di presentazione, introduzioni e Saluti (e questa è “Il saluto del curatore” della X edizione, del 2010)

Il saluto del curatore

Questa è la decima Edizione di un’iniziativa nata nel 2001 in modo del tutto improvviso e casuale per motivi che io stesso ho spiegato nell’introdurre la seconda Edizione.

Quest’anno intendo ringraziare in maniera particolare la Circoscrizione Est degli anni 1999/2009 per la capacità che ebbero Presidenti (Fulvia Bendotti e Anna Maria Berti) ed Esecutivi attenti alle tematiche culturali e sensibili nei confronti di iniziative come queste che mettono insieme la Poesia e le Donne all’interno di un contenitore di qualità, ottenuto attraverso la compartecipazione di tante persone (donne ed uomini) animate da una straordinaria sensibilità creativa e da una passione forte per la parola poetica.

Ma intendo allo stesso tempo ringraziare l’attuale Circoscrizione (n. d. trascrittore: nel 2009 Prato vide per la prima volta nella sua storia la vittoria della coalizione di Centrodestra e tre Circoscrizioni, tra le quali quella Est, furono amministrate da quella parte politica) che, con la scelta di non mantenere più nella propria programmazione culturale questa iniziativa mi (e ci) ha concesso l’opportunità di assumerla fra gli obiettivi politici e culturali di una parte importante del governo di questo territorio e di questa città; ed allo stesso tempo involontariamente ne ha decretata la continuità e lo sviluppo verso esiti che neanche io avevo pensato di poter raggiungere.

Infatti in questa Edizione, come avete potuto direttamente già comprendere, “Poesia Sostantivo Femminile”, utilizzando strumenti telematici di nuovissima generazione – quale Facebook – e mezzi consueti – cellulari, sms e mail -, ha potuto ricevere il contributo culturale di tante poetesse e poeti di altre città ed anche da altri Stati. Questa Edizione – la decima – è caratterizzata dalla forma austera necessitata dalla nostra caparbietà nel volerla a tutti i costi realizzare nel miglior modo possibile senza fondi pubblici. E’, anche questa, la riprova che il rapporto fra costi e benefici da un punto di vista culturale è tutto a favore dei secondi rispetto ai primi.

Un ringraziamento speciale a tutte le donne ed a tutti gli uomini che, partecipando, rendono possibile questa manifestazione ed a quelle/i che – da amministratrici ed amministratori – credono ancora in essa.

Ringrazio infine l’Amministrazione Provinciale di Prato che, attraverso l’Assessore alle Pari Opportunità, Loredana Ferrara, ha voluto. dimostrando grande attenzione e altrettanta sensibilità , concedere – oltre al patrocinio – l’uso degli spazi istituzionali per la serata dell’8 marzo del 2010.

Il curatore dell’iniziativa – presidente dell’Associazione Dicearchia 2008

prof. Giuseppe Maddaluno

I REGALI DI NATALE – p.4

I REGALI DI NATALE – p.4

Nella capitale dell’area flegrea ci sono vari altri luoghi dove si svolgono le attività mercantili. Pozzuoli deve essere stata sin dall’antichità un luogo in cui si svolgevano scambi di merci. Lo testimoniano i resti archeologici del “Macellum”, una sorta di ipermercato ante litteram, che si trova proprio davanti alla linea destra del porto e che ha subìto l’affronto antistorico di essere confuso con un “Tempio” solo per il fatto che negli scavi era stata ritrovata una statuina del dio greco egiziano Serapis. Da parte loro i geologi hanno utilizzato le residue colonne che caratterizzano l’ampiezza e l’altezza di questo sito per misurare i livelli del fenomeno bradisismico, cui è sottoposta la terra flegrea. Tra il Serapeo e il mare al di là di una strada sempre molto trafficata c’è uno spazio sul quale si svolge il mercato dell’usato e delle mercerie varie. Oggi ci sono pochi banchi; quasi certamente la crisi pandemica ha ridotto il livello di scambio e in un giorno prefestivo come questo, unico nel corso dell’anno, c’è più attenzione verso i prodotti tipici alimentari. Dopo un rapido sguardo decidiamo di andare verso quello che ricordiamo essere il mercato ittico – sia quello all’ingrosso che si svolge di prima mattina prima dell’alba che a dettaglio – e quello poi della frutta e verdura al dettaglio (gestito da commercianti) e ci sorprendiamo nel notare uno scarso afflusso. Ci accorgiamo che non c’è più alcun banco e alcuni addetti ai parcheggi, che per sostenere il commercio sono stati resi liberi dall’Amministrazione comunale nel limite di due ore, ci avvertono che i banchi si sono spostati tutti poco più sopra, dove c’è il mercato coperto. In realtà qualche anno prima si erano insediati lì ma poi, se ben ricordo, erano ritornati verso la linea del mare. Ci avvertono però che il mercato è chiuso; c’è stato per tutto ieri fino a notte fonda. Ora tutti stanno nelle loro case a preparare il cenone. Ecco perché – ci diciamo Mary ed io – non c’era tanto movimento.

E così superata la villa Comunale, che è da sempre molto ridotta e non ha molto a che vedere con quelle che si chiamano allo stesso modo ma hanno la fortuna di esistere in altri luoghi, ci inoltriamo attraverso le stradine che portano verso la piazza della Repubblica. Attraversiamo quello che i puteolani hanno chiamato con una certa esagerazione – alla pari con il concetto di “Villa” – “Canal Grande”, ‘o Cannalone” memori del fatto che a causa dei fenomeni bradisismici il mare fino ai primi anni del secolo scorso lo percorreva, costringendo gli abitanti ad utilizzare passerelle simili a quelle che a Venezia adoperano quando c’è l’acqua alta. Ve ne è una testimonianza nel film “Assunta Spina” (tratto dal dramma scritto da Salvatore Di Giacono) di Gustavo Serena e di Francesca Bertini, che ricopre anche il ruolo della protagonista (la potete vedere dal minuto 6 e 40″ del film che vi inserisco in coda a questo blocco).

..4….

28 gennaio – LE STORIE 2008-2009 – 17 (per la parte 16 vedi 14 gennaio)

Ad esso risponde un altro protagonista della storia politica e sociale del Decentramento pratese, G.Z..

Molto chiaro il documento: In particolare apprezzo il punto 5 sulle circoscrizioni leggere ma con più deleghe, al quale manca un passaggio dove ci sia più trasparenza (suggerisco un protocollo procedurale) tra l’amministrazione comunale e circoscrizionale: molto stride su questo rapporto non sempre chiaro.

Pochissime linee sul Decentramento

1. Importanza politica e democratica del Decentramento;

2. Il Decentramento così come è non va bene.

3. In tempi di crisi di solito si cercano e si trovano le migliori soluzioni (importante che non si faccia nulla per emergenza: quindi anticipiamo le scelte)

4. In ogni caso, Massimo darà delle linee generali su cui poi la futura Amministrazione lavorerà

5. Una Circoscrizione più forte ma più leggera; facendosi forti della Legge sulla partecipazione ci potrebbe essere una Circoscrizione in cui ogni eletto della maggioranza (un Consiglio di 11 membri con maggioranze 6\5, 7\4) potrebbe assumere degli incarichi ottenendo allo stesso tempo un riconoscimento formale forfettario (escluso il Presidente che avrebbe quel che ora gli viene riconosciuto); in ogni frazione del territorio verrebbe organizzato un Comitato rappresentativo da consultare obbligatoriamente ogni qualvolta dovessero essere discussi argomenti che riguardano quel territorio o più territori della città. Le Commissioni saranno formate da membri eletti e non eletti ma non potranno superare il numero massimo del totale dei consiglieri (max 11) ed in esse verranno rappresentate non le forze politiche ma le realtà territoriali di cui si diceva prima. I membri di maggioranza non percepiscono alcun gettone (ma verranno retribuiti – vedi sopra -).

Con la riduzione del numero – accanto alla valorizzazione delle competenze assolutamente necessarie – il lavoro nelle Circoscrizioni dovrebbe essere più fruttuoso e meno costoso per la collettività.

G. Z.

Di seguito su questi stessi temi, e altro, ci sarà un’elaborazione più approfondita.

Contributo su “Cultura e Decentramento”

In tempo di crisi, più che mai in tempi di crisi, occorre interrogarsi sul valore (sui valori) della Cultura; occorre comprendere, ad esempio, quali (e quanti) danni abbia comportato l’avvento della televisione commerciale.

Fra gli interventi da realizzare sarebbe opportuno istituire una rete televisiva civica che senza steccati dia spazio alle diverse (sono tantissime) voci della città, una piazza non virtuale da cui trasmettere programmazione ed iniziative dell’Ente Locale e non solo.

L’idea può apparire vecchia (se ne era parlato qualche legislatura fa) ma sarebbe molto efficace per informare e progettare ed anche per intrattenere a vari livelli i cittadini senza cadere nel provincialismo.

La Cultura va rielaborata a Prato con il coinvolgimento “pieno e totale” delle Circoscrizioni che in questi quindici anni hanno accumulato una immensa esperienza anche “autonoma”.

Va mantenuto e corroborato il rapporto fra i territori e i grandi contenitori; va rafforzato il contatto con i gruppi che si occupano di Cultura e vanno supportate ancora di più alcune esperienze “forti” come ad esempio “Officina Giovani”.

Va affrontato e risolto con scelte “comunque” coraggiose il nodo Interporto\Etruschi.

Devono trovare valorizzazione piena le esperienze del “Magnolfi”, dei Cineclub attivi in Prato e del Teatro Ragazzi.

Nelle realtà molto “decentrate” grande attenzione deve essere data verso i gruppi giovanili di aggregazione artistici, culturali o semplicemente ricreativi.

Molto di questo è stato realizzato ma sempre più in modo centralistico: diciamo che questo è l’elemento che deve davvero caratterizzare un cambiamento di mentalità nell’Amministrazione della nostra città.

…17….

I REGALI DI NATALE – p.3

I REGALI DI NATALE – p.3

Quando si ritorna  dopo poco meno di due anni occorre fare i conti con quel che non avevamo previsto quando, a fine gennaio del 2020, eravamo ripartiti per tornare a Prato, convinti che di lì a poco (o io o Mariella a volte facevamo ritorno da soli) e a più tardi in primavera o a Pasqua e di certo in estate vi saremmo ritornati. In quell’occasione abbiamo controllato le scadenze dei prodotti alimentari (pasta, olio, legumi, pelati, barattoli in vetro o in metallo pieni di contorni)  e dei medicinali ordinari e specifici per le nostre croniche patologie; ed erano tutti con scadenza perlomeno di sei mesi.  Non avevamo sostituito i completi dei letti e addirittura avevamo lasciato i nostri pigiami invernali sotto ciascun cuscino;  eravamo pronti a ritornare. Poi, lo si sa, come è andata. E per questi motivi tra le prime attività c’è la necessità di fare spazio nelle dispense, quelle degli armadietti in cucina e quelle del ripostiglio. In quest’ultimo abbiamo trovato anche tre confezioni intere di acqua minerale ormai scadute da più di un anno. Mentre recuperiamo spazi a favore delle poche nuove derrate alimentari (vi ricordo che lo spazio in auto è stato abbastanza ridotto) scopriamo di avere accumulato un surplus di ogni bene che sarebbe stato necessario ridurre, al netto delle scadenze. Ci si trova ad esempio nel ripostiglio di fronte a molte diverse paia di pantofole, sandali, scarpe; e negli armadi decine di camicie, pantaloni, gonne ormai datate sia per la foggia che per la loro consistenza, mentre nei comò decine di calzini e altro tipo di biancheria intima ci interrogano sul da farsi.                                                                                                                                                                                       Dopo aver aggredito i reparti alimentari che sono realisticamente più urgenti, abbiamo poi proceduto in questo periodo di vacanza a bonificare gli altri settori. Ovviamente il desiderio di mettere a dimora il materiale, poco ma ingombrante, che abbiamo trasportato viene temporaneamente accantonato e procediamo a recuperare contenitori per i materiali che dobbiamo procedere a catalogare ed eliminare (la discussione sul come e quando ci impegna in modo accanito, anche se l’urgenza ci consiglia di rinviare la soluzione).

Ovviamente il compito di condurre in porto l’impresa è tutto sulle nostre spalle; i due giovani, dopo aver messo in ordine le loro cose se ne escono per fare una ricognizione sul territorio. La stanchezza del viaggio non ci impedisce di fare altrettanto, ma rimandiamo la nostra prima spedizione al giorno dopo.

Come in ogni altro luogo ci sono i mercati locali e quindi il giorno dopo, con il sole che è già alto, decidiamo di scendere verso il porto, dove c’è l’imbarcadero per le isole flegree (Procida e Ischia) e decine di barche di pescatori che offrono a prezzi esorbitanti legati al periodo festivo pesci che non sempre possono vantare di essere freschi, anche se al massimo sono prodotti scongelati. Non mancano ovviamente i prodotti “vivi” che tuttavia hanno un costo elevato, accresciuto dalla loro consistenza più o meno idrica. Si tratta in realtà della legge del mercato, non si può pensare ad un dolo vero e proprio, anche se in questo periodo acquistare al dettaglio in assenza di prezzi esposti porta molto spesso ad inganni; e bisogna perlomeno sapere trattare sul prezzo, mostrando di avere competenza, anche quando non la possiedi.

…3…

parte 5 – POESIA SOSTANTIVO FEMMINILE – 2022 – un recupero dei testi di presentazione, introduzioni e Saluti (e questa è la presentazione dell’XI edizione, del 2011)

POESIA SOSTANTIVO FEMMINILE – 2022 – un recupero dei testi di presentazione, introduzioni e Saluti (e questa è la presentazione dell’XI edizione)

PRESENTAZIONE

Con l’undicesima edizione di “Poesia, sostantivo femminile”, tradizionale iniziativa dell’8 marzo, si vuol rendere omaggio alla “donna”.

Oggi, però, ci si chiede: qual è l’idea di donna?

E’ la donna che vuol apparire sempre giovane curando il suo aspetto fisico in modo ossessivo?

E’ la giovane che insegue i sogni di un futuro successo e di un facile guadano attraverso la vendita del proprio corpo?

E’ la donna che, in altri paesi e situazioni, è sottomessa al volere degli uomini, resa incapace di scegliere liberamente dalle tradizioni, dalle religioni ed anche dalle leggi dello stato?

E’ la bambina vittima di orribili usanze e pregiudizi che la sottopongono a mutilazioni o, addirittura, ad essere rifiutata prima ancora di nascere?

E qui da noi, è la donna che viene discriminata sul suo posto di lavoro o nella nomina di incarichi dirigenziali? Quella che è stressata dal triplo ruolo di madre, casalinga e lavoratrice? Quella che deve conciliare il tutto per poter accedere pienamente all’indipendenza economica, alla realizzazione delle sue aspirazioni, alla dignità, in quanto persona?

In un Italia dove “la morale, i codici di educazione e di onestà sono dimenticati o irrisi come ‘pallosi’, cioè noiosi, cioè fuori moda, in una società che vuole solo consumare”, come scrive il giornalista Giorgio Bocca, su un settimanale, l’idea di donna rischia di arretrare di anni.

Allo stesso tempo si fa strada il sogno del perenne “paese dei balocchi”, innescato dall’immaginario berlusconiano, dove ci sono giovani che, in una progressiva “irresponsabilità generale”, sono pronti a tutto pur di entrare in tale paese, dove “solo il sultano è al di sopra delle leggi e dei doveri”, come continua nel suo intervento Bocca.

In un mondo dove prevalgono gli egoismi e gli interessi dei potenti senza scrupoli e, di pari passo, l’integralismo, l’intransigenza, la incomunicabilità di alcuni stati, la donna rischia di soccombere e con lei la sua dignità di persona detentrice dei medesimi diritti degli uomini.

Il 13 febbraio scorso con la manifestazione “Se non ora quando?” migliaia di persone si sono riversate nelle piazze italiane per rivendicare la DIGNITA’ delle donne, calpestata in modo insopportabile: c’erano “donne” ed “uomini” INSIEME, convinti tutti di dover far qualcosa, di dover mostrare il proprio impegno per cambiare un’idea di donna che non corrisponde a quella che l’Italia vuole per il suo futuro.

Questo fa sperare che, se si vuole veramente, si possa lottare uniti con l’impegno di ridare la giusta dimensione al nome DONNA.

Il centro sinistra collaborando a questa iniziativa – quest’anno posticipata per la coincidenza della data dell’8 con il martedì di Carnevale – intende omaggiare le donne e nel contempo sottolineare la giusta attenzione al tema delle pari opportunità.

I Consiglieri e i Membri Esterni dei Gruppi dell’Opposizione della Circoscrizione Prato Est ringraziano il prof. Giuseppe Maddaluno, che con un incessante impegno, ha organizzato l’iniziativa, come in tutti gli anni precedenti.

I membri dei Gruppi Consiliari di Opposizione presso la Circoscrizione Prato Est – 2011

No Vax profeti di sventura (pescano nel torbido annebbiando la realtà)

No Vax profeti di sventura (pescano nel torbido annebbiando la realtà)

No vax come sacerdoti preveggenti dotati di conoscenze precluse ai più. Nel corso dei secoli l’umanità ha conosciuto varie figure di profeti e sibille; qualche profetessa, anticipando la stagione delle streghe, è finita anche male. Tanto è che, in molte occasioni utilizzavano formule ambigue come quella classica della Sibilla Cumana, “Ibis et redibis non morieris in bello”.

Ora ci risiamo con la preveggenza di sfracelli planetari collegati alla “dabbenaggine” di tutti coloro che si sono vaccinati tenendo fede a quella formula, “per sè e per i suoi”, alla quale si può molto realisticamente aggiungere “anche per gli altri”.

Questi grandi geni, che si ostinano a negare l’efficacia, anche se parziale (come peraltro è quella di qualsiasi altro medicinale), dei vaccini (in modo particolare ovviamente quelli contro il Covid 19) e profetizzano per la maggioranza dell’umanità orizzonti foschi fino all’autodistruzione. Di una sola cosa, se fosse tutto vero, mi rammarico: è il dover lasciare questo “mondo” nelle mani di siffatti esseri farneticanti ed inconcludenti, parenti dei terrapiattisti e delle pratiche omeopatiche, inutili rimedi per patologie davvero molto serie.

Così come avrebbe potuto dire la Sibilla di cui sopra al soldatino desideroso di conoscere il suo destino, anche gli odierni profeti possono azzeccare qualche pronostico: d’altra parte, non so se ne siete a conoscenza, “eppur si muore”. E’ nella giostra della vita e qualcuno pure dopo qualche tempo potrà subire qualche acciacco, semmai già preesistente, mettiamo pure con qualche possibile naturale aggravamento. E inoltre non lo si può negare che tali condizioni precarie siano rese più serie ed importanti anche per l’occupazione da parte dei bisognosi di cure per il Covid di tanti reparti.

E poi mi tocca di ripeterlo: è indubbia la responsabilità del mondo politico amministrativo ed economico che negli ultimi decenni ha ridotto il ruolo pubblico della Sanità per favorire l’ascesa dei privati, celandola semmai attraverso forme di cooperazione (il termine cela l’ambiguità dietro il senso positivo) e di surroga, di fronte alle deficienze della funzione pubblica dell’attività sanitaria di base e di prevenzione territoriale. Gli esempi sono molteplici e se ne ritrovano le tracce nelle numerose pagine di questo mio Blog.      

Ma all’ineffabile (ci è o ci fà) Francesco Borgonovo che sbraita sulle pagine de “La Verità” contro coloro che criticano il mondo No Vax per le difficoltà che le loro azioni finiscono per creare e li accusa di nascondere “la verità” intorno alle inefficienze delle strutture ospedaliere, incapaci di aumentare i posti di TI a disposizione faccio notare che le maggiori difficoltà sono quasi tutte (e lo sono state dal primo momento) proprio nelle regioni (devo ricordarglielo? La Sanità è di comptenza regionale) dove vi è una maggioranza omogenea al suo credo politico. Probabilmente pesca nel torbido per ottenere vantaggi da parte di chi riflette poco.     

Presidenza della Repubblica – l’irresponsabilità della classe politica, a partire da quelli a me più vicini (o che dovrebbero esserlo) – p. 3

Presidenza della Repubblica – l’irresponsabilità della classe politica, a partire da quelli a me più vicini (o che dovrebbero esserlo) – p. 3

Con la chiusa di ieri (vedi parte 2 del 19 gennaio) intendevo riferirmi alla formula stereotipata genericamente espressa “E’ venuto il tempo che sia eletta una donna alla Presidenza della Repubblica”. La trovo offensiva per tutte le donne soprattutto perché la prescelta non rappresenterebbe la realtà del mondo politico ed economico, ancora maschilista fin nel midollo. Come scrivevo, ho in mente qualche rappresentante del mondo politico di genere femminile; ma proprio per il carattere, la profondità del pensiero, la capacità di mantenere un forte equilibrio nella gestione della Politica andrebbe incontro ad una levata di scudi avversa non solo nella parte ideologicamente da lei lontana ma nella stessa sua coalizione. Si tratterebbe di una personalità autorevole che ha stigmatizzato in più occasioni le ambiguità, le ipocrisie, le nefandezze di parte consistente della Politica, appartenente a qualsiasi schieramento. Non faccio nomi, ma chi mi conosce sa bene di chi si tratta; molto lontana dalle figure sbiadite che appaiono tra le diverse “nomination” in particolare ma non solo del Centrodestra.

Accolgo con favore ancora una volta le argomentazioni del saggio Bersani e le faccio mie. C’è ancora una possibilità per rimettersi in carreggiata da parte dell’intero mondo politico italiano. Ricercare una figura super partes di alto profilo istituzionale. Mi sono domandato in questi ultimi giorni, dopo la scomparsa di David Sassoli, verso la quale è stato unanime e sentito il cordoglio e sono state levate a suo favore parole di immensa gratitudine per la capacità di mantenere un grande equilibrio, una straordinaria serenità abbinata ad una ferrea convinzione di dover agire per difendere soprattutto la parte più debole del nostro mondo, a partire ma non solo nei confini dell’Europa. Mi piacerebbe, ma non si può realizzare questo mio desiderio, sentire molta parte del mondo politico a valutarne la candidabilità alla Presidenza della Repubblica. E’ un mio antico vezzo, nato nella pratica politica allorquando sentivo i necrologi ufficiali che le varie parti politiche formulavano rispetto a personaggi che “in vita” erano stati contrastati non sempre in maniera cortese (utilizzo un eufemismo). Provavo profondo disgusto.

D’altra parte la crisi del mondo politico sta tutta nel personaggio di Mario Draghi; se la si vuole protrarre al limite massimo lo si può anche elevare al Colle, con l’ammissione ulteriore al di là di ogni ragionevole dubbio dell’incapacità a trovare soluzioni “politiche” (non necessariamente di parte) e mantenere in piedi l’egemonia del potere economico afferente a realtà extranazionali.

Ovviamente sto facendo accademia; lo faccio quasi solo per me, per mantenere in piedi quel minimo di dignità, riaffermando il ruolo del pensiero critico. Sono convinto che sarà inutile; pur tuttavia, questo è!