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PASSEGGIATE FLEGREE giugno 2018 – parte 4

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PASSEGGIATE FLEGREE giugno 2018 – parte 4

Girata la balaustra che affacciava sul salottino collegato ad ambienti che noi, per memoria, presupponevamo essere collegati alle vecchie terme ed ai locali di un Cinema che da giovani avevamo frequentato da artisti filodrammatici e e da spettatori molto attenti alle opera dei grandi registi europei ed americani, ci eravamo così diretti verso le “voci”.

Un ufficio dove sedevano tre persone, due donne giovani ed un signore attempato ma di un’eleganza professionale indubbia, mentre di spalle sulla soglia dell’ufficio un altro signore altrettanto elegante in piedi questionava intorno a temi probabilmente organizzativi.

Al nostro saluto doveroso, si girò verso di noi; e fu allora che lo riconobbi. Quando ero all’Università, lo conoscevo appena, essendo solo il fratello di un altro mio coetaneo, che partecipava in modo costante alle nostre organizzazioni culturali, oltre che ricreative. Sapevo che poi aveva fatto carriera nella Democrazia Cristiana, arrivando a ricoprire incarichi prestigiosi fino a quello di primo cittadino puteolano.

“Ciao” con reciproca cordialità. Una stretta di mano vigorosa. “Sei te che ti occupi di questo spazio?” “Sì, da alcuni anni…” “Ma eravamo passati e sembrava tutto in perfetto ordine, ma non in attività!” “Sì, certo, da qualche mese ci siamo dati da fare. C’è l’albergo, il ristorante, la beauty farm con le terme e poi delle iniziative culturali…”. Procedemmo nella visita, ora accompagnati da uno chaperon esclusivo che ci spinge verso la terrazza panoramica, dalla quale si gode nel pieno del calore già estivo uno splendido panorama sul golfo, a partire dal Serapeo sottostante. L’ambiente è però algido, indistinto; manca un vero e proprio tocco artistico che non sarebbe male: la terra flegrea è per sua natura semantica vulcanica, calda impetuosa ed in quella realtà invece ci si trova di fronte ad un luogo che, pur nella sua indubbia eleganza, potrebbe essere tra le fredde valli delle Alpi.

Ovviamente il nostro amico vantava professionalità di ottimo livello come collaboratori e collaboratrici e su questo non potevamo che assentire. Lasciammo che decantasse anche quelli che erano importanti collegamenti con bagni esclusivi raggiungibili con facilità dalla Ferrovia sottostante, la Cumana, esempio di fatiscenza ormai consolidata e disperata. Non riuscimmo a visitare gli altri ambienti; volevamo accedere a qualche camera per saggiarne le caratteristiche, ma non fu possibile. Andammo via insesauditi. Perplessi sul futuro di un’attività nella quale la passione è sovrastata da un’indolenza caratteristica di una parte della mentalità meridionale, che sembra affidarsi più nelle mani della dea “fortuna” piuttosto che nell’attivismo umano. “Dio gliela mandi buona. Dio perchè non altri!” pensammo all’unisono.

Scendemmo le scale del vicoletto sempre lurido di residui corporali ed acque indistinte che cascano da tubature pendenti, quella stretta viuzza che conduce verso il piccolo passaggio a livello della Cumana che si affaccia sul lato interno del Tempio di Serapide. Giusto allora dei rintocchi segnalavano l’arrivo del treno impedendo l’attraversamento pedonale. Di lì a poco un treno reso cadente anche dall’impeto graffittaro di anonimi artisti, che ne avevano letteralmente coperto tutti i finestrini, abbuiando gli interni, sopraggiunse fischiando forse semplicemente per salutare gli addetti del casello che corrisposero con un cenno delle loro mani.

 

J.M.

 

…fine parte 4….continua

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Bannatemi pure…io no, non vi banno!

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Bannatemi pure…io no, non vi banno!

Il vento sembra essere cambiato…e tante tra le persone con cui interloquisco, alcune delle quali conosco da anni, e non dai tempi di Facebook, ma da anni e anni, e con le quali non sono sempre stato d’accordo, alcune appartengono a storie politiche comuni, altre a percorsi politici assai diversi, in questo tempo cambiato difendono in modo spesso inatteso storie lontane anni miglia dalla mia cultura.

Negli ultimi giorni leggo che molti fanno a gara a bannare coloro con i quali non sono d’accordo. Lo trovo assurdo, soprattutto in quanto la dialettica combatte differenti pensieri tutti collegati ad una specifica coerenza ispirata a percorsi di vita ed esperienze distinte. Io non lo farò, anche se, come ho già fatto, orgoglioso del mio pensiero, suggerirò a coloro che non sono d’accordo con quello che esprimo, di uscire dal mio account; in modo particolare da quello  spazio dove propongo quotidianamente i miei post, la mia Pagina Pubblica.

Coloro che lamentano espressioni offensive oggettivamente riconoscibili fanno bene invece a mostrarle, poste così a disposizione pubblica. E’ bene anche “copiarle” e datarle, pronte nell’eventualità di doverle utilizzare per querele o denunce, civili e penali. Perché non dare la possibilità a queste persone di poter vedere utilizzati su se stessi gli aspetti rieducativi di una “pena” a norma del terzo comma dell’art.27 della nostra Carta costituzionale?

 

Joshua Madalon

p.s.: Sono stato un “professionista” dell’Educazione! Lo sono tuttora! Non dispenso giudizi “tanto all’ora”! Sono oltre che tollerante! Non banno nessuno: se qualcuno lo vuole fare lo faccia pure nei miei confronti!

 

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Ancora sui vitalizi aboliti(!?) e l’immigrazione

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Ancora sui vitalizi aboliti(!?) e l’immigrazione

L’intervento sui vitalizi è un ignobile stratagemma per soddisfare il desiderio insano, vendicativo di presunti soprusi,  di una parte della popolazione, forse anche maggioritaria (!), che ritiene in toto che chi si è impegnato nel lavoro politico lo abbia da sempre fatto in modo indegno, valorizzando i propri interessi e sottovalutando quelli del popolo da cui aveva attinto fiducia. Ovviamente, come è ormai riconoscibile in ogni azione umana di gruppo, ci sono stati casi molto limitati di indegnità conclamata e per molti la responsabilità non può essere assegnata all’individuo, dal momento in cui questo rispondeva ad una gestione politica centralistica, tipo – per fare un solo esempio – quella dell’attuale M5S. Ma la stragrande maggioranza dei parlamentari ha agito in modo straordinariamente corretto; ma, lo si sa, a far notizia e scandalo sono quei pochi che hanno puntato sulla loro carriera personale perseguendo vantaggi limitati a se stessi ed ai loro diretti protetti (ed in questo caso nessuno dei Partiti e dei movimenti può vantare primazie positive).

Sarebbe certo opportuno apportare modifiche come quelle sulla reversibilità, che non ha senso dal momento in cui i meriti di un impegno non possono essere, al pari dei demeriti, travasati sui congiunti e gli eredi. Ma interventi simili non avrebbero attratto tanti consensi: il “popolo” aveva bisogno di vedere scorrere il sangue, intendendo solo pur macabramente ciò un simbolo.

Sarà probabilmente lo stesso popolo come accade sempre nella Storia a ricredersi, allorquando concretizzerà la realtà dei fatti verificando che simili interventi non producono effetti sostanzaili: anzi!

Il rischio è che invece che vantaggi su un recupero di quegli emolumenti alle casse dello Stato si otterranno svantaggi per un esborso successivo di gran lunga maggiore. La protervia e la caparbietà hanno già dato i loro frutti con la vicenda del referendum istituzionale del 4 dicembre 2016. E non fa bene ignorare tutto questo.

Oltretutto un altro aspetto è quello degli interventi sui temi dell’immigrazione. Qui l’Italia si è infilata in un vicolo cieco, raccogliendo soltanto il sostegno dei paesi “sovranisti” che, ovviamente, sono ciascuno per la chiusura dei propri confini. Con queste prospettive è a rischio la Sicurezza. Creando ghetti in patria e chiudendo le frontiere in modo indiscriminato sarà più facile per chi ha progetti terroristici infiltrarsi, cooptando gente sempre più arrabbiata perché esclusa da un Paese che nega l’accoglienza e l’integrazione, rinchiuso sempre più in se stesso a difesa di valori che vanno sbiadendosi progressivamente a vantaggio di altri meno positivi con uno sguardo vetero-nazionalistico.

Anche la Chiesa sta facendo sentire la sua voce, attraverso figure simbolo. Svolga un ruolo civile rispondendo in particolare alle mistificazioni portate avanti da alcuni protagonisti, allorché si dicono ispirati dal Vangelo. Si sottolineino, come se si trattasse di un’eresia, queste affermazioni ignobili proprio perchè non rispondenti al vero. Cristo si apre agli ultimi, agli umili, ai poveri, ai diseredati, agli emarginati e tra questi vi sono molti di nostri connazionali ma vi è un mondo intero che bussa alle porte dell’Occidente. Per ora bussa, certo, bussa con pudore. Domani chissa!

Non facciamo prevalere l’egoismo: se ogni paese con ordine avesse aperto le porte a questa gente in proporzione agli spazi di cui dispone, avremmo avuto meno problemi e molte risorse attive legali a disposizione. Si è preferito lucrare sulle paure irrazionali, riferendosi a pochi casi, piuttosto che corrispondere a criteri logici realisticamente possibili.

C’è chi, come il Sindaco di Riace, ha mostrato la strada, prendendosi gli improperi beffardi del leader della Lega, che fondamentalmente ha agito come un “piccolo cane” di fronte ad un presunto pericolo: abbaiando.

 

Joshua Madalon

 

 

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Un novello Capitan Fracassa e…il suo servo sciocco (una reinterpretazione della “commedia dell’arte”)

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Un novello Capitan Fracassa…e il suo servo sciocco (una reinterpretazione della “commedia dell’arte”)

Ma chi crede di essere, quel rude individuo degno di rappresentare la barbarie veteroleghista,  che attenua  ipocritamente con un eloquio che ricerca di rassicurare utilizzando bonarie terminologie (“Papà”), allorquando in modo guascone digrigna i denti e mostra il volto rabbioso da novello Capitan Fracassa?

La sua ambizione è quella di essere l’unico depositario del Potere; è per questa ragione uno dei personaggi paradossali che ci tocca incontrare più pericolosi per la diffusione di un cattivo esempio che ha già generato momenti di “ordinaria follia” come quelli di Macerata (cari italiani, la “memoria” di fatti anche recenti non va sotterrata) , a Caserta poco meno di un mese fa e di Latina (11 luglio scorso).

Anche per questo occorre un pieno sostegno alla decisione del Presidente della Repubblica di telefonare al Premier (!) Conte per chiedergli di intervenire nella soluzione della vicenda della nave della Guardia costiera Diciotti. Fa bene, molto bene, a stupirsi Salvini; fa parte della sua (in)cultura ed il suo livello di (non)rispetto dei valori trascritti nella Carta costituzionale. E’ pericoloso questo atteggiamento, questo comportamento, questo modo di agire che parte da una precisa volontà di derogare da quelle che sono le basi delle regole costituzionali, a partire dallla divisione dei poteri (il potere giudiziario è autonomo e non può rispondere nè direttamente nè indirettamente a diktat).

Tra le altre cose è proprio il Governo nella sua interezza a fare una pessima figura. Certo che c’è da stupirsi: abbiamo un Presidente del Consiglio a servizio ridotto (a prescindere dalla sua qualità umana e accademica) che è del tutto incapace di gestire la squadra. E’ del tutto evidente che, andando avanti, se continua la Storia di questo Governo, ci saranno più disastri fallimentari che successi.

 

 

 

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Un altro esemplare momento di festa è stato quello intorno all’approvazione del taglio dei vitalizi. Agli italiani smemorati stanno raccontando fandonie: i vitalizi per quel che è necessario in “tempi di vacche magre e di giustizia sociale” sono stati già aboliti. Con l’Ordine del giorno approvato in Commissione alla Camera sono stati ricalcolati retroattivamente alcuni vitalizi di ex parlamentari. Questa operazione puramente mediatica approvata anche dal PD avrà esiti disastrosi anche in relazione  a quel ventilato maxi(!)risparmio, e pagheremo con gli interessi questa aberrazione.

Io sono a favore di una riduzione, anche ulteriore, dei benefit in modo complessivo ma considero un’altra forma “giacobina” contornata da acredini odiose questa battaglia retroattiva.

Ecco, siamo appena agli inizi di questa XVIII legislatura. Non c’è nulla di buono da festeggiare: anche quell’annuncio di superamento del Job’s Act è una falsità. Ci sono degli aggiustamenti molto limitati tanto da non avere alcun effetto positivo nè per i lavoratori nè per i datori di lavoro.

 

Joshua Madalon

 

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L’ESTATE DEL NOSTRO SCONTENTO

 

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L’ESTATE DEL NOSTRO SCONTENTO

Avevo già deciso da tempo; sin dal breve periodo di vacanza al mare che mi ha limitato tecnologicamente. Leggevo quel che accadeva a Prato intorno alla questione del vecchio Ospedale con gli interventi di alcuni protagonisti della querelle.

Avevo già partecipato tra alcune incomprensioni pregiudiziali a quel dibattito, quando mi son ritrovato a lamentare l’inadeguatezza della nuova struttura ospedaliera di Galciana.        In quell’occasione ci si chiedeva perchè mai, nel periodo in cui sarebbero rimaste in piedi le vestigia del “vecchio”, per rafforzare “temporaneamente” le deficienze del “nuovo” (in partenza già si sapeva che la nuova struttura non avrebbe potuto rispondere alle esigenze peraltro aumentate della popolazione) non fosse stato utile l’impiego di una parte di quelle strutture. A mio parere, si è voluto prioritariamente rispondere ai timori di quanti in primis agognano la realizzazione di spazi più “verdi”, preoccupati dal fatto che, non riuscendo a fornire risposte adeguate ed in un certo senso immediate ai bisogni, la demolizione di quegli spazi fosse rinviata alle calende greche. Tutto sommato, ritengo che così facendo abbiano contribuito, volontariamente o involontariamente poco importa, a rendere più difficile la vita dei cittadini, in primo luogo incapienti e fasce deboli, e di riflesso hanno sospinto gran parte dei contribuenti verso la sanità privata, arricchendola a dismisura.

Ora il tempo è passato ed è sempre più complicato tornare indietro: non ho mai pensato che non sarebbe stato, e non sarebbe, attraente la creazione di grandi spazi verdi contornati da pochi manufatti da utilizzare per Cultura e Svago (Giardini, Luoghi riservati ai bambini, alle famiglie ed agli anziani, spazi dedicati all’espressione delle Arti). Lo trovo affascinante; ma il rischio che ciò non soddisfi le mire imprenditoriali di società peraltro incapaci di riconvertire il proprio operato è molto alto.

Dall’altra parte, il settore della Sanità pubblica è squassato da inefficacia e sciatteria, che stanno culminando in uno scandalo del tutto inatteso, con l’arresto di numerosi medici dell’Ospedale Santo Stefano di Prato, accusati di peculato e truffa ai danni dello Stato.

Parlo di inefficacia e sciatteria complessiva, e mi chiedo perché mai non siano messe sotto accuse tutte le componenti ospedaliere che “non potevano non sapere, non capire”  perché non può accadere che, in un Ospedale (qualsiasi),  si possa così frequentemente saltare la lista di prenotazioni.

Intanto la città attende di capire meglio la sorte del Progetto del nuovo Distretto Sanitario di San Paolo. Ho scritto già che non basta aver prodotto scartoffie per rassicurare una popolazione delusa per più diverse ragioni, in quanto nei testi scritti e nelle parole sono espressi concetti ampi ed indistinti nella loro vaghezza.

E, mentre scrivo, parte la questione dell’aumento del costo dell’utilizzo del mezzo pubblico urbano ed extraurbano. Non si tratta di un lieve incremento, ma di un vero e proprio disincentivo all’utilizzo del mezzo pubblico. L’intervento viene giustificato dai dirigenti dell’azienda CAP, autorizzata in ciò dalla Regione Toscana, con il porre in relazione ad importanti migliorie. Verrebbe da obiettare che sarebbe davvero questo il caso di “Pagare moneta, vedere cammello!”. Ovverosia non sarebbe meglio mostrare “prima” quali siano oggettivamente le migliorie e, successivamente, alzare il prezzo?

 

Joshua Madalon

AMNESIA malattia mortale degli italiani

 

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AMNESIA malattia mortale degli italiani

Molti miei post hanno trattato questo tema. Quel che sta accadendo nel nostro Paese è certamente da collegare alla scarsissima attenzione che viene riservata alla Cultura ed all’Istruzione. Gli investimenti nel comparto educativo sono tra i più infimi a livello europeo; dopo di noi c’è soltanto la Grecia, della quale però conosciamo la grande difficoltà economica ancor più acuta nell’ultimo decennio.

Non è dunque difficile che gli stessi esponenti governativi finiscano per rappresentare la media del nostro popolo, ignorante suo malgrado ma ugualmente colpevole perchè acquiescente complice di tale condizione. A darne dimostrazione vi sono i cosidetti “social” dove ci si imbatte costantemente in castronerie colossali. E negli ultimi tempi ve ne sono ancor più, visto che a risultare tra i vincitori della competizione politica vi è una masnada di ignoranti presuntuosi ed ambiziosi senza merito. La loro vittoria ha dato la stura al peggior florilegio di stupidaggini contornate da arroganza repressa. Ovviamente, anche io in tutto questo bailamme, come potete vedere, non taccio.

Oggi mi dedico alla riflessione su uno degli aspetti più confortanti, che conferma il dato sul grado di affidabilità di una delle due parti, quella peraltro in partenza maggioritaria, che formano l’attuale compagine governativa.

“Onestà, cambiamento, rifiuto di compromessi” sono state tra le parole d’ordine simboliche cui tante elettrìci ed altrettanti elettori hanno creduto (o dobbiamo arguire che fossero incapaci di intendere?).

Il Movimento 5 stelle, sul quale sto puntando la mia attenzione, ha esordito escludendo qualsiasi tipo di accordo con Berlusconi, condannato in via definitiva; ma i suoi dirigenti, a partire da Di Maio, non esprimono lo stesso sdegno nei confronti di un’altra sentenza, anch’essa de-fi-ni-ti-va, per la quale la Lega è chiamata a versare allo Stato 49 milioni di euro. Poco  importa che si tratti di vicende collegate a figure, in questo momento, di secondo piano (Bossi e Belsito); certamente quelle somme – se effettivamente detenute e nascoste –  hanno costituito (se non altro) la base attraverso la quale l’attività politica di quel Partito si è potuta mantenere e sviluppare fino ad oggi. L’attuale Segretario della Lega ha beneficiato probabilmente di quei cespiti rassicuranti e, come accade nelle famiglie, non può controbattere che si tratta di una storia vecchia della quale non avverte responsabilità personalmente. Le colpe dei padri spesso ricadono sui figli e oltre. Sarà “dabbenaggine” o “strategia tipo prima Repubblica” quella del Di Maio che assolve il suo compagno di Governo? Certamente dovrebbe essere imbarazzante per gli elettori del M5S, in particolare quelli che ambivano e credevano al “cambiamento”, trovarsi di fronte a tali contraddizioni! E qui scatta il tema dell’amnesia! Negli ultimi giorni, poi, molteplici contraddittorietà si sono sviluppate all’interno della compagine governativa, dando il via a dichiarazioni da parte di esponenti di primissimo piano, come il Presidente della Camera, Roberto Fico, che ha dichiarato che le Ong “fanno un lavoro straordinario” ed ha chiesto che i porti non siano preclusi ad esse. Fico mette in discussione così la linea di una parte del Governo, quella della Lega, che sta tendendo la corda intorno alle tematiche dell’immigrazione con modalità violente tipiche della peggiore Destra, rifiutando di ragionare sulla ricerca di soluzioni condivise. E cosa ha fatto Di Maio? ha detto che “quella di Fico” era un’opinione personale. Certamente lo era; buono a sapersi; ma cosa dicono coloro che fanno parte di quel gruppo – pur limitato e sparuto – di elettrìci ed elettori di Sinistra? Ah già, dimenticavo! Per Lega e 5 stelle, oltre che per tanta gente comune non esiste più nè la Destra nè la Sinistra. Eppure, perlomeno io (ma non sono così solo) che mi sento di Sinistra, vedo agire tanti che accredito come appartenenti alla Destra, reazionaria, retriva, ignorante.

 

Joshua Madalon

 

 

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GRAZIE!

 

 

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GRAZIE!

Vuoi vedere che dobbiamo anche ringraziarlo, quell’ineffabile marmocchio infantile che è ormai entrato nella Storia del XXI secolo, come il “rottamatore” di quello che fu (ormai è del tutto assodato) uno dei tentativi più ardui di “riformismo democratico” succeduti al “compromesso storico” ed alla caduta del Muro di Berlino con i suoi annessi e connessi?

Quelli come noi che, forse un tantino ingenuamente, sostenemmo lo sforzo per la costruzione del Partito Democratico verso la fine del primo decennio di questo secolo, avevamo rincorso le riflessioni alte sui vari temi, dal rapporto tra cattolici e laici a quello della “cittadinanza” e dei diritti, da quelle sulla ricerca di “identità” con particolare attenzione ai territori a quelle sulla giustizia, da quelle sulla libertà a quelle sulla pace contrapposta alla guerra, dai temi connessi al mondo del lavoro a quelli sull’innovazione, e via dicendo (Donne, Giovani, Cultura, Ambiente, Equità e oltre).

Già allora la più grande difficoltà era collegata alla pratica della “democrazia”: non era rispettato nè tantomeno tollerato il dissenso, ancor più quello ragionato. La nascita di un Comitato del tutto esterno alle pratiche politiche fu avversato ed i suoi promotori furono emarginati. Eppure appariva prioritario per tanti di noi il puntare al rinnovamento dei metodi e delle pratiche centralistiche che avevano caratterizzato le forze politiche promotrici del “nuovo” Partito.

Che il percorso del”nuovo” non dovesse essere diverso da quelli precedenti lo si comprese allorquando nel 2008-2009 si procedette dall’interno del Partito in modo infido a costruire un falso sondaggio sulla figura del Sindaco Romagnoli per screditarlo e preparare il terreno per una candidatura gradita all’establishment. Già allora tuttavia si era andata costituendo un’opposizione “popolare” verso il sistema; di ciò non tennero conto i dirigenti che forzarono, a norma di Regolamento, la sottoscrizione da parte di un numero spropositato di membri dell’Assemblea provinciale a sostegno del candidato gradito dal Potere. Era un gioco facile, almeno così sembrava: dalle stanze della Segreteria chiamavano le compagne ed i compagni e facevano sottoscrivere loro, singolarmente, il sostegno alla candidatura. Ovviamente molte/i non sapevano che stavano cooperando ad una vera e propria ingiustizia.

Nacque però un movimento intorno ad una figura diversa da quella proposta dalla Segreteria che, sempre nel rispetto del Regolamento, si impegnò a raccogliere, oltre ai residui dei membri dell’Assemblea, numerosissime adesioni di semplici iscritte ed iscritti. E le Primarie che ne scaturirono diedero ragione a questa ultima scelta.

Ho riportato in modo molto stringato (molti conoscono poi il seguito)  i contorni di quella vicenda per evidenziare come quella classe dirigente, giubilata dalla base, fondamentalmente sconfitta nel suo ambiguo progetto, abbia poi ripreso vigore con l’avvento della “meteora” renziana.

Lo “sconquassatore”, il “barbaro” egocentrico ed arrogante apparve a molti come una giusta alternativa al berlusconismo (“in fondo, con quel carattere così volitivo e simile a quello del fu-Cavaliere, avrebbe potuto contrapporglisi”, pensarono). Ma molti altri come noi compresero che quel Progetto, a cui avevamo lavorato per rafforzare i valori della Sinistra in un soggetto che pur si intendeva collegare alle forze democratiche e progressiste del Centro, era ormai destinato al fallimento.

E che il PD, permanendo al suo interno il gruppo dirigente che ha sostenuto, per convinzione o convenienza poco importa, Matteo Renzi, sia destinato a sparire, lo avrebbero dovuto capire da tempo coloro i quali gli si sono opposti (pochi, in verità; e pochissimi in modo serio). Grande pena verso coloro che hanno utilizzato il “carrettino” per soddisfare le loro ambizioni. Ma è davvero curioso che da parte di chi gli si è opposto e che ha scelto di non abbandonare non vi sia stato ancora un moto d’orgoglio: occupate il Nazareno, per piacere e defenestrate i renziani!

Non appartiene alla democrazia quella forma di arroganza che ha espresso nell’Assemblea; è pura violenza! Vi rendete conto che costui è stato, oltre che il Segretario di un Partito storico, il Presidente del Consiglio del nostro Paese?

Ecco perché, dopo averlo ascoltato ieri, quasi quasi lo ringrazio per aver suffragato ampiamente le ragioni di una scelta.

 

Joshua Madalon

 

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UNA SERA DI LUGLIO ALLA FESTA POPOLARE DI FIGLINE di Prato

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UNA SERA DI LUGLIO ALLA Fe jp9STA POPOLARE DI FIGLINE di Prato

Bizzarra e stravagante la proposta (forse una provocazione?): costruire una coalizione senza il PD chiedendo a quella forza di farsi da parte e consentire ad una varietà di sigle civiche di partecipare alla competizione elettorale amministrativa del 2019 a Prato. L’ha lanciata Maurizio Giardi, in rappresentanza dell’Associazione “Prato 2040”.

Ieri sera – 6 luglio –  una parte consistente della Sinistra ha partecipato all’incontro organizzato da “Potere al Popolo” nell’ambito della Festa Popolare di Figline di Prato. Il tema era ‘Prato in Comune: costruiamo l’Alternativa a Sinistra’. L’idea era venuta dopo un incontro “non casuale” tra alcuni esponenti di Rifondazione Comunista, di Sinistra Italiana, di SI Toscana a Sinistra e dell’Aggregazione Democratica San Paolo, preoccupati dallo stallo perdurante intorno alla necessità di costruire un Progetto unitario della Sinistra a Prato, alternativo al PD, condiviso in modo ampio e competitivo.

Dopo un intervento di apertura di Leonardo Becheri c’è stato quello di Tiziana Nadalutti, rappresentante della coalizione di Sinistra “Diritti in Comune”, formata da  Una Città in Comune, Rifondazione Comunista e Possibile (in avvio era presente anche Sinistra Italiana che poi ha deciso di correre da sola), che a Pisa ha partecipato alle comunali del 2018 ottenendo un risultato confortante per il futuro (il 7,8%). Il contributo di Tiziana è stato estremamente utile, proprio nella parte in cui ella ha descritto in modo sintetico ma esauriente e preciso il metodo utilizzato per la costruzione di un Programma di Governo della città. Incontri e confronti come questi andranno realizzati proprio per consentire di condividere le “buone pratiche” sia nelle fasi ideative e progettuali sia in quelle, eventualmente, realizzative.

All’incontro ha partecipato anche Andrea Martinelli di Sinistra Italiana che ha confermato, in larghe linee, l’esigenza di aprire un confronto a 360° nell’ambito della Sinistra per preparare una Piattaforma programmatica anche, e soprattutto, in vista dell’appuntamento, concomitante con le Amministrative, delle Europee.

Dopo Andrea ho svolto in modo disordinato anche la mia riflessione. Rappresentavo poco più di me stesso, non avendo riferimenti a forme di Partito o associazioni. Ma ho parlato dell’esperienza del “Circolo delle Idee” e di “Trame di Quartiere” come elementi di riferimento metodologici di elaborazioni programmatiche coinvolgenti le realtà di un territorio come quello di San Paolo in Prato. Ho peraltro chiesto forse in modo anche accorato di mettere da parte le identità minime per condurle alla realizzazione di identità più ampie, siano poi esse singolarmente espresse in un contenitore unico o in una coalizione. Ho esposto anche il rammarico relativo all’abbandono di quel progetto chiamato “Alternativa 2019 – Prato a Sinistra” al quale avevamo partecipato tutti.

Hanno poi parlato esponenti di Comitati come quello di Prato Sud impegnati da tempo sulle tematiche ambientali, lamentando la perenne disattesa da parte delle autorità amministrative comunali intorno alle loro richieste. E’ intervenuto anche Luca Mori, puntando l’attenzione soprattutto sulle questioni valoriali connesse ai temi europei, e Roberto Marcelli, che ha apprezzato lo sforzo che si va compiendo in direzione unitaria. Altri ed importanti temi di politica nazionale proiettata sul locale sono stati svolti con competenza da Tommaso Chiti di SI Toscana a Sinistra, impegnato fortemente sul territorio nella conduzione di Comitati specifici  intorno ai temi dell’accoglienza e dell’integrazione.

Sorprendente e spiazzante in tale contesto è stata la proposta di Maurizio Giardi, della quale ho accennato in apertura. Se non altro, ne parleremo: di certo, sarebbe davvero curioso che il PD rinunciasse a presentare una sua lista (e, ne deriva, un suo candidato)  consentendo di mettere in piedi un’ampia coalizione della Sinistra. Per ora, a mio parere, si tratta di fantapolitica di cui non tener conto, per andare avanti, pur con ritardo (ma non perdiamo altro tempo a correr dietro a queste stramberie), nella costruzione di un nostro Progetto.

 

Joshua Madalon

 

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Le due immagini riprendono alcuni materiali di propaganda elettorale utilizzati da DIRITTI IN COMUNE a Pisa – appartengono alla fase precedente l’avvio della competizione, nel corso della quale Sinistra Italiana decise di partecipare da sola con una sua candidatura.

Una via d’uscita dal “cul de sac” – NON BASTANO LE IRONIE – CI VUOLE UN PUNTO E A CAPO parte 2

 

 

 

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Una via d’uscita dal “cul de sac”

NON BASTANO LE IRONIE – CI VUOLE UN PUNTO E A CAPO

 

2.

Certamente è liquidatorio e superficiale l’addebito tout court al Partito Democratico; ma non si può pensare allo stesso tempo che una forza che raggiunge e supera pur in un contesto favorevole (ridotta partecipazione al voto e inaffidabilità a livello europeo di un movimento come quello “grillino”) il 40% dei consensi e poi in pochi anni crolla al 17 e poco più % non abbia delle responsabilità oggettive in quel che oggi va accadendo. Per non parlare di quella catastrofe che è stato il referendum del 4 dicembre 2016; anche in quell’occasione il Partito Democratico si è lanciato, al seguito di Renzi e dei suoi più fedeli sostenitori, in una campagna disastrosa, senza mai riconoscere il valore delle critiche.

Per concludere, anche se avrei da scrivere molto di più, mi rivolgo a coloro che non lo hanno ancora compreso, invitandoli a rimettere in piedi una forza politica di Sinistra (non ascoltate le voci tendenziose che parlano di una marginalità di quella parte politica) che princìpi dal riconoscimento degli errori e allontani dal proprio interno coloro che li hanno prodotti; gli altri fondino un nuovo Partito, lo chiamino PDR o Partito della nazione o Fronte Repubblicano, si alleino pure con i  rimasugli di Forza Italia: in fondo lo hanno sempre desiderato.

Anche a Prato la Sinistra sappia mostrare la sua maturità, costituendosi in forma autonoma, critica ma in modo positivo e propositivo per poter contribuire ad un processo reso ancor più urgente dalla crisi del Centrosinistra non bilanciata da un successo della Sinistra nelle occasioni elettorali più recenti. Una Sinistra che non ha funzionato come calamita dei transfughi del PD in quanto caratterizzata da due aspetti, direi ancora “ambigui”: non essere del tutto distinguibile dal PD e non essere promotrice di un riconoscibile progetto di governo.

E’ stato questo il caso della lista “LeU”, costruita troppo a ridosso sia delle scelte di alcuni leader “fuoriusciti” dal PD sia della contesa elettorale che già si annunciava “di lacrime e sangue”. Il risultato atteso era contornato da fantasiose teorie secondo le quali LeU avrebbe potuto convogliare gran parte dei delusi dal Centrosinistra: a conti fatti – con il “senno” del “poi” – si caratterizzava come una sorta di camera di compensazione in attesa dei tempi migliori per poter poi riconvertirsi.

Altro è stato il progetto di “Potere al popolo” con l’idea di costituire un punto di riferimento dopo l’esperienza deludente – e delusa – del “Brancaccio”. In quella realtà “politica” manca il progetto governativo ed è dunque il punto di approdo di eterni e perenni scontenti, che prefigurano rivoluzioni impossibili, indisponibili al confronto che significa in soldoni “compromessi”.

Sia la forza di “LeU” che quella di “PaP” si sono connotate, pur non riconoscendolo,  come sedi medio-borghesi autoreferenziali, del tutto sottomesse in angoli angusti dalla forza del populismo e del sovranismo.

Per uscire dall’angolo bisogna rimettere in moto il rapporto “aperto” con i territori. Non ha alcun senso rivolgere l’attenzione alle candidature: ad oggi qualsiasi personaggio afferente alla storia del Partito Democratico non è degno di attenzione, perché ancora portatore attivo o passivo di quella fase scellerata ed autodistruttiva che si spera sulla via dell’estinzione, che si è chiamata “renzismo”.

Ho avviato questo post dedicandolo a coloro che in quel Partito minimizzano i danni inferti dall’avvento di Renzi, ironizzando sugli addebiti in relazione alla difficile situazione politica che si è venuta a creare. Ancora una volta dico loro che, invece che inalberarsi di fronte alle critiche mie e di tante altre persone si fermino a riflettere ancora un po’, riconoscano almeno il valore disinteressato di esse e facciano sentire più forte la loro voce. Ma soprattutto, per carità, evitate di pensare che sia possibile per tanti come me di far ritorno “con la coda fra le gambe” in quel contesto dal quale praticamente si è voluto emarginare i critici a prescindere dalla valutazione delle loro richieste.

 

Joshua Madalon

 

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Una via d’uscita dal “cul de sac” – NON BASTANO LE IRONIE – CI VUOLE UN PUNTO E A CAPO

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Una via d’uscita dal “cul de sac”

NON BASTANO LE IRONIE – CI VUOLE UN PUNTO E A CAPO

Leggo ironie, pur contrassegnate da amarezze varie, che si riferiscono al fatto che da più parti – ed in maniera più intensa da quella  che aveva avuto fiducia verso il progetto del Partito Democratico – molte delle responsabilità  del degrado socioculturale che si concretizza nella leadership governativa vengano attribuite al percorso “renziano” di quel Partito.

“Ironie” che tendono ad evidenziare l’ingiusto addebito.

Il post che sto scrivendo esprime il profondo disappunto verso gli estensori di tali commenti ironici (ma lo ripeto: “amari”!).  E’ inammissibile che non si sia (stati) capaci – e non lo si sia ancor di più oggi – di analizzare approfondire le ragioni di un insuccesso ormai progressivo inarrestabile (soprattutto in presenza di un pregiudiziale rifiuto ad ammettere le proprie dirette responsabilità), che produce un danno immenso nel Paese.

Io so bene che riconoscere gli errori significherebbe dare ragione a chi come me non ha mai risparmiato critiche. Ma questi segnali sarebbero da considerare “positivi” in vista di un futuro non di certo ora vicino nel quale le strade potrebbero ricongiungersi.

Per la storia (la “piccola e minima” che mi appartiene) sin dall’avvio del processo fondativo ho sviluppato insieme a tante altre compagne e tanti altri compagni una serie di riflessioni sul deficit di democrazia che caratterizzava  la nuova formazione.

Attraverso molte difficoltà siamo andati avanti. A Prato la leadership del PD ha sin dall’avvio (la fondazione del PD è del tardo autunno del 2007) prodotto un vulnus irreparabile sul territorio, portando per la prima volta alla sconfitta del 2009. In quell’occasione il Partito si era proditoriamente arroccato intorno ad una scelta impopolare e non aveva gradito la proposta alternativa peraltro vincente in uno scontro di Primarie.

Quella leadership, sconfitta, fondamentalmente sfiduciata, ha ripreso vigore con l’avvento di Renzi, al quale ha inteso collegare i suoi destini.

Da quel momento in poi le scelte politiche ed amministrative hanno voluto aprire le porte a contributi alieni dal punto di vista culturale e valoriale, allo scopo di poter riprendere la guida dell’amministrazione cittadina.

Di fronte a tali scelte, difese peraltro a spada tratta allorquando alcuni di noi le hanno apertamente criticate, si rispondeva con un’alzata di spalle e con un “non importa chi sia o a chi appartenga colui che ci vota”.

Politiche dunque ambigue contrassegnate da un rapporto privilegiato con i “salotti buoni” e le “piccole lobbies” della città, e con un allontanamento costante dalle realtà “periferiche” hanno caratterizzato il governo del territorio.

In un contesto simile di chi è la responsabilità del disastro politico?

 

…continua….

 

Joshua Madalon

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