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reloaded de “UNA PROFONDA MANCANZA DI CULTURA” del 7 agosto 2017

 

reloaded de “UNA PROFONDA MANCANZA DI CULTURA” del 7 agosto 2017

Ripropongo un mio intervento dello scorso anno.

C’è in esso il profondo convincimento che la forma di “razzismo” di cui è ormai caratterizzata una larga parte della nostra gente è riferibile ad un livello culturale infimo, del quale però sono colpevoli le classi politiche che si sono arrogate di appartenere alla Sinistra e quelle altre non di Sinistra, che hanno lucrato per ottenere “potere” . So bene che il mio giudizio, espresso così, risulterà irritante e tranchant. Occorre tuttavia ribadire che se da una parte gesti simili come quelli di cui si parla nel post riproposto sono inaccettabili, dall’altra parte occorre aggiungere che una Amministrazione politica di Centrosinistra ( che si dice tale! ) non può limitarsi ad avanzare proposte in modo semplicistico senza aver preparato nei mesi precedenti un progetto di accoglienza. Noi sappiamo, oggi, agosto 2018, cosa è avvenuto in questo Paese e cosa sta accadendo giorno dopo giorno. Dobbiamo riprendere in mano la situazione, partendo dalle criticità, assumendosi in parte le responsabilità. Mi spiegherò meglio nelle prossime ore.

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UNA PROFONDA MANCANZA DI CULTURA

Quel che avviene a Prato in questi ultimi giorni in relazione allo spostamento in via del Cilianuzzo della sede della Croce Rossa portandosi dietro anche un gruppo di migranti attiene al dibattito estivo in un contesto intriso da un provincialismo becero incapace di approfondire le tematiche della migrazione in tutte le sue possibili variabili collegate al livello culturale che esprimono gli strenui difensori dell’integrità nazionale e dal rifiuto di riconoscere gli elementi fondamentali di razzismo che caratterizzano queste persone che non perdono occasione per mostrare quanto valgono. Da sempre uomini e donne di qualsiasi provenienza etnica o religiosa hanno potuto esprimere la loro umanità dialogando, a volte anche solo con i segni del volto, con un sorriso e con un gesto di amore e di amicizia.
Diverse sarebbero le responsabilità cui addebitare le difficoltà connesse all’ospitalità di queste donne ed uomini di altri paesi lontani che arrivano fino a noi sospinti dall’avidità di popolazioni dalla pelle bianca che per secoli hanno dilapidato i beni delle terre africane e del vicino Oriente; troppo facile continuare a dire “aiutiamoli in casa loro” mentre la comunità internazionale, quella di cui siamo parte integrante, non è in grado di fermare gli interventi delle multinazionali, degli Stati Uniti e della Cina, che stanno progressivamente colonizzando parti considerevoli dell’Africa, continuando a produrre la lenta progressiva espulsione ”naturale” da quelle lande verso le rive meridionali dell’Europa.
Ma non solo questo accade; riferendomi al severo monito con cui ho descritto il livello culturale delle buone donne e dei saggi uomini pratesi che in questi giorni protestano per la presenza di circa 25 migranti sul loro territorio, equiparando prima di tutto se stessi a cani e gatti che allo stesso modo difendono il loro spazio “vitale” dagli intrusi, sarebbe bene rilevare che vi è una parte mancante in tutto il percorso ed è quella relativa alla Cultura, ad un necessario approfondimento delle conoscenze reciproche che da sole possono contribuire ad arricchire e rassicurare tutti. Questo ruolo dovrebbe essere svolto dall’Amministrazione comunale, ancor più se – come si dice – quella di Prato è di Sinistra o perlomeno di Centrosinistra. A questo scopo dovrebbe essere impegnata la Prefettura, organismo che non può occuparsi soltanto di controllo burocratico e poliziesco. Invece, purtroppo, finora accade proprio che a prevalere siano le urla ed i berci di persone che non sono in grado di guardare al di là di un solo centimetro dal proprio naso. Sia detto con chiarezza e con la massima onestà, considero molto più grave le inadempienze delle istituzioni, perché composte da persone che dovrebbero esprimere un livello culturale superiore, a fronte delle sguaiate e pretestuose proteste della gente comune, spesso strumentalizzate da vecchi volponi della Politica d’accatto che si accapigliano per conquistare qualche ruolo nelle future competizioni.
Un consiglio a queste ultime persone; cercate di urlare meno e cominciate a dialogare con queste altre persone meno fortunate che vengono da lontano; fatelo da sole, senza l’ausilio delle istituzioni assenti: forse riuscirete anche ad apprezzarne la Cultura, quella che deriva dai loro viaggi, dalle loro storie, dalle loro tragedie, le loro passioni. Scoprirete che “insieme” riuscireste anche a cambiare la loro e la vostra storia, ad isolare qualche elemento tra loro meno incline a mettersi in gioco all’interno di un percorso positivo, riportandolo semmai su una strada comune che consenta di poter anche ritornare nel loro Paese, avendo però conosciuto una realtà ospitale, accogliente, costruita su regole certe e rispettate da tutti, un Paese civile come dovrebbe essere il nostro.

Joshua Madalon

 

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L’UOMO NEL FOSSO

 

L’UOMO NEL FOSSO

 

Oggi voglio dedicarvi due lettere di Antonio Gramsci collegate tra loro ed all’interno delle quali troverete un apologo: provate ad interpretarne il senso e incoraggiate voi stessi ed i vostri vicini (amiche ed amici, compagne e compagni) ad avere più fiducia nell’Intelligenza e nella Cultura contro i falsi “profeti”.

 
1° agosto 1932

Carissima Iulca,
ho ricevuto la tua lettera del 15 luglio. Ti ringrazio per il tuo scrivere frequente. Ho ricevuto le fotografie dei bambini e tua ed esse mi aiutano ad immaginare un po’ piú concretamente la vostra vita e a fantasticare meno. La tua ultima lettera mi ha dato anche una prova che le tue condizioni di salute sono migliorate; ho voluto rileggerla proprio come «referto»… medico e ho constatato che non c’è neanche un errore di ortografia e di lingua in generale. Ciò vuol dire che il tuo italiano è ancora solido e che il tuo processo di ideazione è ridiventato limpido e chiaro, senza dubbi, pentimenti, irrisolutezze, come non appariva essere precedentemente, almeno qualche volta. – Ricordi ancora quando ti ho raccontato la storiella dei rospi che si posano sul cuore degli addormentati in campagna? Sono appunto circa 10 anni: quante fanfaluche ti ho raccontato in quel mese trascorso al sanatorio! Nello scrivere la novellina dell’uomo nel fosso mi è ritornato alla memoria improvvisamente, e mi sono ricordato che allora ti era rimasto impresso con un accompagnamento di sensazioni comiche. – Anche ciò che scrivi di Delio e Giuliano e delle loro inclinazioni, mi ha fatto ricordare che qualche anno fa credevi che Delio avesse molta inclinazione per l’ingegneria costruttiva mentre pare che oggi questa sia l’inclinazione di Giulianoe Delio invece sia piuttosto portato alla letteratura e alla costruzione.

 

 

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Lettera del 27 giugno 1932, a Iulca

Carissima Iulca,

ho ricevuto i tuoi foglietti, datati mesi e giorni diversi. Le tue lettere mi hanno fatto ricordare una novellina di uno scrittore francese poco noto, Lucien Jean, credo, che era un piccolo impiegato in una amministrazione municipale di Parigi. La novella si intitolava In uomo in un fosso. Cerco di ricordarmela.

Un uomo fortemente vissuto, una sera: forse aveva bevuto troppo, forse la vista continua di belle donne lo aveva un po’ allucinato. Uscito dal ritrovo, dopo aver camminato un po’ a zig-zag per la strada, cadde in un fosso. Era molto buio, il corpo gli si incastrò tra rupi e cespugli; era un po’ spaventato e non si mosse, per timore di precipitare ancora più in fondo. I cespugli si ricomposero su di lui, i lumaconi gli strisciarono addosso inargentandolo (forse un rospo gli si posò sul cuore, per sentirne il palpito, e in realtà perché lo considerava ancor vivo). Passarono le ore; si avvicinò il mattino e i primi bagliori dell’alba, incominciò a passare gente.

L’uomo si mise a gridare aiuto. Si avvicinò un signore occhialuto; era uno scienziato che ritornava a casa, dopo aver lavorato nel suo gabinetto sperimentale. Che c’è? Domandò. – Vorrei uscire dal fosso, rispose l’uomo. – Ah, ah! Vorresti uscire dal fosso! E che ne sai tu della volontà, del libero arbitrio, del servo arbitrio! Vorresti, vorresti! Sempre così l’ignoranza. Tu sai una cosa sola: che stavi in piedi per le leggi della statica, e sei caduto per le leggi della cinematica. Che ignoranza, che ignoranza! – E si allontanò scrollando la testa tutto sdegnato.

Si sentono altri passi. Nuove invocazioni dell’uomo. Si avvicina un contadino, che portava al guinzaglio un maiale da vendere, e fumava la pipa: ah, ah! Sei caduto nel fosso, eh! Ti sei ubriacato, ti sei divertito e sei caduto nel fosso. E perché non sei andato a dormire come ho fatto io? – E si allontanò, col passo ritmato dal grugnito del maiale.

E poi passò un artista, che gemette perché l’uomo voleva uscire dal fosso: era così bello, tutto argentato dai lumaconi, con un nimbo di erbe e fiori selvatici sotto il capo, era così patetico! E passò un ministro di Dio, che si mise a imprecare contro la depravazione della città che si divertiva o dormiva mentre un fratello era caduto nel fosso, si esaltò e corse via per fare una terribile predica alla prossima messa.

Così l’uomo rimaneva nel fosso, finché non si guardò intorno, vide con esattezza dove era caduto, si divincolò, si inarcò, fece leva con le braccia e le gambe, si rizzò in piedi, e uscì dal fosso con le sole sue forze. – Non so se ti ho dato il gusto della novella, e se essa sia molto appropriata. Ma almeno in parte credo di sì: tu stessa mi scrivi che non dai ragione a nessuno dei due medici che hai consultato recentemente, e che se finora lasciavi decidere agli altri ora vuoi essere più forte.

Non credo che ci sia neanche un po’ di disperazione in questi sentimenti: credo che siano molto assennati. Occorre bruciare tutto il passato, e ricostruire tutta una vita nuova: non bisogna lasciarci schiacciare dalla vita vissuta finora, o almeno bisogna conservarne solo ciò che fu costruttivo e anche bello. Bisogna uscire dal fosso e buttar via il rospo dal cuore.

Cara Iulca, ti abbraccio teneramente.

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…a cura di Joshua Madalon

PASSEGGIATE FLEGREE Giugno 2018 – parte 6

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PASSEGGIATE FLEGREE Giugno 2018 – parte 6

La città di Pozzuoli è adagiata in una conca vulcanica che parte dalla periferia di Bagnoli, frazione nota nell’antichità come luogo di turismo termale (da “balneis”) e poi dall’inizio del Novecento sede di attività industriali (c’era l’ILVA fino agli anni ’90 di quel secolo), per poi comprendere, dopo l’insediamento cittadino, la frazione di Arco Felice – Lucrino, Baia, luogo anch’esso che rimanda alla cultura romana e Bacoli, fino al capo Miseno. La città si è strutturata nei secoli e soprattutto nell’ultimo con insediamenti collinari che arrivano a toccare quasi 500 m. sul livello del mare.
Marietta ed io abitavamo alle pendici della Solfatara (458 m slm) e da lì quella mattina, con il fresco, eravamo scesi giù prima verso il cimitero e poi al porto. Ora ci toccava rifare il percorso in salita con un clima che, nel frattempo era diventato insostenibile: oltretutto eravamo partiti leggeri ed ora dovevamo far ritorno con un carico di qualche chilo in più.
I mezzi pubblici sono tra le note dolenti di una realtà così ricca di stimoli culturali ma così povera e sprovveduta dal punto di vista imprenditoriale. “Sopportare” cristianamente o meno e “tirare a campare” sembrano imperativi categorici negativi persistenti in questa porzione di mondo.
Scartata l’idea di aspettare lì altri quaranta minuti nell’incertezza che ciò fosse vero, dovevamo scegliere a quale albero impiccarci; ovvero quale percorso in salita privilegiare. Ci fermammo un po’ nella “villa”. Altro aspetto dolente di questo luogo è la quasi assenza di spazi verdi. In verità le colline, ancorchè punteggiate da manufatti abusivi “di necessità”, erano abbastanza verdi; ma la città è stata costruita riempiendo tutti i vuoti e la “villa comunale” è un appezzamento di cemento di circa 500 metri quadrati con qualche panchina, una fontana centrale contesa da bambini e cani e alcune aiuole con pochi alberi. Nella città medio-alta c’è un altro parco giardino acquisito alla fruizione pubblica negli anni Ottanta ma non c’è molto altro. Anche quella che chiamavamo da ragazzetti “la selva” è stata riempita dalla Tangenziale.
Dal mercato alla villa sono trecento metri: decidemmo che nella sosta avremmo vagliato le ipotesi per la salita.
Mentre eravamo seduti a goderci il traffico che era intenso, visto la concomitanza di arrivi e partenze dei traghetti per le isole ed il contemporaneo spostamento degli acquirenti che dal mercato si dirigevano nella parte superiore della città per l’elaborazione dei cibi, si palesò uno dei miei amici teatranti che non vedevo da anni.
“Non sei proprio cambiato, diamine!” “E tu, hai fatto il patto col diavolo?” battute più o meno simili per segnalare l’esatto contrario. Il tempo passa e i segni si vedono. Lo spirito però, quello sì, non è cambiato e probabilmente anche la sveltezza intellettiva, visto che entrambi non ci siamo adagiati: io un docente impegnato nella scuola superiore lui un piccolo imprenditore attivo nella politica.
Non palesammo la nostra stanchezza ed orgogliosamente – ahimè – salutammo l’amico e declinammo l’invito ad utilizzare un passaggio, essendo del tutto convinti delle nostre forze e della capacità di adeguarle all’impresa.

fine parte 6….continua

Joshua Madalon

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ANCORA SULLE FAKE NEWS a scopo propagandistico veicolate dalla LEGA

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ANCORA SULLE FAKE NEWS a scopo propagandistico veicolate dalla LEGA

Sempre da
https://openmigration.org/analisi/cosa-ci-raccontano-i-dati-sui-detenuti-stranieri-in-italia/

La narrazione che la Destra in questo Paese fa della presenza di persone straniere – non solo africane o orientali ma anche ed in misura notevole “comunitarie” (Romania) o assimilabili (Albania) che arrivano al 26,5% sul totale – è in assoluto deficitaria dal punto di vista sociologico-culturale. Alla Destra non mancano le intelligenze: dunque è del tutto evidente che costruiscono in modo falso e tendenzioso per l’appunto una narrazione perniciosa per la tenuta degli equilibri sociali, atta a costituire forme di vantaggio elettorale sulla pelle degli stranieri e su quella in modo indiretto della massa di persone incolte o bassamente acculturate, che negli ultimi anni sono numericamente in aumento, anche a causa di politiche scolastiche e culturali inefficaci.
Questi i dati numerici da cui poi far partire analisi profonde (quelle che mancano): è l’Amministrazione penitenziaria, non un Partito o Associazione o Organizzazione di Sinistra, a fornirle alla data del 30/06/2017 – poco più di un anno fa.

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Altro capitolo che andrebbe tenuto in considerazione nello studio della riforma è quello sul tipo di reati commessi dagli stranieri e sulle pene loro inflitte. I numeri ci mostrano una situazione che non giustifica gli allarmismi diffusi nell’opinione pubblica. La retorica dell’invasione degli stranieri pericolosi che vengono nel nostro paese per delinquere non è supportata dai dati reali che provengono dalle nostre carceri.

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“La sovrarappresentazione degli stranieri nel nostro sistema carcerario non si può imputare a una loro presunta maggiore propensione al crimine, ma è invece influenzata da fattori normativi e sociali, specialmente per chi è in Italia come irregolare. Secondo gli esperti della materia, infatti, l’insieme dei dati sociali e criminali relativi alla popolazione detenuta immigrata dimostra senza equivoci che il sistema della giustizia penale è al servizio di un’idea fortemente selettiva su base etnica e sociale. Il presidente dell’associazione Antigone, Patrizio Gonnella, sottolinea che il “tasso di fiducia penitenziario” – misurato calcolando il rapporto fra il totale delle persone in esecuzione penale e quelle che sono in misura alternativa, e drasticamente diverso per italiani e stranieri – è misura eloquente di un sistema penale selettivo, che ripropone meccanismi discriminatori già presenti nella società libera.
Altro aspetto discriminatorio “a prescindere” è sottolineato dall’articolo che vi suggerisco di leggere per intero.
Si correrebbe inoltre il rischio di generalizzare se si considerassero i detenuti stranieri come se fossero un unicum. Non è così. Si tratta di poco meno di 20.000 persone: tutte non italiane, ma con ben poco in comune oltre al fatto di essere straniere e recluse in Italia.”

Pochi poi sono disposti a riflettere intorno al fatto che molti tra gli stranieri nordafricani in carcere sono responsabili di cessione di droga (pusher): ora basterebbe semplicemente fermarsi un attimo nella furia cieca per poter capire che la “roba” da spacciare viene loro fornita da criminali autoctoni, alcuni dei quali in giacca e cravatta, che se ne stanno al caldo, sicuri peraltro di non essere facilmente identificabili se la cessione avviene in modo riservato.
Parlo di “Fake news” ad uso politico, anche perché bisogna fare molta attenzione per evitare che il giro di vite avviato a scopo propagandistico elettorale non produca danni irreparabili nel corpo vivo della società. I fenomeni migratori che si sviluppano naturalmente nel corso delle “storie” non possono essere fermati con le menzogne: occorrono “politiche” che facciano dell’accoglienza, dell’integrazione e della legalità il punto di partenza e di arrivo della società multietnica del futuro.

Joshua Madalon

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I PRIMI CREATORI DI FAKE: la Destra e la Lega

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I PRIMI CREATORI DI FAKE

La valutazione della realtà deve essere fatta sulla base di due elementi fondamentali: la percezione che si ha di un determinato fenomeno e I dati reali riferibili a quello stesso fenomeno.
Ovviamente in modo ideologico a seconda della diversa posizione di chi deve poi valutare questo “stato delle cose” si hanno pareri concordi o discordi.
Negli ultimi giorni si è andata diffondendo la sensazione che il nostro Paese fosse abitato da una maggioranza di razzisti. Diverse le opinioni, proprio a seconda della posizione ideologica: la Sinistra va affermando che ci si trovi davanti ad una serie infinita di casi dai quali emerge a tutto tondo come la propaganda politica della Lega, in questo momento Partito di Governo, e del suo massimo rappresentante stia incidendo fortemente sul comportamento di persone che non sopportano più la presenza di extracomunitari sulle nostre strade. La Destra d’altra parte nega nettamente questa interpretazione, accusando la Sinistra di creare per motivi ideologici questa campagna denigratoria verso le politiche proposte dalla Lega e supportate dal Movimento 5 Stelle.
Proprio la Destra ha continuamente negli ultimi mesi attraverso letture parziali e soggettive dei dati diffuso l’idea che in Italia vi fosse un’invasione di stranieri e che la maggior parte di questi siano i responsabili di azioni criminali e vadano contribuendo ad affollare le carceri.
Ovviamente si tratta di una vera e propria fabbrica di “FAKE NEWS” ad uso politico. L’analisi, ad esempio in modo tendenzioso, manca di approfondimento qualitativo sulle ragioni per cui in carcere permangano molto a lungo, più a lungo degli “ospiti” autoctoni, gli stranieri.

Serve certamente consultare i dati approfonditi da “OpenMigration”

https://openmigration.org/analisi/cosa-ci-raccontano-i-dati-sui-detenuti-stranieri-in-italia/:

“….gli stranieri, più degli italiani, sono destinatari di misure cautelari di custodia in carcere, e questo si potrebbe spiegare, almeno in parte, con la difficoltà da parte dell’indagato e imputato straniero ad accedere a una tutela legale qualificata. Un altro elemento da tenere in considerazione nell’analisi di questi numeri è il fatto che per chi viene da un altro paese è più difficile contare su legami stabili con il mondo esterno. Il paese di origine (così come anche la presenza regolare o irregolare sul territorio italiano), sembra influire non solo sui frequenti trasferimenti degli stranieri da un istituto di pena all’altro, ma anche sulla valutazione del rischio di fuga (e quindi sul “tasso di fiducia” di cui parlavamo prima, che porta a un più facile ingresso in carcere e a una più difficile uscita tramite accesso alle misure alternative).”

Inoltre andrebbero approfondite le “differenze qualitative” di pena. Anche in questo ci aiuta “OPEN MIGRATION”:

Ad esempio “da un’analisi dei dati sulle pene inflitte agli stranieri e sulle tipologie di reati a costoro imputati, si deve evidenziare….come al crescere della gravità del reato diminuisca l’incidenza della componente straniera. All’aumentare della pena inflitta (e dunque della gravità del fatto commesso) corrisponde una diminuzione della percentuale degli stranieri in generale sulla popolazione carceraria totale; questi passano infatti dall’essere circa il 46 per cento dei detenuti condannati a meno di un anno a circa il 6 per cento del totale di quelli condannati all’ergastolo. Osservando i dati riferiti alle nazionalità straniere con più di 200 detenuti condannati (ossia, in ordine decrescente, Marocco, Romania, Albania, Tunisia e poi Nigeria, Egitto, Algeria e Senegal), le percentuali non differiscono molto tra le singole comunità, e confermano che gli stranieri sono quasi assenti tra i condannati a pene dai 20 anni di reclusione in su, e che per la maggior parte gli stranieri risultano condannati a una pena inferiore ai 5 anni: sono il 60 per cento dei detenuti stranieri, mentre sono il 40 per cento nel caso dei dei detenuti condannati italiani. Questa differenza tra pene inflitte a detenuti italiani e pene inflitte agli stranieri è meno cospicua per i detenuti di provenienza albanese, la cui percentuale di condannati a meno di 5 anni è il 46 per cento.”

I due motti sul sito di Open Migration

https://openmigration.org/analisi/cosa-ci-raccontano-i-dati-sui-detenuti-stranieri-in-italia/

– sono “CAPIRE CON I DATI” e “DIFENDERE LA DIGNITA’”

Ecco, sarebbe opportuno che, prima di parlare, si sappia leggere. Purtroppo siamo un Paese di analfabeti “di andata e di ritorno”.

Joshua Madalon
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AGOSTO il mese dell’elaborazione progettuale

AGOSTO il mese dell’elaborazione progettuale

Agosto ci matura il grano e il mosto

Agosto mette a fuoco e fa furiosamente bollire tutto ciò che hai ascoltato nella primavera e nei primi mesi d’estate. (Henry Rollins)

Agosto è uno dei mesi maggiormente significativi; in pratica può essere paragonato ad un campo reso arido e stanco che, dopo aver dato i suoi frutti, attende il tempo della semina e della riproduzione del ciclo vitale. Non per tutti sembra così; quel “copulativo” (che “omen nomen” produce qualcosa) è di certo frutto dell’esperienza personale post-giovanile; può essere considerata una pretesa arrogante e superba (fate vobis!) ma non rinunciate a comprendere il senso di quanto vo dicendo.
In Agosto i giovani, da ragazzi, sciamano verso i luoghi dello svago alla ricerca di esperienze di vita essenziali; non si pongono, solitamente, molte domande: affidano la propria vita al destino. Poi ci sono quelli meno giovani, più che adolescenti, che progettano il loro futuro insieme ad altre persone. Discutono animatamente di progetti politici e sociali; ho ragione di pensare che come i primi anche i secondi facciano ancora gli stessi percorsi, forse con modalità diverse legate alla crisi che non rende più facile approdi al Forte o a Pietrasanta e Camaiore. Infatti fino a qualche anno fa, informatori che non mi informano più, mi raccontavano di come in quei luoghi esclusivi della Riviera viareggina stringessero accordi su designazioni di Sindaci, Assessorati e Partecipate. Era un’abitudine inveterata che obiettivamente dà ragione al mio pensiero. Non ho mai partecipato a simili consessi perchè non me lo hanno mai chiesto ed anche perché non ho mai “contato”.
In quei periodi la mia occupazione era precipuamente orientata al recupero degli affetti familiari, alla scrittura creativa e nel tempo del mio impegno amministrativo (strappato con le unghie e con i denti) all’elaborazione di progetti culturali per l’autunno-inverno successivo.
Questo Agosto del 2018 mi ha riportato in mente quelle vicende collegate al tempo che viviamo.
In questi ultimi giorni abbiamo seguito le peripezie politiche di un Governo “scolorito” (hai voglia di dire “giallo-verde”; per me è dal principio “grigio-verde” ed ora sta assumendo colorazioni più vicine al “grigio-nero”) incapace di produrre scatti civili nel corpo indebolito del nostro Paese. Il Partito Democratico si sta sciogliendo nel “nulla” e la Sinistra, quell’insieme di soggetti litigiosi alla pari dei capponi renziani (pardòn per l’assimilazione del Renzo manzoniano a quell’altro che molti meglio conoscono, ma che non ha nulla, proprio nulla di Sinistra), ha mostrato tutti i suoi limiti.
Intanto, però, dopo la debacle del 4 marzo necessita uno scatto di orgoglio consapevole e non vi sono molte strade su cui intraprendere il nuovo cammino. “Nuovo” perchè originato dalla presa di coscienza di errori e contraddizioni: in vista di appuntamenti rilevanti come le Europee e le Amministrative non si può ripartire da quel che si è fatto, da quel che si è stati e si è. E’ necessario assumersi il compito, come società civili e gruppi politici di opposizione, di ristabilire un rapporto con tutte le realtà territoriali in modo centripeto e centrifugo, per ricostruire la fiducia nella Politica partecipativa diretta.
Agosto 2018 dunque sarà un mese operativo, ciascuno dal suo luogo, in vista dell’autunno.
C’è già un Documento di base redatto in modo “aperto”, in attesa di contributi individuali e/o collettivi, dal quale principiare per aprire il dialogo. A Settembre che è già un mese impegnativo, non solo a Prato, si avvierà la costituzione di luoghi per lo sviluppo di idee.

Joshua Madalon

Foto di Agnese Morganti

Vuttà ‘a petrella e annasconnere ‘a manella

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Vuttà ‘a petrella e annasconnere ‘a manella

TIRARE IL SASSO E NASCONDERE LA MANO

E’ un modo di dire che si attaglia solo in parte alla realtà attuale cui mi riferisco, in quanto il Ministro Salvini tira la pietra ma non nasconde la mano, certo della sua impunità.

Saranno “fake” ma non deve stare a me ed a tanti altri che seguono Facebook o altri social consimili stabilire se lo siano o meno. Allorquando vengono proposti, chi di dovere, di certo afferente al Ministero del suddetto, intervenga con gli strumenti a sua disposizione e faccia rispettare le regole della convivenza e della legalità: in ogni modo, in ogni caso, anche quando le “fake” sono costruite per nuocere a coloro che sono avversari di questo Governo.

E non sono di certo pochi i casi in cui ciò accade.

Leggere commenti irridenti (“è finita la pacchia”) che dovrebbero essere sottaciuti e, laddove “pacchia” vi sia, si sappia intervenire a prescindere da chi quella “pacchia” ha goduto e continua a godere, finisce per colpire le menti deboli e mescolare le competenze e le professionalità con le incapacità oggettive o volute di una minima parte della nostra società.

Leggere commenti come quello della copertura 50 della crema solare, ma con moderazione onde evitare che si possa diventare troppo neri, rischiando di essere sparati, è, a mio parere (non fosse una fake!), una vera e propria istigazione alla violenza in modo indiretto, sì, ma con quel metodo tipicamente camorristico e mafioso del “suggerire ma non troppo!”. Quel metodo che dovrebbe essere combattuto “in silenzio” per poter essere meglio efficace dall’intestatario di un dicastero così importante.

Ma tant’è, questo è l’uomo e “non si può cavare sangue da una rapa”!

Joshua Madalon

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UN BUON CRISTIANO ED UN BUON PADRE DI FAMIGLIA non devono mostrare di esserlo: DEVONO ESSERLO e basta!

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UN BUON CRISTIANO ED UN BUON PADRE DI FAMIGLIA non devono mostrare di esserlo: DEVONO ESSERLO e basta!

Non penso di ergermi a censore, non avendone la piena dignità, essendo certamente un ateo credente nei valori ma non esente da errori nel rispetto delle regole fondamentali della convivenza umana. Uomo del dubbio, a volte però appaio presuntuoso ed arrogante (forse, mi dico, lo sono). E non pretendo la perfezione neanche nelle figure apicali della storia entro la quale ci tocca di convivere. Posso essere stato, e posso ancora esserlo, un ipocrita, anche se tendo a praticare una certa coerenza. Tuttavia, nel seguire l’azione politica di Matteo Salvini, emerge potentemente la volontà di accreditarsi come “buon critiano e buon padre di famiglia”: fa di tutto per mostrarlo. E questo è il segno distintivo della sua ipocrisia. Egli vuole convincere le persone, quante più sia possibile, che ciò che ha proposto, quel che propone, quel che fa ed, ancor più, quel che si appresta a fare sia nel segno della cristianità integrale. In effetti, somiglia parecchio a quei santoni che guidavano il popolo contro gli infedeli al tempo delle Crociate. Un tempo, in apparenza, lontano; proprio perchè dall’altra parte del Mediterraneo, dal Vicino Oriente in là, l’ISIS ha inteso ribaltare i parametri riconoscendo meccanicamente noi come infedeli. Il rischio è che tra noi e loro non vi sia una grande differenza di civiltà e che si avvicini a noi un nuovo Medioevo molto più denso di nubi minacciose di quanto non lo siano stati i secoli passati, compreso quello appena trascorso. Ed alcuni gesti e l’accelerazione di scelte di rottura con parti importanti dell’Europa da parte di colui che in parte rappresenta il nostro Paese e la violenza verbale che utilizza nei confronti di parti deboli e naturalmente emarginate possono produrre danni sociali irreparabili, sia a livello locale sia nazionale che internazionale. Un leader della “rabbia” dunque; un paladino a difesa di una territorialità integrale con una sorta di “ius soli” capovolto sta spaccando il Paese più di quanto non lo abbiano fatto prima. In tutto questo ragionamento, sta la comprensione della preoccupazione espressa da quella parte “ecumenica” della Chiesa con la copertina e gli articoli di “Famiglia cristiana”. L’impatto è stato forte, diciamocelo; ma se dobbiamo essere seri non possiamo che considerarlo un errore, un “fallo di reazione” punibile ma giustificato. Di fronte a questa sortita il destinatario, paragonato ad una sorta di Satana, ha espresso forse in modo involontario un pensiero che nega la sua volontà di apparire un buon cristiano: ha detto “non merito tanto onore”, assumendo un tono ironico, sardonico. Se il Diavolo che nell’iconografia ricorrente è quello che rappresenta e prepara il Male, indubbiamente quest’uomo, questa figura con la quale ci tocca vivere questo pezzo di tempo, gli somiglia parecchio.

Joshua Madalon

P.S.: ovviamente, la responsabilità di quanto sta accadendo è in primo luogo di chi lo ha permesso in questi ultimi anni.

Una foto tratta dal profilo Facebook del 'Media office of lybian army' mostra Il ministro dell'Interno, Marco Minniti, con il generale Khalifa Haftar durante il loro incontro a Bengasi, 5 Settembre 2017.    +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++
Una foto tratta dal profilo Facebook del ‘Media office of lybian army’ mostra Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, con il generale Khalifa Haftar durante il loro incontro a Bengasi, 5 Settembre 2017.
+++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO’ ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L’AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++

“Chiacchiere e tabacchere ‘e ligno, ‘o banco ‘e napule nun se ‘mpegna”.

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“Chiacchiere e tabacchere ‘e ligno, ‘o banco ‘e napule nun se ‘mpegna”.

Come scrivevo ieri, sono tornato in Italia. Ho avuto numerosi impegni, soprattutto di famiglia e gradevoli anche se faticosi. Non ho mai smesso però di essere collegato con le tematiche italiane e mi ha sorpreso il tono ed il livello della polemica sulla assunzione di tale Assia Montanino come capo segreteria ai Ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico. Non ho mancato di sottolineare quella che considero una “continuità” nella pratica di Governo, che consiste nel chiamare in modo diretto (“fiduciario” è il termine autoassolutorio da sempre utilizzato dalla Politica “d’antan”) persone ad incarichi di prestigio. Niente da obiettare sulle qualità intrinseche della signora, in assenza di verifiche. Certamente fa pensare la provenienza territoriale e preoccupa la qualità intellettuale del proponente, quella finora emersa, ovviamente. Diciamo che “questo passa il convento” in questa fase. E bisogna accontentarsi in attesa di avanzare dubbi e critiche concrete. Per ora, e forse hanno ragione i sostenitori di questo Governo, ci sono state scelte “simboliche”: nulla di più.
Trovo assurde e ridicole le “rimostranze” da parte dei sostenitori di questa scelta, a partire dalla stessa Assia Montanino, quando la buttano sul “sessismo”. Non fa alcuna differenza: le “qualità” in un impegno di tale levatura non si basano sul genere. Lo sta a dimostrare, per quel che mi riguarda, il giudizio negativo dal punto di vista culturale “generale” e di riflesso “storico e politico” che assegno al Vicepresidente del Consiglio, che mi sembra che appartenga ad un genere diverso. O no?
E trovo assurdo l’annuncio di ricorrere al tribunale avverso alcune illazioni. Non si perda tempo e si dimostri quanto si vale: “Chiacchiere e tabacchere ‘e ligno, ‘o banco ‘e napule nun se ‘mpegna”. La signora ed il giovane neoMinistro sanno cosa significa!

Joshua Madalon

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BREVI

Il “nuovo” Governo, quello del “cambiamento” a dirla con l’ineffabile Vice Premier Di Maio “Giggino”, non perde tempo… nel confermare che non farà nulla di nuovo e rivoluzionario rispetto agli altri. Assume in modo diretto una persona a dirigere la Segreteria del Mise, affermando che si tratta di una ragazza “onesta che più onesta non si può…” . Difficile metterlo in dubbio, ma ci si aspettava di più… di un cambiamento rispetto al “nepotismo” al “clientelismo” “dei vecchi governi. A proposito dei quali, suggerisco ai loro sostenitori di starsene buoni: non possono essere loro ad alzare la voce!