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L’IRRESPONSABILITA’ AL POTERE

 

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L’IRRESPONSABILITA’ AL POTERE

 

Forse, ripeto “forse” virgolettandolo, dalla fine di giugno potremo festeggiare un periodo di Liberazione. Non si tratta di rievocare momenti epici delle nostre “storie”, ma di portare a conclusione un periodo troppo prolungato di campagna elettorale nel nostro Paese. Dopo il 4 marzo abbiamo avuto una serie di appuntamenti elettorali qua e là nel Paese che si concluderanno tra il 10 ed il 24 giugno con le elzioni amministrative – ed eventuali ballottaggi – in 762 comuni tra i quali quelli di Ancona, Siracusa, Catania, Messina, Vicenza e Brescia.

Analizzando quel che è accaduto in questi tre mesi, al di là di ogni possibile previsione, emerge la profonda irresponsabilità dei nuovi protagonisti che, non diversamente da quelli che li hanno preceduti, hanno fatto precedere agli interessi del Paese quelli personali. Non è giustificazione alcuna esporre la inesperienza dei nuovi politici, la qual cosa risulta elemento ancor più discutibile. Un inesperto, al di là dell’entusiasmo personale, mette a repentaglio l’ordine ed accosta la gestione della cosa pubblica ad una forma di anarchia, ponendosi inevitabilmente nelle mani di funzionari “esperti”  la cui fedeltà al nuovo progetto non è immediatamente riconoscibile (il nuovo Ministro del Lavoro etc etc etc ha peraltro annunciato in apertura di uno dei comizi elettorali che procederà a valorizzare alcuni dirigenti e spostarne altri: su quale base ciò si verificherà?).

E’ un fatto concreto che per tre mesi si è voluto giocare una “partita” che aveva come obiettivo l’ottenimento del miglior risultato possibile nelle diverse contese elettorali. Un Governo poteva benissimo essere composto entro poco più di un mese, ma si è strumentalmente tirata la corda per giungere a giugno. Lo si è fatto sulla testa degli elettori, che in gran parte sono inconsapevoli in attesa che si affrontino “anche e soprattutto” i loro problemi.

Si è giocata una partita vergognosa; dopo aver stretto un accordo con lo stesso “diavolo odiato” dall’incoerente M5S a poco meno di un mese dal voto si è detto che “un accordo di Governo con la Destra sì ma non con Berlusconi” dimenticando che a quell’indagato afferiva la Presidente del Senato, eletta con i voti del M5S. Alla faccia della coerenza!

Si è continuato a giocare la “partita” truccata con il PD, ben sapendo che non avrebbe potuto produrre alcun effetto positivo.

Poi siamo arrivati alle “comiche” più o meno “finali” con la stesura di un “contratto” nel quale apparivano elementi pericolosi per la tenuta finanziaria del Paese e contraddizioni immense tra le promesse da inserire e da difendere. Movimento 5 Stelle e Lega hanno stravolto il percorso istituzionale indicato dalla Costituzione e dalla prassi, nominando un loro “amministratore di fiducia”, un non-eletto che contraddiceva una delle fondamentali affermazioni politiche dei pentastellati: “mai più un Presidente del Consiglio non eletto”, riferita a Monti e Renzi. Il braccio di ferro che si  è poi prodotto intorno alla figura del professor Paolo Savona ha dato il via ad una sconcertante richiesta di “impeachment” da parte del leader del M5S, alla quale ha risposto con risoluta pacatezza il Capo dello Stato, annunciando che di fronte alla rinuncia dei proponenti avrebbe assunto “un’iniziativa”!

Personalmente credo che il progetto di Mattarella fosse quello di mettere alle strette i due Partiti che, irresponsabilmente, stavano meditando di poter lucrare sulle macerie e riportarli alla realtà.  L’elemento che ha fatto scattare  il cambio di strategia da parte di Di Maio e Salvini è stato dunque l’aver ventilato l’ipotesi che, dopo lo scioglimento delle Camere, si andasse a votare a fine luglio, in una situazione resa ancor più precaria dall’attacco della finanza internazionale ed il discredito generale e dovendo altresì fronteggiare gli attacchi realistici delle opposizioni sulla incapacità di assumersi delle responsabilità concrete che dessero risposta ai bisogni.

Joshua Madalon

 

 

 

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Populismo e coerenza al tempo del “Contratto di Governo” tra M5S e Lega

 

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Populismo e coerenza al tempo del “Contratto di Governo” tra M5S e Lega

Populismo e coerenza sono due aspetti che non possono coesistere. Basterebbe fare due passi indietro nel tempo per comprenderlo.

“Non c’è differenza nella testa dei populisti pentastellati tra un contratto di Governo stretto con il PD (anche se in un momento di resisipiscenza si è aggiunto “senza Renzi!”) e un altro con la Destra “senza Berlusconi””.

La proposta al PD era forse generata da una “insufficienza” in Matematica: era abbastanza risicata “con”, si immagini “senza” Renzi. Il che in sintesi significava poco più di un “monocolore” di minoranza!

Altro elemento di incoerenza dei populisti pentastellati è da assegnare alla pretesa di voler “forse” (?!) fare un accordo con il PD dopo che all’annuncio  dei risultati elettorali avevano stretto accordi concreti con tutta la coalizione di Destra, portando a casa la Presidenza della Camera e consentendo a Forza Italia (il Partito dell’odiato Berlusconi, altra espressione dell’incoerenza del M5S) la Presidenza – molto rilevante – del Senato, seconda carica della Repubblica italiana.      Accadeva il 24 marzo 2018.

Altro elemento di incoerenza profonda è stata la scelta del Presidente del Consiglio. “Mai più un Presidente del Consiglio non eletto dal popolo!” era uno dei mantra ripetuto a iosa dal M5S. Sappiamo com’è andata.

Il rilevare questi elementi di incoerenza collegati alle forme di populismo sbandierato in modo “donchisciottesco, masaniellano” ha l’intendimento di lanciare un allarme a tutti noi, compreso coloro che hanno inteso sostenere quel Movimento, pensando di poter ottenere la pensione un po’ prima di quanto prevede l’attuale legislazione Fornero, di poter garantire un posto di lavoro semmai anche dignitoso (mica tanto, poi!) per i propri figli e nipoti o per se stessi, di poter ricevere un reddito garantito nei periodi di non lavoro, di non essere defraudato dalle banche.  E poi però c’è anche da garantire la sicurezza, occorre fare una seria lotta alla corruzione (non c’è bisogno che ce lo dica Juncker) ed all’evasione fiscale. Ovviamente se si abbassano le aliquote con la proposta della flat tax entreranno meno soldi nelle casse dello Stato, mentre avremo più pensionati con le modifiche alla Fornero e maggiori uscite per coprire i costi  delle pensioni e del reddito di cittadinanza. L’evasione continuerà, ancor più se avremo l’IVA con l’aumento dal 10% all’11,5% e dal 22% al 24,2% e non solo.

Sappiatelo: l’evasione – soprattutto in Italia – è una malattia! Anche molto grave! E non sarà debellata con l’abbassamento delle aliquote ad un’unica fascia tra il 15% proposta dalla Lega ed il 20% proposta da Forza Italia. Ci sarà soltanto un effetto: avremo ricchi sempre più ricchi e la classe media che si impoverirà a dismisura. I poveri ovviamente accresceranno le charity, i sottoponti, le baraccopoli, le mense sociali e saranno oggetto di attenzione del Ministero degli Interni.

E a quel punto,  miei cari sostenitori del Movimento 5 Stelle,  anche per voi non basterà un “Vaffa!

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Joshua Madalon

 

 

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Il “cambiamento”(!) e le contraddizioni nella nuova compagine di Governo (a partire da un caso fiorentino)

Il “cambiamento”(!) e le contraddizioni nella nuova compagine di Governo (a partire da un caso fiorentino)

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Tutto dunque deve “sembrare” un cambiamento. Ecco che il riferimento al “cambiamento” quando si parla di “Contratto di Governo” non può servire ad altro che a comunicare un desiderio, una volontà, per ora solo un “auspicio” e in ogni caso un possibile “fake”.  Ancora un annuncio propagandistico come se la campagna elettorale non fosse mai finita.  Se “cambiamento” ci potrà essere lo sapremo a fine anno o forse un po’ più in là ma indubbiamente già dalle prime mosse potremo capire se davvero funziona il “matrimonio” tra sovranisti e populisti.  Più di un dubbio ci viene posto quando leggiamo nel Contratto di Governo gli aspetti afferenti con chiarezza alla Lega (in primo luogo i temi dell’dentità e della sicurezza, dell’immigrazione, quelli della legittima difesa, della flat tax e dei campi nomadi).

Proprio su questi ultimi le contraddizioni emergono anche sui territori: è di ieri mattina la notizia apparsa su “Repubblica” di Firenze relativa alle “casette” di via del Guarlone a Firenze. Nel Quartiere 2 il Presidente Michele Pierguidi che appartiene al PD ha presentato una delibera per chiedere al Sindaco Nardella di intervenire in merito alla situazione di degrado delle casette di via del Guarlone a Rovezzano che a metà degli anni ’90 al tempo della giunta Primicerio furono insediate per rispondere all’emergenza nomadi. In quegli stessi anni anche a Prato ci occupammo di dare risposte adeguate utili al conseguimento di una forma civile di integrazione reciproca tra stanziali e nomadi che intendevano aderire a quei progetti. C’è un’ansia da parte dei Partiti di Governo del Centrosinistra, tuttora egemoni in queste aree, di accreditarsi come difensori della legalità e della sicurezza, che li porta a strutturare interventi che nulla hanno da invidiare rispetto a quelli proposti dalle Destre. La richiesta intenderebbe procedere ad una sorta di sfratto delle famiglie rom, sulla base del fatto che tutto intorno all’area ed al suo interno siano state rilevate forme di degrado e non siano state rispettate le norme igieniche. Si va poi oltre chiedendo che quelle strutture possano essere riservate a tutti coloro che ne hanno bisogno e abbiano fatto richiesta di partecipare a graduatorie per l’assegnazione di case popolari. Si fa riferimento a regolamenti comunali, quello in particolare di Polizia Municipale. Verrebbe da chiedersi però se quei “regolamenti” siano stati applicati finora con diligenza dagli amministratori e siano state avviate dei rapporti istituzionali (Commissioni specifiche)  e siano state eventualmente comminate le necessarie sanzioni allo scopo di educare ed evitare situazioni di degrado come quelle denunciate in questo caso.

La delibera del Quartiere 2 ha avuto il sostegno sia del PD, proponente, che delle forze di Destra con il voto contrario dei rappresentanti del Movimento 5 Stelle, che l’ha bollata come razzista.

Poichè ho avviato la riflessione sulle contraddizioni interne alla compagine di Governo “grigio-verde” (non “giallo-verde” come piacerebbe) non posso non condividere la posizione del M5S del Quartiere 2 di Firenze ma sono ad interrogarmi su come  si procederà in un’azione di Governo del Paese nell’immediato futuro viste queste differenze di “sensibilità” molto lontane tra loro.

Non credo che sia possibile controbattere da parte del M5S che sia stata colpa del PD che non ha voluto accettare l’invito a partecipare alla stesura del “contratto”; anche perchè non sarebbe stato possibile, visto che erano già intercorsi accordi molto forti tra M5S e Destre sin dall’avvio della legislatura.

Joshua Madalon

 

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LA PERDITA DELL’INNOCENZA e……..

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LA PERDITA DELL’INNOCENZA e……..
C’è qualcosa di nuovo o, forse, non c’è nulla di nuovo; o, probabilmente, c’è che il “nuovo” si sta scolorendo o sta modificando il suo già sbiadito colore.
C’è un’età della vita nella quale si sviluppa il senso dell’io e la volontà di essere paladini difensori dei torti e delle ingiustizie.
Indubbiamente tutti hanno vissuto quel periodo, a meno che non si sia nati vecchi e questo può accadere. In Politica poi di fronte alle ingiustizie che non sono mai mancate (quando ero ragazzo c’era gente povera e gente che festeggiava il conseguimento di traguardi plutogratici, ed allora bastava il classico “milione” del signor Bonaventura) solitamente sono le forze di opposizione di Destra o di Sinistra che si occupano di quei temi. Con visioni e tagli diversi alzano le loro voci anche in maniera scomposta e disarticolata per lucrare consensi a basso costo, anche e soprattutto perché troppo spesso la gente “povera” è anche meno attrezzata culturalmente e non riesce ad interpretare facilmente le particolari sfumature delle proposte. Chi ha bisogno non ha nè modo nè tempo per stare a chiedersi se quel che promettono i “politici” sia fattibile o meno ed innanzitutto se chi avanza tali promesse è in buona o cattiva fede. Da che mondo è mondo è stato così e la situazione che oggi abbiamo di fronte non mi appare diversa.
Gli esempi sui “buoni propositi” espressi si sprecherebbero e non ne avanzo, volendo solo menzionarne uno che è quello del Premier Renzi che, esordendo nel suo incarico, annunciò che sarebbe andato personalmente a visitare le “scuole” di tutta Italia per controllarne le caratteristiche soprattutto la loro adeguatezza dal punto di vista strutturale e funzionale. Promise di farlo tutte le settimane: sappiamo tutti com’è andata!
Quando si parte per un viaggio così stimolante ed importante per la propria carriera si è pronti a spaccare il mondo e si vorrebbe fare di tutto per raddrizzare le gobbe dei cammelli; si vorrebbero affrontare le ingiustizie e concedere ai bisognosi un futuro migliore, sottraendo qualche elemento a coloro che hanno vissuto e vivono ben al di sopra dei propri meriti. E non sarebbe nè utile nè giusto utilizzare la “bacchetta magica” perché in quel modo forse qualche torto si sanerebbe ma il rischio di crearne di più potrebbe essere superiore. Sono estremamente convinto della necessità di dare un senso di giustizia diverso da quel che è stato costruito finora, ma questo si ottiene con il silenzio e l’azione non con le minacce e le urla. E soprattutto è necessaria la consapevolezza di essere in un contesto complesso nel quale si rischia di produrre nuove ingiustizie all’interno di vasi comunicanti agitati o da una parte o dall’altra.
Ecco dunque cosa intendevo con la “perdita dell’innocenza”. Di fronte al realismo bisogna adeguare la propria azione politica, non più utopistica ma concretamente declinata sulle ingiustizie sociali, le discriminazioni, lo sfruttamento. Non basta, però, mostrare la propria disponibilità all’ascolto; ci vogliono fatti. Per ora, parlando del nuovo Governo “grigio-verde” (non giallo-verde), ho la sensazione che prevarrà ancora una volta Tancredi Falconeri, quel personaggio del romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa che di fronte agli eventi “rivoluzionari” siciliani del Risorgimento italiano pronunciò la realistica e profetica frase “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.

Joshua Madalon

 

 

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PRE-GIUDIZI E GIUDIZI

 PRE-GIUDIZI E GIUDIZI

Non ho la vocazione ad imitare Monsignor Myriel, il Vescovo, ex aristocratico sopravvissuto alla Rivoluzione francese, che caritatevolmente perdonò Jean Valjean.

 

Fin quando non assumono lo status di “giudizi” si può sempre parlare di pre-giudizi. E tenendo conto della relatività degli eventi ciascuno di noi può sempre dire che non è vero che in alcune parti di Napoli devi fare attenzione ai borsaioli o ai venditori di “pacchi” fino a quando uno non ci capita. Ho menzionato Napoli ma tutto il mondo è paese e le stesse fregature le puoi avere in altri luoghi del mondo. E così puoi essere contrariato quando senti parlare di rom, sinti e caminanti con toni razzistici e discriminanti fin quando però poi non ti capita di incrociare il destino. Certamente applicare un generico marchio negativo alla totalità di una qualsiasi etnia o regionalizzazione non può essere accettato, perché tra le tante cose abbiamo compreso sulla nostra pelle quelle generalizzazioni per le quali il veneto è alcolista, il napoletano camorrista ed il siciliano mafioso oppure il calabrese è “capatosta”, l’albanese e il romeno sono violenti, per non parlare dei nigeriani e via dicendo.

Nella mia esperienza amministrativa ho incontrato sinti che vivevano del proprio lavoro dipendente ed erano stimati e benvoluti nel contesto territoriale. Nella Commissione circoscrizionale non avevi difficoltà a riconoscere il rappresentante di quella comunità: era il più elegante, pulito e profumato; molto diverso dallo stereotipo diffuso. E devo dire che ancora adesso, quindici anni dopo, quando lo incrocio lo riconosco proprio per quelle caratteristiche. Anche se, poi, quando vedo un rom o un sinti sono portato ad essere guardingo, mentre mi aspetto che venga a richiedere la “limosina” con le solite forme di insistenza.

Conosco molto bene quelle che sono gli appelli alla ricerca di una maggiore e migliore integrazione, e sono estremamente convinto che occorrerebbe andare in quella direzione, ma….  Ma per raggiungere un risultato simile occorre essere in due, l’istituzione proponente e la comunità specifica accogliente. In linea di massima non è possibile agire in modo repressivo. Ancor più nei confronti di comunità protette da accordi intenazionali, “anacronistici”. Trovo infatti assurdo che per intervenire intorno a queste problematiche ci si debba sentire  razzisti e/o reazionari. All’interno di diritti e doveri occorre essere uguali: garantire le pari opportunità in tempi in cui il lavoro è un bene prezioso ed a volte raro (quello buono e dignitoso) ha un profondo senso se si accettano le regole della reciprocità.

Non penso che la popolazione “nomade” (utilizzo il termine generico) debba diventare “stanziale” non desiderandolo, ma che ci debbano essere regole condivise da rispettare come l’accettazione di percorsi di integrazione scolastica per i figli in età dell’obbligo e la disponibilità ad accettare o a svolgere liberamente un lavoro, sviluppando le proprie potenzialità. Compito delle istituzioni ovviamente sarebbe quello di sviluppare un’azione sociale atta alla integrazione di queste comunità.

 

MENDICITà

La mendicità non può essere – e non lo è – un reato, ma non c’è dubbio che di fronte a persone oggettivamente in grado di svolgere un’attività lavorativa l’opinione pubblica sarà sempre meno disponibile a sentirsi solidale. Ancor più se poi queste “persone” che mendicano lo fanno con insistenza ed ancor più laddove come è accaduto a me e mia moglie l’altro giorno, quando davanti alla sede di Emmaus in via Pistoiese a Narnali alle ore 11.00 di un martedì un signore accompagnato da un ragazzino di circa 8 anni prima mi ha tagliato pericolosamente la strada con la sua auto e poi ha cercato di strappare dalle mani di mia moglie un pacco di indumenti in buono stato che nei cambi di stagione portiamo alla signora Graziella perché, rimettendoli, decida poi liberamente se regalarli o venderli. La prontezza di mia moglie ha evitato questo strano “scippo”.  Che sia stato un “nomade” o meno, ma l’idea che mi sono fatto – forse pre-giudizialmente – era che lo fosse, sono a chiedermi cosa ci facesse un ragazzino a quell’ora e se quel gesto fosse soprattutto per lui un buon esempio!

Io mi pongo delle domande, alle quali però non desidero avere risposte generiche, vaghe, che si riferiscano a trattati nazionali ed internazionali, senza scendere poi nello specifico di valutazioni dei fatti obiettivi, che potrebbero essere riconosciuti anche come reati (lo scippo, il non ottemperamento dell’obbligo scolastico nella scuola primaria, il furto spesso commesso da minorenni). La Sinistra troppo spesso assume una posizione “ideologica” lasciando varchi immensi alle Destre.

Quando ho avviato questa riflessione mi sono ricordato quel che diceva un vecchio senatore della Repubblica, democristiano, pratese, uomo di alta cultura, cristiano credente e praticante: “Fino a quando non ti colpiscono in modo diretto non ne hai un giudizio negativo. Un pre-giudizio può trasformarsi in “giudizio” o rimanere tale ma la realtà non cambia!” e si riferiva al fatto che fino a quando non capitò alla moglie di essere scippata con violenza di una catenina d’oro da una “nomade” non aveva mai provato imbarazzo a considerare quelle etnie in senso “cristiano”.

Joshua Madalon

 

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L’irresponsabilità diffusa

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L’irresponsabilità diffusa

Sguardo trasognato, completamente assente, ma senza quel sorriso ebete e soddisfatto nell’estasi dell’oppio che Bob De Niro mostra è quello mio di fronte ai temi finanziari ed economici. Non ci capisco nulla, ma mi fa paura il futuro, quello mio – per quel poco che oggettivamente mi manca – e quello dei miei figli. D’altronde è pur vero che la gestione dell’euro è stata davvero fallimentare soprattutto per lo scarso peso politico che hanno avuto in Italia i nostri politici, che hanno proprio difettato sul versante della conoscenza dei fondamentali dell’economia in difesa degli interessi del nostro (il loro) Paese.           E quindi pur con una sottile amara ironica linea di soddisfazione posso rilevare che non siamo davvero messi bene. Non mancano i costruttori di teorie, ma quanto a pratica….

E non ho nemmeno la certezza che tutti questi grandi soloni che su ogni network e su tutti i social si sbizzarriscono siano davvero in grado di capirci qualcosa. Sarò presuntuoso? Dubito che io lo sia, pur riconoscendo nuovamente la mia infinita limitatezza. Mi spavento di fronte all’ipotesi che da un giorno all’altro, dalla sera alla mattina, di notte come i ladri qualcuno possa sottrarci quel poco che possediamo, avvicinandoci a scenari sudamericani o ellenici, fate vobis.

Presunzione per presunzione mi dilungo su quel che sta accadendo, che è presagio possibile del futuro.

Non sono stato tenero con il Capo dello Stato e non me ne pento; non lo invidio perché si trova a sviluppare la sua esperienza in un contesto deteriorato da una subcultura che ha assunto i disvalori come punti di riferimento, indorandoli con un continuo ipocrita riferimento a valori come l’onestà e la coerenza.

E quindi non posso esimermi dal considerare profondamente incoerenti, irresponsabili i rappresentanti del Movimento 5 Stelle e della Lega che stanno giocando con il fuoco, alla ricerca del proprio tornaconto, calpestando – loro con estrema certezza – la Costituzione. Tutte le modalità con cui ci si è mossi sono andate in senso inverso rispetto alle regole costituzionali: è forse necessario ricordare come i due Partiti (pardòn, un Movimento ed un Partito!) si sono mossi per scrivere il “Contratto” e come sia stato poi indicato il Premier, senza che lui avesse una sua necessaria istituzionale autonomia?

L’ipotesi è che questo traccheggio infinito sia dovuto anche alla consapevolezza della propria incapacità a gestire un Programma (soprattutto quelli presentati in campagna elettorale dalle due forze politiche) che con difficoltà è giunto a sintesi; ed in particolar modo in riferimento alle scelte fiscali ed a quelle sociali, difficilmente compatibili tra loro.

Difficile, davvero, il nostro futuro. Vorrei avere maggiore fiducia verso i miei connazionali, e spero davvero che si rendano conto della inadeguatezza di questi personaggi.

 

 

Joshua Madalon

 

 

 

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da giovane: la sensibilità ambientalista, storica e culturale….quella politica e cinematografica – ottava parte – 7

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da giovane: la sensibilità ambientalista, storica e culturale….quella politica e cinematografica – ottava parte – 7

 

Gli anni di Feltre erano ancora intensamente riferiti alle conquiste sociali; erano molto diversi da quelli che stiamo attraversando: noi crescevamo anche se le nostre strade erano lastricate di ostacoli, reali ma anche sormontabili, a parte quegli ambienti come Padova, che non era poi così distante dove il conflitto tra le forze politiche della Sinistra, non solo quelle socialiste e comuniste ma anche quelle cattoliche, e l’area dell’Autonomia ed il terrorismo nero e rosso, era palpabile. Anche se vivevamo in un territorio riparato a Sud dalle gole di Vas (nel Medioevo potevano essere una grande sicurezza), le discussioni politiche coinvolgevano tutti, compreso quelle frange extraparlamentari di Sinistra che contestavano già allora l’apertura della Sinistra verso il neoliberismo, che andava accettando l’americanizzazione del lavoro, attraverso la flessibilità, che veniva contrabbandata come conquista estrema di modernità e libertà. Ma le conquiste del movimento operaio e della società italiana erano ancora molto recenti e noi giovani cinefili volevamo segnalarle, andando anche a recuperarne ed approfondirne alcuni aspetti critici. Fu così che proponemmo di discuterne intorno alla visione di film come “I compagni” di Monicelli, “La classe operaia va in Paradiso” di Petri, “Il posto” di Ermano Olmi.

 

 

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Praticare festival ed incontrare giovani che amavano il cinema mentre continuavo ad occuparmi di insegnamento, utilizzando strumenti che in quel tempo – fine anni Settanta del XX secolo – apparivano tecnologicamente avanzati, mi spingeva anche a progettare, elaborare soggetti e sceneggiature,  sviluppando una grande curiosità verso i vari “mestieri del cinema”. Mi appassionava il mondo politico senza peraltro avere ambizioni (in quel tempo “mai” ho sottoposto la pratica politica ad un percorso di conseguimento di uno specifico ruolo amministrativo; non ero interessato ad ottenere riconoscimenti: mi piaceva e basta!) e sviluppavo allo stesso modo la mia pratica sindacale nel mondo della scuola. L’impegno civile “integrale” arricchito dall’attrazione verso il mondo dell’immagine e l’adesione all’UCCA mi pose in contatto con il Comune di Modena che in quel tempo, così come tantissime altre realtà emiliano-romagnole, aveva un Ufficio Cinema.

Era il 1980. Fui invitato a visionare la Mostra “Come nasce un film”, un percorso didattico basato su un lungometraggio di Gian Vittorio Baldi “L’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale”, ispirato da una storia vera, una delle tante inutili stragi perpetrate verso civili inermi da parte dei nazifascisti e dei repubblichini. Non ebbi modo di incontrare Gian Vittorio Baldi ma, una volta concordato di poter ospitare i pannelli della Mostra, lo contattai a telefono per invitarlo a Feltre all’inaugurazione. All’ultimo momento, però, ci fu un contrattempo e il regista non riuscì a venire. Mi aveva detto che somigliava ad Alfred Hitchcock, ma io non l’ho mai incontrato. Il tema ci consentiva di rafforzare il rapporto con l’ANPI a Feltre e con quanti avevano vissuto gli anni della Resistenza, partecipandovi attivamente. Fu un successo al quale contribuirono l’ex Sindaco di Feltre Giorgio Granzotto, il grande artista Bruno Milano ed il filologo Silvio Guarnieri.

 

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Questa iniziativa, fu l’ultima, per me in terra feltrina. Stavamo progettando il trasferimento. Deluso il nostro “padrone di casa”: “Andate da quei ‘bestemmiatori’!” riferendosi ai toscani, ci disse, quando seppe che saremmo andati a Prato.

 

 

Joshua Madalon

Politically correct o incorrect? DOPO “TRAME DI QUARTIERE” a San Paolo e non solo.

 

Politically correct o incorrect?

DOPO “TRAME DI QUARTIERE” a San Paolo e non solo.

 

“Sono sudato, mi disse ed io “hai lavorato?” No, mi rispose, sono stato soltanto in bicicletta tutto il giorno…ora vado a farmi una doccia!” Il giovane straniero era oggetto generico in risposta ad un nostro quesito su “dove fossero finiti i missionari francescani di via Donizetti”.

“Sono andati via ed al loro posto c’è un gruppo, forse, di richiedenti asilo, stranieri come quel giovane di cui parlavo. Tutti i giorni c’è la Caritas che porta loro la colazione al mattino, il pranzo e la cena e, poi, ad ognuno – ne sono quindici – danno 10 euro per le “spese”. Non fanno null’altro tutto il giorno. Mi fanno pena ma ho anche un po’ di rabbia per gli altri, i nostri giovani che invece, come mio nipote, si ammazzano di fatica per tre-quattro euro l’ora.”

E’ un fiume in piena, l’anziana signora novantenne che sull’uscio della sua abitazione a pian terreno ci intrattiene, semplicemente perché, passando – mia moglie ed io – l’abbiamo salutata.

“Sono cristiana praticante ma non sopporto più queste cose” e poi racconta un po’ di sè dopo che le ho mostrato di conoscere suo figlio “Io sono stata della Democrazia Cristiana. Anche lei?” “No” le dico “ero e rimango dall’altra parte!”.  Ma questo oggi non ci divide come in quei tempi, gli anni Sessanta e Settanta.

Mentre si parlava – in verità mentre lei parlava e noi più o meno riuscivamo ad assentire e poco più – mi è sovvenuto che si trattava proprio della anziana signora che avrei dovuto intervistare da tempo per il progetto “Trame di quartiere”. Poi dopo la “bellezza” di quel Progetto era saltato tutto, perché per procedere avevamo bisogno di fondi: non io, che su questi temi lavoro “aggratis”.

Ascoltiamo e ci rendiamo conto che la signora non è di Destra, anche se poi qualche dubbio ci può venire; non è “populista” anche se le sue affermazioni richiamano quelle della Lega e del Movimento 5 stelle che si apprestano a governare il Paese. E ci rendiamo conto che quelle cose che lei dice stranamente sono vere ma la Sinistra si vergogna di riconoscerlo, combinando più danni di quel che avrebbe pensato di fare dando ascolto e risposte a quei quesiti. Invece cosa è accaduto?  che la Sinistra si è fatta fregare completamente da una forma ideologica che ha avvantaggiato qualcuno dei suoi stessi sostenitori, che sull’Immigrazione ha costruito – anche se legalmente – la sua fortuna.

Lei, la signora, avrebbe davvero potuto votare uno di quei due Partiti e, forse, si appresterebbe a votarli laddove quelle semplici risposte di equilibrio di diritti e doveri per tutti (senza dare credito al proclama salviniano “Prima gli italiani”) venisse applicata.

Di persone come lei ne incontro ad ogni angolo di strada e non sono io a cercarle. Non è possibile che “altri” non le abbiano mai incontrate, non abbiano sentito discutere questo argomento. E’ vero invece che abbiamo alzato le spalle, soprattutto perché eravamo – e siamo – impotenti di fronte alle organizzazioni che si occupano di “Migranti”, onlus, ong  e quantaltro, che si riferiscono a termini come “volontariato” e “umanitario” ma ingenerano dubbi e sospetti, che andrebbero giustamente chiariti.

Abbiamo lasciato, così, lo spazio a forme demagogiche sempre più forti e radicate che con maggiore difficoltà riusciremo ad estirpare. Ci attende un lavoro intenso, dovremo fare ciò che non abbiamo saputo fare prima: diversamente ci troveremmo di fronte ad azioni autoritarie e retrive che dovremo combattere.

 

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Joshua Madalon

 

 

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Brevi riflessioni su alcuni aspetti della Politica

 

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Brevi riflessioni su alcuni aspetti della Politica

Ho già scritto sulle modalità con cui nella prossima legislatura, se verrà confermato il quadro che si sta delineando, si svolgerà l’opposizione in un post dal titolo significativo “OPPOSIZIONE vs OPPOSIZIONE” 13 maggio c.a.  http://www.maddaluno.eu/?p=7954 segnalando che, se non cambia l’atteggiamento del PD a trazione “renziana”, vi saranno due diverse opposizioni da Sinistra, mettendo in conto che il Centrodestra non governativo (per ora Forza Italia e Fratelli d’Italia) svolgerà un ruolo più di sostegno che di contrapposizione alle scelte del Governo Movimento 5 stelle e Lega.

Da Sinistra dunque vi sarà l’opposizione “Pidirenziana” che continuerà a rivendicare i grandi successi ottenuti nell’ultima legislatura (Job’s Act, Buona Scuola con tutti gli annessi e connessi) e vi sarà l’opposizione dei residui di Sinistra che verificheranno le modalità con cui quegli aspetti verranno attaccati e modificati (se e come lo farà il nuovo Governo).

Il Presidente del Consiglio per ora solo incaricato ha sottolineato con orgoglio che svolgerà il ruolo di difensore del popolo. In che modo lo farà è da vedere; ed a nulla servono le critiche abborracciate e per ora senza alcun senso. Il progetto “preventivo” chiamato “Contratto di Governo” contiene tutta una serie di indicazioni generiche e vaghe, anche se in linea con una gestione del Governo di stampo populistico, demagogico e reazionario. Davanti a tutto io pongo la scelta delle elettrìci e degli elettori che ha bocciato le proposte politiche della Sinistra, con l’intento a tutta evidenza di ottenere risposte ad ansie e problematiche frutto di una percezione amplificata le prime, significative e concrete le seconde. Il M5S e la Lega pur da posizioni non sempre omogenee hanno proposto di affrontare entrambi le questioni.

A questo punto, al di là dei Partiti (non dimentichiamo quale credito questi hanno), sarà proprio il “Popolo”, quello richiamato dallo stesso “premier incaricato”, a svolgere il ruolo propositivo dell’Opposizione.  Compito, dunque, dei residui della Sinistra sarà quello di farsi carico con coerenza di sviluppare un’analisi critica ed autocritica, andando ad approfondire le contraddizioni e gli errori delle gestioni governative precedenti. Ovviamente, non sarà possibile ripartire al meglio se non verrà portato a conclusione un profondo chiarimento all’interno del Partito Democratico, ancora troppo legato alla figura ed alla disastrosa ed ambigua visione politica di Renzi e del suo entourage.

 

Joshua Madalon

 

 

 

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da giovane: la sensibilità ambientalista, storica e culturale….quella politica e cinematografica – ottava parte – 6

 

 

 

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da giovane: la sensibilità ambientalista, storica e culturale….quella politica e cinematografica – ottava parte – 6

 

Quel che accadde giovedì 6 maggio 1976 non l’ho vissuto direttamente, perché non ero a Feltre: ero sceso a Napoli per concludere quella fase di corso abilitante cui avevo partecipato,  con il colloquio finale.

Me lo ha raccontato Pinuccio Loiacono, compagno di Partito e convivente provvisorio per necessità reciproca in tempi di “vacche magre”.

In quel periodo lui però era ancora al Park Hotel, un Albergo gestito da meridionali molto vicino alla Stazione ferroviaria. Non ci si conosceva ancora. Dopo cena, era andato intorno alle 21.00 in bagno, proprio quando arrivò lo scossone più forte, 6.5 della Scala Richter. Tutto tremò ed andò all’aria ma la cosa tremenda fu il black-out ed il conseguente disorientamento per psicosi, per cui Pino rimase chiuso nel bagno in preda al panico.

Il sisma aveva colpito il Friuli a nord di Udine creando danni enormi in aree prevalentemente montane provocando 990 morti e oltre 45.000 senza tetto. A Feltre non ci furono danni evidenti ma molta paura. Quell’evento mi ha insegnato a capire la profonda dignità di quel popolo, che non si perse d’animo in piagnistei ed in pochi anni ricostruì in modo diretto il proprio habitat. Di quell’evento avemmo testimonianza anche da parte di un altro collega originario del Friuli, che aveva perso tutto, tranne una fornitissima biblioteca familiare che portò a Feltre e con la quale rivestì totalmente l’appartamento che aveva preso in affitto senza mobili, arrivando a dormire sugli stessi libri in un atto d’amore folle. Un collega carissimo di cui ho perso le tracce, un uomo geniale, originale, dalla tipica fisicità montanara, votato alla solitudine randagia.

In quegli anni la passione per il Cinema si era abbinata a quella della Politica, del Sindacato. Avemmo modo di collaborare anche con l’ARCI e con l’ANPI in una occasione particolare. Con la prima Associazione che non aveva una sede a Feltre si entrò in contatto per stabilire una collaborazione, dopo che con il giovane Francesco Padovani avevo fondato il Circolo di Cultura Cinematografica “La Grande Bouffe”. C’era un gruppo attivo a Ponte nelle Alpi a nord di Belluno. E si aderì all’UCCA, l’Unione dei Circoli Cinematografici dell’ARCI. Così si avviarono una serie di rapporti anche con Padova e Venezia e da lì al livello superiore fino a Bologna ed a Roma. Fu così che ebbi modo anche di frequentare Festival come quello di Venezia, di Pesaro e di Cattolica e di incontrare amici che avrei poi continuato a frequentare con il mio trasferimento in Toscana, in modo particolare Andrea Coveri di Prato e Jaurés Baldeschi di Castelfiorentino.

Tra le tante iniziative culturali e cinematografiche, senza mai dimenticare la mia passione civile e politica, sarebbe molto importante ricordare quella dedicata al Lavoro ed al Movimento operaio che mi pose in contatto con alcune strutture romane molto importanti, come la Cineteca Italia-URSS curata dai fratelli Predieri e la Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico con cui ho costruito anche in seguito una serie di collaborazioni.

 

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Ho accennato all’ “occasione particolare” di collaborazione tra ARCI ed ANPI e ne parlerò nel prossimo post, dopo aver anche ricordato in modo più preciso le caratteristiche della Rassegna sul “Movimento operaio”.

…continua….

 

Joshua Madalon