PRE-GIUDIZI E GIUDIZI

 PRE-GIUDIZI E GIUDIZI

Non ho la vocazione ad imitare Monsignor Myriel, il Vescovo, ex aristocratico sopravvissuto alla Rivoluzione francese, che caritatevolmente perdonò Jean Valjean.

 

Fin quando non assumono lo status di “giudizi” si può sempre parlare di pre-giudizi. E tenendo conto della relatività degli eventi ciascuno di noi può sempre dire che non è vero che in alcune parti di Napoli devi fare attenzione ai borsaioli o ai venditori di “pacchi” fino a quando uno non ci capita. Ho menzionato Napoli ma tutto il mondo è paese e le stesse fregature le puoi avere in altri luoghi del mondo. E così puoi essere contrariato quando senti parlare di rom, sinti e caminanti con toni razzistici e discriminanti fin quando però poi non ti capita di incrociare il destino. Certamente applicare un generico marchio negativo alla totalità di una qualsiasi etnia o regionalizzazione non può essere accettato, perché tra le tante cose abbiamo compreso sulla nostra pelle quelle generalizzazioni per le quali il veneto è alcolista, il napoletano camorrista ed il siciliano mafioso oppure il calabrese è “capatosta”, l’albanese e il romeno sono violenti, per non parlare dei nigeriani e via dicendo.

Nella mia esperienza amministrativa ho incontrato sinti che vivevano del proprio lavoro dipendente ed erano stimati e benvoluti nel contesto territoriale. Nella Commissione circoscrizionale non avevi difficoltà a riconoscere il rappresentante di quella comunità: era il più elegante, pulito e profumato; molto diverso dallo stereotipo diffuso. E devo dire che ancora adesso, quindici anni dopo, quando lo incrocio lo riconosco proprio per quelle caratteristiche. Anche se, poi, quando vedo un rom o un sinti sono portato ad essere guardingo, mentre mi aspetto che venga a richiedere la “limosina” con le solite forme di insistenza.

Conosco molto bene quelle che sono gli appelli alla ricerca di una maggiore e migliore integrazione, e sono estremamente convinto che occorrerebbe andare in quella direzione, ma….  Ma per raggiungere un risultato simile occorre essere in due, l’istituzione proponente e la comunità specifica accogliente. In linea di massima non è possibile agire in modo repressivo. Ancor più nei confronti di comunità protette da accordi intenazionali, “anacronistici”. Trovo infatti assurdo che per intervenire intorno a queste problematiche ci si debba sentire  razzisti e/o reazionari. All’interno di diritti e doveri occorre essere uguali: garantire le pari opportunità in tempi in cui il lavoro è un bene prezioso ed a volte raro (quello buono e dignitoso) ha un profondo senso se si accettano le regole della reciprocità.

Non penso che la popolazione “nomade” (utilizzo il termine generico) debba diventare “stanziale” non desiderandolo, ma che ci debbano essere regole condivise da rispettare come l’accettazione di percorsi di integrazione scolastica per i figli in età dell’obbligo e la disponibilità ad accettare o a svolgere liberamente un lavoro, sviluppando le proprie potenzialità. Compito delle istituzioni ovviamente sarebbe quello di sviluppare un’azione sociale atta alla integrazione di queste comunità.

 

MENDICITà

La mendicità non può essere – e non lo è – un reato, ma non c’è dubbio che di fronte a persone oggettivamente in grado di svolgere un’attività lavorativa l’opinione pubblica sarà sempre meno disponibile a sentirsi solidale. Ancor più se poi queste “persone” che mendicano lo fanno con insistenza ed ancor più laddove come è accaduto a me e mia moglie l’altro giorno, quando davanti alla sede di Emmaus in via Pistoiese a Narnali alle ore 11.00 di un martedì un signore accompagnato da un ragazzino di circa 8 anni prima mi ha tagliato pericolosamente la strada con la sua auto e poi ha cercato di strappare dalle mani di mia moglie un pacco di indumenti in buono stato che nei cambi di stagione portiamo alla signora Graziella perché, rimettendoli, decida poi liberamente se regalarli o venderli. La prontezza di mia moglie ha evitato questo strano “scippo”.  Che sia stato un “nomade” o meno, ma l’idea che mi sono fatto – forse pre-giudizialmente – era che lo fosse, sono a chiedermi cosa ci facesse un ragazzino a quell’ora e se quel gesto fosse soprattutto per lui un buon esempio!

Io mi pongo delle domande, alle quali però non desidero avere risposte generiche, vaghe, che si riferiscano a trattati nazionali ed internazionali, senza scendere poi nello specifico di valutazioni dei fatti obiettivi, che potrebbero essere riconosciuti anche come reati (lo scippo, il non ottemperamento dell’obbligo scolastico nella scuola primaria, il furto spesso commesso da minorenni). La Sinistra troppo spesso assume una posizione “ideologica” lasciando varchi immensi alle Destre.

Quando ho avviato questa riflessione mi sono ricordato quel che diceva un vecchio senatore della Repubblica, democristiano, pratese, uomo di alta cultura, cristiano credente e praticante: “Fino a quando non ti colpiscono in modo diretto non ne hai un giudizio negativo. Un pre-giudizio può trasformarsi in “giudizio” o rimanere tale ma la realtà non cambia!” e si riferiva al fatto che fino a quando non capitò alla moglie di essere scippata con violenza di una catenina d’oro da una “nomade” non aveva mai provato imbarazzo a considerare quelle etnie in senso “cristiano”.

Joshua Madalon

 

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