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reloaded ad uso futuro “DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – SETTIMA PARTE – 3”

Il 14 settembre scorso scrivevo quel che segue nell’intento di proseguire nella ricognizione di alcune mie “imprese”.
Riprendo solo ora nella convinzione che “SOLO LA CULTURA CI POTRA’SALVARE”

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DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – SETTIMA PARTE – 3 Continua la lettura di reloaded ad uso futuro “DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – SETTIMA PARTE – 3”

PRIMA GLI ITALIANI!

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PRIMA GLI ITALIANI!

La febbre del consumismo non ha antidoto, non c’è nessun vaccino che sia capace di limitarne gli effetti negativi; e ce ne sono tanti. Uno dei supermercati più affollati è l’Unicoop di via delle Pleiadi. La smania di un Natale sempre più anticipato si tocca con mano un sabato mattina orario inoltrato già da “pentole e padelle sul fuoco”. “Ma non vi hanno avvertito che anche per tutta la domenica sarà aperto?” provo a pensare, senza riflettere però che anche io sono là colpevole di non aver pensato che, forse, era il caso di passarci di prima mattina. Perlomeno avrei potuto acquistare con maggiore consapevolezza quel che era strettamente e veramente necessario.
Ma il segnale che ci fosse la baraonda consumistica lo avevo scoperto già all’arrivo in auto: file lunghe e nervose caotiche e ricerca isterica di un posto più vicino possibile. La fila delle auto era frenetica e nervosa e non era stato facile per il popolo isterico imbroccare la fila giusta per trovare un posto. Mi ficco in un corridoio ed imbrocco un varco rapidamente per portarlo via ad un concorrente che però venendo di fronte era a maggiore distanza rispetto a me.

“Siete assurdi. Sarebbe ottima cosa venirci a piedi!” suggerisco io mentalmente dall’interno della mia Citroen rossa. E poi ci penso e lo ricordo a me stesso: cosa ci faccio io?

Dopo la giostra dell’autoscontro con i carrelli vado verso le casse. La fila alle casse è lunga e l’addetto è lento; peraltro si sofferma a dare indicazioni utili al miglior acquisto oppure decide di ripartire due casse di birre tra due clienti, al puro scopo di consentire loro di avere lo sconto. Per di più non mi ero accorto di essere alla cassa 1 riservata a donne con il pancione e portatori di handicap di vario tipo. Più di una volta ho pensato che mettere insieme queste categorie non mi sembrava una buona idea… Infatti, mentre già sono ormai in procinto di deporre i prodotti sul nastro, arriva un non vedente accompagnato. Gli faccio spazio, anzi chiedo alla signora che lo guida se vuole che la aiuti, ma mi risponde quasi a gesti tanto che mi viene da pensare che sia non udente ed è in ogni caso una donna molto triste. Sento dentro di me un dispiacere collegato al fatto che non riesco a comunicare, ma poi faccio in modo che sistemi da sola la spesa e spostando il suo compagno con la destra gli faccia imboccare nel senso giusto il corridoio della cassa.
In tutto questo caos finiti gli acquisti esco e non ricordo più nella gran confusione dove sia la mia auto. “Forse….” e mi inoltro in uno dei corridoi dei parcheggi proprio di fronte all’uscita del supermercato. Non sono convinto che sia quello giusto. Peraltro, cavolo!, c’è un caos assai maggiore anche perchè pioviggina e, pur se non si comprende la ratio quando piove c’è ancor più disordine. Il mio carrello poi si rifiuta di collaborare linearmente e si mette di sghimbescio come il famoso “cappello sulle 23” di alcuni chansonnier di teatro di rivista come Nino Taranto.
Le auto si incrociano con gravi rischi di cozzare con paraurti e portiere che si aprono in modo scomposto. Davanti a me con il carrello imbizzarrito che non riesco a domare una sontuosa Range Rover Evoque di traverso cerca di districarsi. A guidarla a me sembra uno sceicco con accanto una donna araba con velo. Finalmente riesce a procedure e si dilegua. Vado oltre verso l’auto di cui ho intravisto il posteriore a una decina di metri. Avanza un’altra auto anche questa orgogliosamente di rappresentanza. “Poteva spostarsi con il suo carrello? No?” mi apostrofa la signora che guida. E mi viene spontaneo pensare: “Prima gli italiani! Suvvia, una volta per uno: adesso tocca anche a me, d’altronde non pretenderete di interpretarlo unilateralmente, no?”.

Joshua Madalon

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IDIOTI E SERVI SCIOCCHI

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IDIOTI E SERVI SCIOCCHI

La campagna dell’odio e dell’offesa dilaga sui social. Il livello culturale dei partecipanti al “concorso” è sempre più infimo. Assumiamoci le responsabilità, noi che siamo stati educatori e vorremmo continuare a svolgere un ruolo più vicino a quello che abbiamo interpretato durante la nostra vita lavorativa “ufficiale”.
Novelli Tiresia o Cassandra, a vostra scelta, avevamo espresso questi vaticini, inascoltati da chi rincorreva personali interessi, accecati dalla cupidigia del Potere, quello basso locale di piccolo piccolissimo cabotaggio a quello regionale e nazionale. Alzavano le spalle, giudicandoti inutile e dannoso per I loro progetti e valutandoti a livello di escremento, dopo vari tentativi di blandizie non andati a buon fine, quello loro si intende!
Oggi ci ritroviamo davanti ad uno stretto passaggio di confine con una nuova classe politica, espressa dal voto “populista”, che non possiede qualità sufficienti a garantire la tenuta sociale del Paese. Chi l’ha sostenuta a tutta evidenza ha inviato un poderoso sonoro schiaffo alla classe politica precedente che, pur possedendo qualità superiori, non era stata in grado di rappresentare le istanze che venivano poste.
La scelta populista ha prodotto tuttavia dei risultati che vanno ben al di là ed al di sotto di quanto richiesto. Il combinato disposto dell’unione contrattuale tra forze abbastanza – anche se non del tutto – diverse sta creando un vero e proprio sconquasso economico che rischierà di farci andare verso una crisi economica ed istituzionale che ci avvicinerà ad una situazione di tipo sudamericano, che farà apparire le altre crisi, come quella della Grecia del 2009, un episodio marginale. Ho accennato al “combinato disposto” ed è anche giusto esplicare il senso del titolo di questo “post”. La furia iconoclasta del leader della Lega ha piegato una parte degli “eletti” del Movimento 5 Stelle, cui in definitiva è destinato il titolo “benefico” e paternalistico. C’è una profonda differenza tra Ia maggior parte dei rappresentanti della Lega e la maggior parte di quelli del M5S: questi ultimi sono (non solo “appaiono”) essenzialmente inadeguati, ben al di là di quanto sia necessario. Personaggi come la vice Ministro dell’Economia (che “parolona”: Viceministra”!) tale Laura Castelli presenta lacune particolarmente nei comparti che ella pretende di meglio conoscere e si mostra apertamente smarrita nei confronti. Tutto questo sarebbe poco e pittoresco se non si accennasse alla caparbietà con la quale si va sostenendo la pratica del reddito di cittadinanza in una realtà antropologica assolutamente impermeabile al di sotto della quale vi è lo scarso atavico rispetto delle regole, quelle essenziali microeconomiche.
Aver approvato il cosidetto “Decreto Sicurezza” comporta, accanto alla creazione purtroppo “volontaria” di una diaspora degli stranieri ospitati nei Centri e negli Sprar che produrrà un clima di maggiore “insicurezza” speriamo solo percepita, un aumento della disoccupazione collegata alla riduzione dei contribute statali a sostegno di tali attività. Ai dati della povertà attuale cui si riferirebbe il “reddito di cittadinanza” occorrerà aggiungere questi altri numeri.
Non è da meno l’idiozia della “quota 100” per il pensionamento, venduto come una “porta aperta” alle nuove assunzioni. Per ogni neopensionato cui toccherebbe anche vedere ridursi in modo sostanziale il suo assegno non ci potrà essere un neoassunto. Lo capirebbe uno sbarbatello qualsiasi che non sarebbe immaginabile sostituire “d’emblée” un quadro intermedio ma neanche un impiegato con esperienza pluriennale senza avere seri contraccolpi nelle aziende e negli uffici.

Purtroppo per il declino “ce n’est qu’un dèbut”

Joshua Madalon

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GIORNI

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GIORNI

Giorni uggiosi schizofrenici tra bassi e alti, alti e bassi, con lenti sonnacchiosi risvegli e serate che decollano troppo tardi, costringendoti ad addormentarti ad ora tarda dopo aver avuto colpi di sonno. Un giorno senti di essere molto più giovane di quanto sei ed addirittura senti dentro il desiderio di ritornare al lavoro che hai condotto per tanti anni; un altro subito dopo, un altro giorno, cammini lento portandoti dietro molto più peso di quanto dovresti. Capita per l’ appunto in modalità schizzata proprio in quel giorno in cui sei ritornato a scuola per una festa di commemorazione per un giovane ex allievo di tanti anni fa, che se ne è andato via, così all’improvviso: quello proprio il giorno giusto, no, per sentire dentro di te la vitalità! Roba da psicanalisti anche di quelli alle prime armi o di un counselor che come la mosca cocchiera si possa credere alla stessa altezza dei migliori professionisti. Certamente contribuisce a farti sentire vivo la tragedia di una vita stroncata anzitempo, anche se Menandro suggerirebbe che quella tragica fine sia cara agli dei. Ancor più la giornata mite tranquilla pur di un autunno maturo e l’incontro con docenti che non vedevi da tempo e che nella distanza “forse” hanno imparato ad apprezzare meglio quel che valevi e ti sorridono, mentre alcuni anni prima non erano così cordiali e felici di incontrarti. Ed ancor più la presenza di allievi di quelli ancora più giovani che, casualmente, incroci nei corridoi ti riconduce il desiderio di riprendere un rapporto più sereno e maturo.

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Il giorno dopo ti svegli più presto del solito. A fine novembre è ancora buio. Devo lavorare in casa prima di uscire. Devo farlo entro le 8.00 perchè per le 9.00 devo essere a scuola; non quella del giorno prima. Esco di casa dopo una mezza dozzina di caffè perchè non sono riuscito ancora a scrollarmi di dosso la sonnolenza. Per fortuna non piove. Fa freddo, sì, ma non piove e questo mi dà garanzie che non correrò il rischio di impallarmi nel traffico, come in altre occasioni. La città è come me sonnacchiosa. Esco presto anche perché parcheggio in un posto lontano dal luogo dove devo recarmi. Mi dà la possibilità di camminare, che per un settantenne è necessario terapeuticamente. Mi fermo in un parcheggio libero dove non c’è quasi nessun’ altra auto. Mi fermo e
prima di uscire nascondo alla vista qualsiasi oggetto che pur immeritatamente possa indurre in tentazione qualche ladruncolo di passaggio. E poi con una lentezza biblica come se dovessi attraversare un deserto mi avvio lungo la pista pedonale del Bisenzio andando verso il centro. Cammino, mi fermo ed osservo tutti i soggetti che la Natura propone. C’è un sole tiepido rinfrescato dal venticello della valle ma è straordinariamente piacevole prendersela comoda, ed avvertire la forza morale dell’età che si contrappone alla sensazione di un inevitabile lento declino.

Joshua Madalon

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L’IPOCRISIA NON E’ (PIU’) UNA VIRTU’ …almeno così dovrebbe essere ma…..

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L’IPOCRISIA NON E’ (PIU’) UNA VIRTU’ …almeno così dovrebbe essere ma…..

Se non ve ne foste accorti, la campagna elettorale per le amministrative (a Prato) è già iniziata!
Noi di “Prato in Comune” non possiamo esimerci dal mostrare quelle che sono state (e continuano ad essere) le contraddizioni di un’Amministrazione che si è presentata come se fosse di Sinistra ed invece trope volte si è caratterizzata in modo addirittura peggiorativa rispetto alla precedente, nettamente di Destra. Uno degli aspetti su cui lavoriamo in modo specifico e strutturale in vista del nostro Programma di Governo sarà quello della Partecipazione democratica.

E’ stato da anni uno dei punti dolenti delle “diverse” Amministrazioni che si sono susseguite. Già nell’ultima fase della vita breve delle Circoscrizioni il rapporto tra I cittadini delle periferie e l’Amministrazione comunale ha mostrato i suoi limiti; che non possono essere se non per pochi aspetti addebitabili ad una vacanza legislativa ma alla precisa volontà di mantenere ferme le leve del Potere in modo centralistico.

Anche se a prima vista la questione che ci ha visti protagonisti negli ultimi giorni (mi riferisco al nostro intervento sull’esito del voto espresso in Consiglio Regionale per l’ampliamento della pista dell’Aeroporto di Firenze) sembra non essere collegata allo scarso rispetto della partecipazione democratica, la Consigliera pratese regionale del PD Ilaria Bugetti finisce per offrirci un valido assist in quella direzione.

Dopo il nostro intervento sulla stampa, che abbiamo ammesso essere stato “intempestivo” ed impreciso – anche se ci siamo rapidamente corretti – eravamo pronti a ricevere la replica della deputata regionale piddina, che è prontamente apparsa sul suo profilo Facebook.

La Bugetti ha precisato di non essere stata in Consiglio quel giorno (noi in un primo tempo avevamo avuto informazioni sbagliate dedotte da articoli di stampa altrettanto errati – non abbiamo orecchie ed occhi amiche in quei luoghi) ed ha ricordato di essere stata già nel 2011 contraria alla costruzione della nuova pista aeroportuale (da notare: non “dal” ma “nel”).

Abbiamo riflettuto su questo ed in una nostra ulteriore controreplica sull’ account Facebook di “Prato in Comune” ci siamo chiesti come avrebbe votato laddove fosse stata presente.

Non si è fatta attendere la risposta (in verità non sappiamo se rivolta a noi o ad altri) ma ci fa piacere sapere quel che ha detto alla stampa stamattina (25 novembre 2018).

“Mi sarei astenuta, probabilmente”.
Complimenti!
Dopo aver avuto chiare indicazioni contrarie a quella pista da parte del suo Partito e del Consiglio Comunale all’unanimità i due Consiglieri regionali pratesi votano, uno a favore e l’altra dice che “probabilmente” si sarebbe astenuta! Sinceramente sconfortante il livello espresso da questa classe dirigente locale, che non può essere ulteriormente tollerato.

Joshua Madalon

“SINISTRA, vecchi e nuovi tromboni”

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“SINISTRA, vecchi e nuovi tromboni”

Tra i vecchi tromboni, mummie della Politica, uomo per tante troppe stagioni, inossidabile faccia tosta ondivagante a seconda del tempo e dei venti della politica, c’è quel tale Pier Ferdinando Casini, il cui doppio nome lascerebbe intravedere una certa qual nobiltà mentre il cognome ci ricorda tempi lontani con quei locali chiusi dalla signora Merlin. In una delle ultime sortite televisive in uno dei salotti dove si vorrebbe formare l’opinione pubblica, costui ci ha spiegato perché mai non c’è più Destra e Sinistra e non solo nel nostro Paese.

E’ una delle fissazioni di coloro che desiderano a più non posso che il destino dei diseredati, degli ultimi, dei poveri sia assegnato alla benevolenza dei singoli contravvenendo così al rispetto dei vincoli costituzionali che si occupano della dignità dell’uomo sotto ogni aspetto. Lo desiderano ma non hanno il coraggio di ammetterlo in maniera chiara.

“Sinistra” in sè e per sè significa ben poco: tutti sanno che è semplicemente una collocazione specifica nell’ambito delle assise governative. Ed infatti si potrebbe anche affermare che non si chiami più Sinistra ma che abbia una intitolazione più gradita come potrebbe essere “Aurora”, “Caldo” oppure “Bouquet”.
Ma anche scherzandoci sopra, come ho appena fatto, poco cambia.
Basta andare in giro tra diversi ambienti: ogni settimana per alcune ore mi occupo di donne ed uomini – ed anche di alcuni loro piccoli figli – istruendoli volontariamente alla conoscenza della lingua italiana di base (quel che serve: non più di tanto; non grammatica o sintassi ma lessico fondamentale) ed ascolto e capisco le loro difficoltà. E poi se vai in giro per la città sempre più riesci a vedere donne ed uomini senza fissa dimora trascinarsi i loro averi ed affacciarsi, in attesa dell’unico pasto che la Caritas fornisce, nei cestini dei giardini, ora che con la raccolta porta a porta non ci sono più i cassonetti. Dall’altra parte i supermercati ed i centri commerciali pullulano di acquirenti impazziti, consumatori compulsivi di oggetti inutili che presto o tardi saranno destinati alle discariche e di un surplus di alimenti che ingolfano a dismisura i frigoriferi e le coppe di verdura e di frutta e poi concludono la loro esistenza nelle buste di polietilene per l’organico. In tutto questo divario sociale abbiamo bisogno di interventi strutturali efficaci che da subito siano funzionanti senza essere caritatevoli e meramente assistenziali. Occorre valorizzare la piena dignità dell’uomo attraverso il lavoro, un lavoro “subito” con il corrispettivo reddito non certamente quello che si lascia intravedere attraverso il meccanismo di un reddito di cittadinanza devoluto semplicemente agli incapienti nell’attesa di trovare una collocazione lavorativa. Ed un tetto per tutti, provvisorio per le emergenze ma definitivo in tempi ragionevoli ma comunque rapidi.
E chi si dovrebbe occupare di tutto questo se non la Sinistra? La Destra ha una visione pauperistica basata sulla sopportazione, la tolleranza, il senso cattolico della colpa di non essere poveri. Occorre andare al di là di questi limiti ed avere il coraggio di affrontare le cause delle differenze sociali, prima che sia troppo tardi. Alcune delle ragioni per cui l’intervento del Governo di Destra che ci ritroviamo è messo in discussione a livello europeo stanno proprio nella incapacità di capire che alcuni interventi rischiano fortemente di essere, nel contesto tipicamente antropologico italiano, a fondo perduto. Forse non tutti tutti, ma tanti tanti sì.

Joshua Madalon

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NON SOLO ESISTE, MA VE N’E’ URGENTE BISOGNO (di quella vera, però, eh?)

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NON SOLO ESISTE, MA VE N’E’ URGENTE BISOGNO (di quella vera, però, eh?)

Di che cosa parliamo? della Sinistra, intorno alla quale gufi spelacchiati e prefiche cadenti cercano di negarne l’esistenza. Lo fanno anche e soprattutto per paura, ma anche per ignoranza. Il Partito Democratico ed i suoi sostenitori la temono, il Movimento 5 Stelle in generale fa parte dell’altro blocco, quello degli ignoranti.
Poi si sentono ancora certi commenti solonici di vecchie cariatidi indebolite dallo smog che non hanno proprio nulla da insegnarci ma da vere e proprie “chiangimorti” cassandriche stanno lì a tirare i piedi alla Sinistra, annunciandone la morte. In verità, tiè! Per oggi, tiè!

Uocchio, malocchio,frutticielle a ll’uocchio, prutusino e ffenucchio, o formule più moderne quali aglio,fravaglie e ffattura ca nun quaglia cap’ ‘alice e capa d’aglio, cuorno e bicuorno

Ovviamente ho scherzato utilizzando queste formule. Noi che siamo esseri pensanti e siamo in grado di riconoscere la verità dalle falsità non ci lasciamo ingannare.

Joshua Madalon

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SULLA CATASTROFE PROSSIMA VENTURA (seguendo le vicende del progetto di ampliamento dell’Aeroporto di Firenze Peretola)

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SULLA CATASTROFE PROSSIMA VENTURA (seguendo le vicende del progetto di ampliamento dell’Aeroporto di Firenze Peretola)

Niente di nuovo sotto il sole della Toscana

Un Partito Democratico che non ha mai saputo trovare la popria essenza di Sinistra pur riformista e democratica appare sempre più confuso nell’oscillazione tra la resistenza di una leadership da sempre disponibile per la conservazione del Potere a costruire rapporti con i poteri forti e con le Destre semmai civiche ma non solo e le minoranze – che insieme non costruirebbero una maggioranza – che vanno alla ricerca di un collegamento con la vecchia e stanca base popolare ancor più indebolita dalle ricorrenti crisi economiche e sociali.

Una Destra divisa ancor più ben lontana dalle visioni culturali che negli anni avevano prodotto una certa qual egemonia che le aveva consentito di assumere posizioni di primo piano nella città di Prato, e piegata dalle ubbie e dai capricci della Lega che dietro i successi salviniani pregusta una nuova vittoria.

Un Movimento 5 Stelle inconsistente che non ha radici nella società e che vive per ora di una rendita che sembra sempre più vecchia pur non datata al di là di un quinquennio.

Come scritto in un inciso parlo di Prato.
E mi riferisco in particolare alla vicenda aeroporto. Mi spiego meglio: da qualche anno si dibatte in modo anche isterico e rapsodico del possibile ampliamento dell’aeroporto di Firenze. Un intervento che prevede di costruire una nuova pista parallela al tratto conclusivo della Firenze Mare che consentirebbe a parere dei sostenitori un maggiore e più pesante afflusso di veicoli, rendendo quello scalo di livello internazionale, portando a Firenze ancor più turismo, oltre che incentivando ancor più il commercio. Una visione ultramoderna non c’è che dire! Ma non fa i conti con la realtà, limitandosi alla difesa di una visione catastrofica e distruttiva degli ambienti naturali. Non solo quelli del Parco naturale della Piana che finirebbe per essere inquinato oltre misura ma tutto il resto del territorio della stessa Città metropolitana che per consentire afflussi umani e commerciali sempre più massicci finirebbe per occupare cementificamente molti degli spazi. Ho la sensazione che vi sia una profonda ottusità, una unilateralità di visione da parte dei proprietari dei territori e delle grandi imprese commerciali e turistiche che non consente loro, dietro il baluginio della moneta, di osservare come la città capoluogo sia già troppo stretta nelle diverse e sempre più frequenti occasioni internazionali. Da parte della Politica, Partito Democratico e Destre unite, si dà forza a questa idea nella speranza di poter lucrare consensi plutocratici che permettano di disporre di sostegni sostanziali nelle sempre più costose macchine elettorali. La gran massa di popolo si lascia in parte convincere che potrà trarne benefici per sè ed i propri figli, e forse nipoti, vista anche la certezza che la realizzazione definitiva non sarebbe così vicina nel tempo. Ovviamente molti non riescono ad essere informati correttamente e pienamente, visto che la forza economica di chi si batte perché quest’opera non veda la luce è molto ridotta, per i motivi di cui accennavo prima. D’altra parte il mondo è sempre più piccolo nelle distanze e l’aeroporto di Pisa – che ha spazi naturalmente molto più ampi per crescere – assolverebbe senza produrre gli stessi catastrofici danni al ruolo di scalo internazionale.
Qui di seguito un Comunicato di Prato in Comune (vedi cosa è Prato in Comune seguendo il mio Blog) relativo alla posizione delle varie forze politiche toscane in seguito ad un voto espresso qualche giorno fa.

Joshua Madalon

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Prato in comune Vicenda aeroporto

Dopo il si di ieri in regione di Ciolini e l’uscita dall’aula di Bugetti, dovrebbero dimettersi. Se no lo faccia Bosi. Gli unici contrari davvero noi di Prato in Comune qui e in regione. Dagli altri spettacolo indegno

Vicenda aeroporto. Tutta la comunità pratese ha preso ieri dal Consiglio regionale uno schiaffo tremendo. Con la risoluzione votata dall’ aula infatti è stato dato mandato al presidente Rossi di portare il parere favorevole della Regione per la nuova pista da 2400 metri del nuovo aeroporto di Peretola in Conferenza dei servizi. Come cittadine e cittadini di Prato non possiamo non chiedere le dimissioni immediate dei consiglieri regionali pratesi Bugetti e Ciolini (uno a favore, una uscita dall’aula, a differenza dei voti contari espressi dal consigliere pratese del PD nella scorsa legislatura Mattei), in quanto hanno espresso un voto in totale contrasto con la volontà del loro territorio, del Consiglio comunale e dello stesso PD locale. Se non si dimetteranno – non potendo pensare che sia un no falso quello del Sindaco e del Partito Democratico di questa città – un minimo di decenza vorrà che si dimetta il segretario del PD Bosi, per manifesta incapacità di far rispettare ai propri eletti il volere del suo partito, insieme allo stesso Sindaco che pur avendo tanta rappresentatività istituzionale (ANCI) e politica ( con un ruolo di primo piano a livello nazionale) non è stato in grado di svolgere un ruolo positivo come primo cittadino pratese. Infatti il PD ieri (21 novembre) in Regione ha votato compatto per la nuova pista insieme a Forza Italia. A Destra si è svolto invece uno psicodramma con ogni posizione possibile espressa (sono usciti dall’aula al momento del voto) compreso quella solita inconcludente dei 5 Stelle, contrari alla risoluzione ma astenuti sugli atti collegati, alcuni dei quali chiedevano espressamente il si alla nuova pista. Gli unici contrari, il gruppo di SI Toscana a sinistra e la rappresentante di MDP, Serena Spinelli che a questo punto ha votato coerentemente contro le indicazioni del suo Partito. Per l’aggiunta questo atto a nostro avviso non è solo politicamente illegittimo ma anche istituzionalmente barbarico perché dà carta bianca al “socialista” Rossi (quello che disse nel 2015 che se si fosse andati oltre la pista di 2000 metri si sarebbe dinesso) di distruggere il Parco agricolo della Piana, il Polo scientifico di Castello, mandare al macero la programmazione urbanistica dei comuni della piana. Insomma in Conferenza dei servizi potranno fare quello che vogliono pur di portare a casa il risultato, cioè il nuovo aeroporto. Fermiamoli con una mobilitazione di popolo, quel popolo che hanno abbandonato per fare politicamente primariamente gli interessi di qualche potere forte.

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Ci vuole pazienza, ancora un po’ prima che finisca!

Ci vuole pazienza, ancora un po’ prima che finisca!

Indubbiamente ci vuole pazienza, poi ci vuole una dedizione massima che ci faccia dimenticare i nostri specifici – e perciò “miseri” – interessi ponendo come priorità quello degli altri, che sono altrettanto “personali” ma appartengono a persone più deboli, meno tutelate dalla fortuna e dalle vicissitudini del contesto in cui sono vissute. in questo senso, la pratica politica può somigliare anche a quella religiosa che ha tuttavia un limite, che è quello di affidarsi, consultandola continuamente, ad una entità ignota, invisibile, difficilmente riconoscibile. Ciascuno, però, degli operatori politici, sia aspiranti sia praticanti di medio o lungo corso, vive la sua storia centripeta, senza mai allargare il proprio raggio d’azione oltre gli steccati del territorio che si è costruito intorno.
E’ anche per questi motivi che non si è compreso ancora che, non essendo mai soli, si ha il bisogno urgente di aprirsi anche a coloro che la pensano in maniera diversa: perchè il mondo non è mai stato come ora, un granitico monolita compatto. E si ha un grande bisogno di collegarsi a competenze che non siano solo quelle strettamente imparate nell’agone politico, sterile platea di compromessi mortiferi.

Joahua Madalon

PARTITO DEMOCRATICO E SUOI “FAKE” (a Prato ma non solo)

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PARTITO DEMOCRATICO E SUOI “FAKE” (a Prato ma non solo)

La mistificazione E il trasformismo

Non accadrà solo a Prato, figuriamoci! Ognuno vive la propria fettina di storia ma non ci sarà da qui a minimo un paio di anni la reale diffusa presa di coscienza che, a causa di un livellamento al basso della Cultura tout court (a partire da quella scolastica per andare poi su per tutta la società), che in qualche modo è servita ai più furbi per costruire provvisorie fortune economiche e politiche, occorrerà ricostruire la Sinistra senza più riferirsi direttamente o indirettamente al PD. Non ci sarà nella sua piena consapevolezza: altri insuccessi saranno necessari per comprenderlo. Occorrerà dunque prepararsi e questo impegnerà il tempo di chi già da qualche anno lo aveva previsto.
Purtroppo vi è una parte della società minoritaria che ritiene ancora possibile la rinascita del Partito Democratico così come si è andato formando e trasformando nel corso dell’ultimo decennio. Si è parlato di “mutazione antropologica” ed è un termine complesso che sintetizza il progressivo degrado della società accentuato dalla presenza di una classe dirigente che non ha saputo corrispondere alle esigenze del Paese, arroccandosi in una difesa degli interessi dei pochi contrabbandata e mistificata come scelta per i tanti.
Non basterebbe purtroppo come qualcuno afferma cambiare qualche personaggio e, a dire il vero, non basterebbe neanche modificare in toto la leadership attuale. E’ la proposta politica che è stata attuata e mai fino ad ora rimessa in discussione che deve essere totalmente cambiata.
Invece cosa accade? A Prato, ma ritengo non solo in questa città, si va costruendo un progetto basato sulla mistificazione, per il fatto stesso che si presenta come alternativo al PD ma allo stesso tempo si propone di sostenerlo per fronteggiare il Centrodestra e il Movimento 5 Stelle.
Tale scelta è in generale controproducente prima e dopo, sia prima che dopo la prossima fase elettorale verso cui si guarda prioritariamente. “Prima” perché si tende a non riconoscere, per motivi sostanzialmente legati agli interessi di pochissime persone, che sarebbe necessario andare verso un’alternativa netta e non collaterale; “poi” perchè non si comprenderà la “ratio” di tale scelta e l’elettorato che non vorrà scegliere il PD non sceglierà neanche il fakePD. Così facendo non si contribuirà a quel necessario rinnovamento dei metodi e delle pratiche politiche di cui la Sinistra nel nostro Paese ha bisogno.

Joshua Madalon
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