HO FATTO UN SOGNO (in ricordo di Tina Santini)

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– in ricordo (il primo) di Tina Santini –

Era il 17/04/2008 ore 11:28 ed inviavo una mail alla mia carissima amica Tina Santini

da sei mesi esisteva il Partito Democratico nato sulla spinta di un necessario “rinnovamento” – Tina ed io avevamo dato vita al Comitato di Prato per il Partito Democratico aderendo ai Cittadini per l’Ulivo e sostenendo poi la candidatura di Rosy Bindi alla Segreteria del Partito nelle Primarie – a Prato un gruppo di giovani erano riusciti con abilità politiche a conquistare la prima Segreteria che avviò esclusivamente un percorso al suo interno per le Amministrative del 2009 – si voleva avere un solo unico Candidato per la carica di Sindaco nel mentre si costruivano “sondaggi” per screditare quello in carica, Marco Romagnoli; un gruppo di pochi “interni” al PD e molti “esterni” si oppose e venne costruita la candidatura Carlesi per le Primarie. Il candidato del Partito venne sconfitto e si innescarono delle dinamiche talmente perverse che portarono alla sconfitta del 2009, con la quale il Partito non ha mai voluto fare i conti. Era evidente che il “rinnovamento” non c’era mai stato, soprattutto quello dei “metodi”; così come è del tutto evidente che anche adesso non si può parlare di “rinnovamento” se si utilizzano spartizioni come ai bei tempi della DC e si accede ad incarichi munifici squisitamente per curare “interessi personali” di basso profilo.

Se quello che scrivevo nel 2008 non appare superato vorrà dire intanto che non ho ancora smarrito il senno e che abbiamo ancora bisogno di sognare tenendo saldamente i piedi per terra.

Ho fatto un sogno.
Ne voglio scrivere prima che mi paasi di mente, come sempre accade.
Ho visto un Palazzo molto lontano. Mi sono avvicinato. Fatiscente, cadente, con le mura scrostrate, le finestre e le porte sconnesse e divelte.
Davanti alla Porta principale due gendarmi vecchio stile impedivano l’ingresso a chicchessia; da dentro si avvertivano in modo indistinto voci alterate ed esagitate.
Intorno al Palazzo vi era un giardino; nel sogno il giardino mi è parso immenso e senza confini e steccati ma fondamentalmente trascurato mentre il Palazzo a tratti svaniva nei fumi delle dense nebbie…
Avvertivo un odore sgradevole di muffa ed il terreno era arido e grigio, gli alberi spogli.
In un angolo ho visto alcuni arnesi con i quali ho cominciato a lavorare e subito dopo mi è parso nel sogno che i grigi si trasformassero in colori più vivaci e che l’odore di muffa e di sporco sparisse lasciando pieno campo ai profumi.
Dal Palazzo che avvertivo sempre più assente indistinto nella sua lontananza venivano ancora urla, scambi di offese, sberci ed atteggiamenti minacciosi indistinti. Ma non ero nè angosciato nè preoccupato; avvertivo in un me che vedevo come in uno specchio una grande serenità. Avevo davanti un campo ampio, aperto, arioso nel quale avrei potuto invitare tutte le amiche e gli amici che avessi voluto.
Ho fatto un sogno e lo avverto come un vero e proprio invito a coltivare nuovi fiori, nuove pianticelle da far crescere, a seminare, a curare gli alberi più forti e sostenere quelli più deboli. Lo sento come una sollecitazione a trascurare il Palazzo e scegliere l’aria più libera.

g.m.

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