MI PIACCIONO I FILM DI FRANK CAPRA di Maria Caterina Magliocca – Festival della letteratura POZZUOLI-BACOLI-MONTE DI PROCIDA 2628 SETTEMBRE

MisenoVilla Cerillo

Una ventata di ottimismo di fronte alle tragedie quotidiane è quanto si respira già a leggere il titolo dell’ antologia di racconti che ho appena terminato. “Mi piacciono i film di Frank Capra – mandami storie a lieto fine” di Maria Caterina Magliocca – 2014 Valtrend Editore contiene molte parole che mi rappacificano con la realtà negativa: intanto “mi piacciono” indica il piacere (al contrario del dolore, della sofferenza); “lieto fine” non ha alcun bisogno di un difensore; e poi c’è “Frank Capra” che è nel Cinema il sinonimo di “ottimista”, un ottimismo che si ritrova anche in alcuni titoli come “La vita è meravigliosa” interpretato da un solare James Stewart o in “E’ arrivata la felicità”. Non mi dilungo su questo terreno sul quale ho competenze specifiche. Il titolo si riferisce alla omonima poesia di Nazim Hikmet Ran che l’autrice riporta per intero a pagina 7. I tredici racconti suddivisi in tre distinti capitoli (“Bianco e nero” (2), “Migranti” (5) e “Caro diario” (6) hanno l’indubbia tendenza a cogliere proprio il “lieto fine” anche se attraversano sentieri pericolosi e selvaggi prima di arrivarci. Si prenda ad esempio il primo “Il sogno di Ilia” che si ispira liberamente ad un evento che nel marzo del 2005 aveva coinvolto gli abitanti di Cavallerizzo, un piccolo borgo in provincia di Cosenza: una frana. L’autrice, utilizzando una struttura narrativa coinvolgente, vuole mettere in evidenza, in particolare, la dignità di quelle persone (circa 700) che non si lasciarono blandire dai mass media per estrinsecare i mille e più buoni motivi per protestare e “piangere miseria”. Il secondo racconto (“La corsa”) è costruito con un ritmo concitato nella prima parte, ambientata a Napoli nei giorni gloriosi della rivolta contro i nazifascisti (le mitiche Quattro giornate); la seconda parte è leggermente più pacata, anche se la tensione è sempre alta, grazie ad un’ ambientazione idilliaca e bucolica che viene interrotta da un’incursione(si può dire) tragicomica dei soldati tedeschi. La sezione successiva è dedicata al tema “Migranti” ed in essa i temi della multiculturalità vengono posti al confronto con i permanenti pregiudizi e la sempre più complessa e difficile realtà. Colloquisoliloqui caratterizzano “Amiche” e “Vite al margine” dove viene descritta una porzione di realtà che di solito vediamo solo “marginalmente” passando a piedi ma molto di più con i mezzi di locomozione che non permettono di osservare a lungo ciò che accade; per l’appunto “la Vita”. E così in “Viaggio in Italia” dove il ruolo si capovolge e la narratrice diventa “straniera” anche se con un ruolo di “educatrice”. “A casa” tratta proprio dei pregiudizi atavici che spingono un genitore, egli stesso emigrato dall’Italia alcuni anni prima, a non accettare che il figlio decida di vivere con una giovane “originaria” della Tunisia. In “Sud” c’è un ritorno a casa, alle radici; un tentativo lento ma progressivo di riappacificarsi con la propria terra (“Partire è facile, andarsene dai luoghi delle origini e poi disprezzarli ci viene naturale. Il coraggio è necessario per restare!”). La terza sezione è “Caro diario” e sono degli appunti che analizzano vari aspetti, dal ricordo stilato in un Diario nel racconto “Stelle” che la nonna Kitty della nascita della prima nipotina Giordana (12 novembre 2005) e l’attesa della nascita della seconda nipotina, Caterina (11 agosto 2010) a “La casa dell’acqua” nel quale la capacità narrativa della Magliocca emerge come fondamentale necessità vitale di tipo esistenziale; c’è qui un collegamento non del tutto chiaro con il secondo racconto ma la conclusione è illuminante in relazione alle ragioni che ci (mi inserisco anche io nel novero di “chi scrive”) spingono a scrivere: “Ma loro (i bambini n.d.r.) questa storia non la conoscono: bisognerà raccontargliela. Perché sono convinta che oltre a conservare oggetti e muri o perpetuare nomi, riti, gesti, è il raccontare storie che dà senso e continuità al tempo che passa”. Se permettete, salto all’ultimo racconto (“Libri”)che ha proprio il senso di una conclusione programmatica che annuncia una prossima impresa editoriale anche se sotto forma di un “sogno”. Io spero sinceramente di poter leggere qualcosaltro della Maria Caterina Magliocca nei prossimi mesi. Ha una scrittura elegante e capace di affrontare tematiche serie in modo lieve e coinvolgente.

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