NEBBIA CHE SCENDE NEBBIA CHE SALE Parte 9

NEBBIA CHE SCENDE NEBBIA CHE SALE Parte 9


“Siete nella baia della spiaggia del Pozzo Vecchio, nell’isola di Procida! A destra avete una secca pericolosa! Noi vi vediamo perchè abbiamo sentito le vostre voci e le vostre luci le abbiamo viste già da un po’ avvicinarsi alla costa! Abbiamo già telefonato alla Capitaneria del Porto di Ischia ponte. Dovrebbero essere qui a minuti con una loro imbarcazione. Quasi certamente vi scorteranno fino a Ischia. Purtroppo da quel che sappiamo la nebbia nel canale di Procida è ancora molto bassa e fitta e non è consigliabile procedere in quella direzione.”

Era una voce di donna quella che proveniva da un’altura che la nebbia nascondeva; una voce precisa e sicura, esperta del mare, forse apparteneva ad una figlia, ad una sorella, ad una moglie di marinai o pescatori che ben conoscevano le leggi etiche del mare; ed erano lì, le donne, quelle donne, quella sera apparentemente tranquilla nella quale era però calata una nebbia possente per densità in assenza di correnti ventose che la potessero spazzar via.

Intanto, però, sulla terraferma, qualche ragazzo ed alcune ragazze erano stranamente già tornate alle loro case ed avevano raccontato ai loro genitori come era andata la gita a Ponza: facevano parte di quel gruppo di studenti che, quella mattina, si era organizzato autonomamente ed erano inutilmente stati attesi all’imbarcadero; quel gruppetto, accompagnato da maggiorenni “esterni” all’ambito scolastico, che avrebbe ben potuto con precisione descrivere invece la Reggia di Caserta ed il borgo medievale della stessa città “vecchia” lassù in collina. I genitori di quelle studentesse e di quei studenti avevano affidato i loro figli, per accompagnarli al porto, ai più grandi ma ignoravano che non fossero andati a Ponza: lo scoprirono quando furono contattati da altri genitori preoccupati della vicenda che stava coinvolgendo i loro ragazzi: come a confermare che le bugie sono con le classiche gambe corte.

La nave si fermò, ruotando di 180 gradi ai margini della secca a pochi metri dalla spiaggia, e per tranquillità il capitano la fece ancorare in attesa della motovedetta, mentre i viaggiatori continuavano a parlare tra loro, in qualche modo gustando e pregustando l’avventura. Si sentivano ormai tranquilli, anche quei pochi che avevano avuto crisi di ansia nelle ore precedenti. Era tardi, le 11 di sera, quando la motovedetta arrivò da Ischia ponte. La distanza era di circa tre miglia. Ci fu un breve colloquio tra i responsabili delle due imbarcazioni: viste le condizioni climatiche che non avevano subito modifiche sostanziali, si decise di dirigersi verso Ischia ponte, facendosi precedere dalla più piccola che, dotata di radar e di fari antinebbia senza troppo affrettarsi per motivi di sicurezza, procedette verso l’altra isola, la maggiore di quelle dell’arcipelago campano.

…fine parte 9…. continua…

J.M.