NEBBIA CHE SCENDE NEBBIA CHE SALE – parte 10 e ultima

NEBBIA CHE SCENDE NEBBIA CHE SALE – parte 10 e ultima

Rosaria aveva ascoltato il racconto di Gipo, che con straordinaria precisione le aveva riportato alla memoria anni della sua adolescenza abbastanza lontani. In quel luogo, in quel Circolo, dove avrebbero dovuto presentare una serie di stimoli intorno ai temi del Cibo e del Cinema, ma a causa del nebbione che era calato in modo inusuale ed improvviso per quella città si erano dovuti limitare a gustare la Sacher con un buon Cartizze. Era stata lei ad attivare il ricordo di una “nebbia” altrettanto imprevista; ma la cosa straordinaria era che in quel luogo, quaranta e più anni dopo a più di cinquecento chilometri di distanza, era in modo altrettanto fortuito scattato un ricordo comune tra lei e Gipo.
E Rosaria continuò a raccontare: “La motovedetta ci condusse a Ischia ponte; ormai tutti si erano rassegnati – alcuni superando la preoccupazione iniziale pensando ai genitori (ma erano stati rassicurati, anche se lo scoprirono dopo, con una bugia da parte del Capitano) altri meno sensibili accogliendo la vicenda come un’inattesa avventura da vivere – e pregustavano una notte tutta per loro. Avevano anche qualche ragione, perché già prima che la nostra nave attraccasse, i localini di Ischia ponte, avendo saputo da informatori locali di quanto stava accadendo, avevano prorogato l’orario di apertura, pronti a ricevere gli inattesi giovani ospiti. Era quasi mezzanotte e la maggior parte di noi aveva anche voglia di mangiare qualcosa: qualche pizzeria era rimasta aperta proprio per l’occasione e c’era anche un localino di quelli che organizzavano feste per gruppi di scolaresche in gita. Io ricordo che non volli entrare anche se qualche mio compagno di classe mi invitava con una certa insistenza, ma a dire il vero non mi piaceva frequentare quei luoghi, non c’ero mai stata e non mi fidavo di andarci e poi il motivo più serio era che mi attirava la pizzeria, perchè, non lo nascondo, ero in crisi di astinenza da cibo”.
Gipo, quella notte, invece, dopo aver consumato un trancio di pizza bevendo un boccale di mezzo litro di birra alla spina, se ne andò da solo lungo il ponte che collega Ischia all’isola sulla quale risiede il castello aragonese: la nebbia c’era ma il clima era primaverile. Si stava proprio bene. Non avvertiva responsabilità come invece sentivano di averla i docenti che avevano accompagnato i loro studenti in quell’ inattesa ”avventura”. Anche i suoi genitori di certo si erano preoccupati, un pensiero per loro ce l’aveva, ma a quell’ora tutti avrebbero potuto sapere cosa era accaduto perché già dalle 10 di sera erano stati rassicurati dai comunicati della Capitaneria del Porto di Ischia ponte.
La mattina dopo fecero ritorno a Pozzuoli: la nebbia si era alzata.
Anche a Prato la nebbia si era alzata, anche quella della memoria, di un’avventura “comune” altrettanto imprevista allora – quaranta e più anni prima – come ora nel 2016.

fine