SCHELETRI NEL PROPRIO ARMADIO Un post in (parziale) risposta ad un “compagno” ed a quanti plaudono alle sue affermazioni

SCHELETRI NEL PROPRIO ARMADIO
Un post in (parziale) risposta ad un compagno ed a quanti plaudono alle sue affermazioni

Carissimo, parto dal fondo di una delle tue argomentazioni pubblicate su Facebook e sulla chat con cui abbiamo interloquito.
Non mi ha fatto velo per niente l’abbraccio “fatale” tra Pisapia e la Boschi; al suo posto non avrei fatto nulla di diverso: anche gli avversari vanno omaggiati. Non siamo “bestie”, ma donne ed uomini razionali e non mescoliamo scontri pubblici con rapporti diretti di sana e robusta cortesia. Ho detto, e mi ripeto, che non è quello, ma il “prima”, il “durante” ed il “dopo”, che mi preoccupa. Chi si ostina a polemizzare intorno a quell’abbraccio, pur libero di farlo, è molto corto di cervello: in verità, anche chi punta il dito su tutto questo, banalizzando tutto il resto e rilanciando polemica su polemica non ha grande cervello! Perché la ragione del contendere non è affatto limitata all’abbraccio.
Intanto, caro compagno, quando interloquisci con me non utilizzare materiale generico nè quello che proviene da comunicati già utilizzati né tantomeno elencando le tue caratteristiche. Mi riferisco al fatto che sottolinei di non essere stato militante del PD e di essere stato all’opposizione dal 2013; ciò non è affatto avvenuto però nel 2014 quando hai fatto parte della cordata di sostegno alla candidatura Biffoni nella città di Prato, cogliendo peraltro un pessimo risultato. E se sottolinei che “tu” non lo sei stato, immagino che voglia sottintendere che qualcun altro (come me) lo sia stato. Molto bene, non nego di aver fondato il PD a Prato; anzi mi fregio di essere stato, insieme a Tina Santini, coordinatore del Comitato per il Partito Democratico a Prato. Ma la mia storia, scritta su decine e decine di documenti, è molto più limpida di tante altre in relazione al rapporto con l’apparato del Partito Democratico locale. Sono stato sempre su una sponda critica, tanto – e qui te lo ricordo – da essere “attenzionato” da te come possibile interlocutore nella fase pre-amministrative del 2014, quando la critica con cui seguivo le evoluzioni negative del PD era arrivata ad un punto di rottura, di “non ritorno” e l’unica possibilità di un recupero per sterilizzare il mio dissenso era quella di aggirare i problemi con quel diversivo. Il lavoro che a San Paolo abbiamo svolto è stato una interessante “palestra” aperta a 360° ai contributi di idee progressiste e democratiche che non potevano però confondersi con il razzismo espresso da quei gruppi cui il candidato che tu sostenevi guardava già allora con attenzione (“non m’importa chi mi vota, basta che mi votino” andava dicendo Biffoni). “Oggi” esprimi perplessità sulle politiche dell’amministrazione: “meglio tardi che mai”! Certamente, meglio tardi che mai; ma per carità non ti ergere a paladino assoluto, ora che i conti non sono tornati e non tornano!
Dopo il piano locale sul quale possiamo confrontarci in modo certamente diverso, ti esprimo nuovamente le mie perplessità su quel che scrivi, quando sottolinei la scarsa coerenza di coloro che sono usciti dal PD e che ne avrebbero sostenuto alcune scelte, che ora contestano. A parte il fatto che lo stesso Pisapia non avrebbe di certo fatto meglio al loro posto e, pur ritenendo che le scelte politiche siano da rispettare non mi fa piacere certamente il suo SI al referendum: e che “referendum”! ma tornando a Bersani, D’Alema e compagnia bella, uno dei rilievi che muovo loro è quello di avere protratto troppo a lungo il momento dello strappo e non mi sorprende che invece abbiano fin quando sono rimasti in Parlamento votato gran parte delle leggi che ora vogliono modificare o annullare. E’ come l’”abbraccio”! anche io lo avrei fatto, perché c’è un senso di responsabilità che deve essere superiore anche alle ideologie.
Parli poi di costruire un rapporto “aperto” alla stragrande maggioranza di donne ed uomini che guardano a Sinistra, anche quelli che sono nel PD, quelli che sono nel M5S e gli astensionisti. Ottimo! Allora, ci diciamo che si costruisce un Programma di Sinistra in alternativa al PD; ma, allo stesso tempo, ci diciamo che “poi” si farà un accordo con quel Partito. Sarò sincero al massimo: spiegami per quale motivo sia chi ne è uscito sia quelli che sono fuori di quel Partito sia coloro che vi militano dovrebbero votare per questa nuova forza politica, avendo a disposizione o un voto al PD o una scelta diversa meno compromessa in partenza?
Il Partito Democratico finirà il suo percorso andando a posizionarsi su un Centro per poter raccogliere voti da entrambi gli schieramenti bipolari e sarà una forza tipo “En Marche” per la quale si voterà per inerzia, per debolezza. Come si può pensare che si faccia un accordo se non si riesce ad avere una identità forte, decisa, schietta di Sinistra? La Sinistra non è mai esistita in Italia dalla fine del PCI in poi anche perché quello stesso Partito si era lentamente modificato (anche se il paragone è ingeneroso); ma i motivi principali di questa inesistenza sono da addebitare ai leader di Sinistra che non hanno avuto la forza ed il coraggio di costruire una strategia di lungo respiro, andando a cogliere tutte le contraddizioni presenti nel corpo della Sinistra per poterle superare con il giusto rigore.
E anche adesso se non si costruisce una solida autonomia non si conterà affatto, nè a livello nazionale nè a livello locale.
Per chiudere questo post, mi soffermo proprio su quest’ultimo aspetto: non sottovalutare l’impatto delle vicende nazionali sul livello locale e ancor più urgente è la sistemazione ben definita dell’Associazione “A Sinistra” di Prato, per la quale non ho visto un grande impegno.

Diciamo anche che la riflessione non finisce qui.

J.M.