IL MORALISMO IMMORALE

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IL MORALISMO IMMORALE

Non solo non mi appassiono all’ondata di sdegno nei confronti di alcuni personaggi della storia più o meno recente di cui si ri-scoprono altarini indecorosi ma ne sono fortemente infastidito. Non ho mai accettato questo aspetto profondamente provinciale purtroppo molto spesso rappresentativo del modo di essere italiani. Avere bisogno di episodi occasionali per sentirsi antirazzisti democratici e rispettosi della dignità umana è profondamente provinciale ed in definitiva anche “immorale”. Ho un moto di ribellione nei confronti di chi ha abolito dal proprio vocabolario il termine “razza” perchè da un punto di vista ideologico, storico-ideologico, ha teso da qualche anno a designare delle differenze sostanziali nel rispetto della dignità umana. Storicamente non si può eliminare tale accezione, a patto che non venga identificata come “differenza o diversità” peculiare di una parte del genere umano. Se poi nel percorso della evoluzione della specie umana il colore della pelle si è andato modificando dal nero al rosa al giallo ciò non decreta il diritto di essere considerati rispettabili.
Ritornando ai moti di sdegno ed alle grandi manifestazioni di sostegno alle comunità afro-americane colpite in modo particolare dalle aggressioni xenofobe da parte della Polizia americana rischiano di essere la dimostrazione della “diversità sociale” non della consapevolezza antirazzista, proprio perchè si tende a giustificare l’esigenza che un “popolo” dei bianchi scenda in piazza a sostenere le ragioni “legali” di una comunità “altra”. Per carità, comprendiamoci: è importante che si scenda in piazza quando ci sono simili eventi, ma è altrettanto importante “poi” (meglio fosse stato fatto “prima”) agire di conseguenza nella pratica del “voto” (molti dei rappresentanti dell’elite borghese democratica non hanno partecipato al voto che ha decretato la vittoria di Trump, anche se, subito dopo, sono scesi in piazza a protestare) e nella quotidianità. In Italia è più o meno lo stesso; e quindi ritorno a trattare il tema iniziale di questo post: all’improvviso si ri-scopre che alcuni personaggi come Indro Montanelli hanno commesso “crimini” pedofili e razzisti. In linea assoluta esecrabili, orrendi. Ma occorre anche contestualizzare il tutto in un tempo nel quale la maggior parte degli italiani hanno sostenuto o “ben” sopportato regimi autoritari nazifascisti e poi cominciare a fare i conti con la propria Storia, quella dei propri genitori, dei nonni, dei bisnonni da cui in qualche modo discendiamo e dei quali possediamo anche parti di DNA. Non tergiversiamo su questo; qualche “pecora nera”, qualche scheletrino nell’armadio lo troveremmo. E facciamo attenzione: e qui menziono un fatto – anche se solo burocratico – vero.
Di recente, nell’impostare uno Statuto per un’Associazione politico-culturale ho utilizzato un testo base, riprendendolo da alcune cartelle di “file”, senza rileggerlo ma con l’intento di poterlo fare comunemente in sede assembleare. L’ho spedito attraverso un canale social (Messenger) e, tra le altre note, ne ho ricevuta una, che fondamentalmente condivido, che richiedeva di eliminare la dizione “razza”, da uno degli articoli. Ho provveduto immediatamente, ma…devo precisare che quel testo apparteneva allo Statuto base dell’ARCI, certo un ARCI di qualche anno fa, ma pur sempre un’Associazione culturale di Sinistra.
Ecco, cosa voglio dire? I “tempi” vanno riconosciuti e rispettati; con gli atteggiamenti isterici di sdegno postumi non si fa un buon servizio alla società del nostro futuro.

Joshua Madalon

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