PERCHE’ HO VOTATO SI AL REFERENDUM – Una grande sfiducia verso la classe politica, verso le forze politiche ed i suoi rappresentanti: Parte 3(per la parte 2 vedi 22 settembre)

Una grande sfiducia verso la classe politica, verso le forze politiche ed i suoi rappresentanti: Parte 3(per la parte 2 vedi…..)

Nel corso degli ultimi decenni man mano è venuto a mancare il rapporto di fiducia nel mondo politico. E’ abbastanza strano tutto questo: i dati dei sondaggi sono impietosi e contraddicono in modo curioso il sostegno che di volta in volta, pur con un abbassamento progressivo della partecipazione nel suo complesso, l’elettorato assegna alle forze politiche tradizionali. Spesso infatti l’elettore “si tura il naso” e si rassegna a votare per “il male minore”: e questo può accadere soprattutto dal momento in cui si sono ridotti drasticamente i luoghi del confronto. Molti di questi ultimi sono stati “mortificati” proprio nelle loro essenze di base, tanto è che sono progressivamente calate le iscrizioni ai Partiti e molte strutture di base sono state chiuse: mi riferisco in modo particolare a quelle che conosco meglio. E quindi accade che pur con una partecipazione soddisfacente siamo dentro un trend fortemente negativo. Come, ad esempio, si rileva dal grafico dell’Istituto Cattaneo a commento dei risultati delle ELEZIONI POLITICHE del 4 MARZO 2018. Infatti i dati che emergono si riferiscono ad una sostanziale tenuta – pur entro un calo – della partecipazione alle elezioni politiche (un 72,9 % rispetto a quello del 2013, di poco superiore: 75,2%), anche se nel 2015 solo un 58,7 aveva partecipato alle Europee ed un misero 52 alle Regionali, che già nel 2010 avevano visto un dato poco più confortante (63,5).
Non intendo irridere – riconoscendone in primo luogo la buona fede – alle argomentazioni di chi oggi lancia proclami di allarme verso la deriva autoritaria che potrebbe innescarsi – più o meno lentamente più o meno velocemente – con la conferma della legge costituzionale di cui si tratta; dico soltanto che, fosse così, emergerebbe ancora più forte la sfiducia nell’attuale composizione parlamentare cui dovrebbe appartenere il compito di legiferare gli opportuni aggiustamenti necessari a far crescere la partecipazione democratica al di là del numero dei futuri parlamentari. Invece di schierarsi in modo accusatorio verso chi esprime legittimamente il suo parere confirmatorio bisognerebbe affermare il proprio ruolo. Se la Democrazia corre gravi rischi dopo la vittoria del SI la responsabilità non può essere addebitata a chi lo ha sostenuto ma bisogna che la classe politica di oggi riesca a far partire al proprio interno, soprattutto, ed in modo diffuso e “partecipativo” al proprio esterno, una sana autocritica e provveda a sanare le gravi storture esistenti. Trovo abbastanza difficile che ciò avvenga; ciò nonostante penso sia giusto votare SI, ascoltare le argomentazioni di chi non è d’accordo, valutarle e prenderle in considerazione per le scelte future. In tutto questo mio argomentare, semplicistico quanto si vuole, chiedo rispetto, continuando a sentirmi pienamente di Sinistra, consapevole che la Democrazia è sempre in bilico, e non sarebbe la vittoria del NO una sua vittoria, così come non sarebbe una sconfitta della Democrazia la vittoria del SI, a meno che non lo vogliano coloro che oggi sono i protagonisti della Politica.