11 ottobre – VERSO UN NUOVO LOCKDOWN – parte 1

VERSO UN NUOVO LOCKDOWN

Ho scritto non poco su questo Blog nel periodo di lockdown più stretto, ma già fin dall’ultima settimana di febbraio avevo avviato una serie di riflessioni su quel che stava accadendo e sulle prospettive, spesso “consolatorie”, con cui da più parti si pensava di poter risolvere i problemi seri cui si stava andando incontro.

Mi è capitato spesso – consentitemi questa digressione solo apparente – di osservare come girando per luoghi non familiari ci si imbatte in una segnaletica manchevole o insufficientemente disposta ad orientare in modo corretto lo “straniero”.

Allo stesso tempo c’è da notare che, di fronte al progressivo incalzare degli eventi pandemici, sia mancato l’ascolto di consigli, come quelli del “buon padre di famiglia”: quel personaggio buono, onesto, del tutto naturale, pragmatico.

Le scelte sono apparse drastiche, eccessivamente rigide, forse condizionate dalla scarsa considerazione della disciplina degli italiani, forse anche figlie di un Governo che da poco aveva cambiato “pelle” e non voleva rischiare sin dall’inizio della pandemia di apparire troppo autoritario, finendo poi per esserlo fino al limite di abbassare fortemente il livello dei diritti generali. E’ pur vero che si puntava a valorizzare uno dei “diritti essenziali” come quello della Salute ma si è andato a limitare enormemente tutta un’altra serie di diritti, intaccando perfino quello della “libertà”.  Certamente le motivazioni erano costituzionalmente corrette; ciò non toglie che quel “periodo” dovrebbe aver fatto riflettere politici ed amministratori; nei primi mesi di quest’anno “horribilis”  le “scelte” dovevano essere le più immediate possibili di fronte ad una emergenza che richiedeva urgenza.

In realtà sembra che le Amministrazioni dalle più piccole (i Comuni) a quella principale (il Governo) abbiano dormito sugli allori, considerando che quel primo “lockdown”, applicato con quella rigidità di cui prima accennavo, garantisse la “buona condotta” del Covid19 per  tutto il resto dell’anno.  La realtà è stata invece un’altra: con l’arrivo della bella stagione si è andati verso un allentamento generale. Per un po’ il “virus” è stato tenuto a bada nei luoghi “aperti” e non ha avuto modo di circolare; poi alcune scelte inopportune nei modi con cui sono state consentite lo hanno rimesso in moto. Parlo di “modi” e di “assenza di regole”, in quanto alcune attività avrebbero benissimo potuto riprendere nel pieno rispetto di regole che o non c’erano del tutto o sono state disattese in assenza di controlli rigorosi e specifici. Non mi riferisco soltanto alla riapertura delle “discoteche” ma al persistere di comportamenti “irresponsabili” nelle zone dove si è andata movimentando la gioventù e non solo, visto che a circolare senza protezioni e senza il rispetto delle distanze erano persone di ogni età.

Questi comportamenti scorretti perché irrispettosi degli altri  stanno ricreando la necessità di pervenire ad un “nuovo lockdown” con tutte le conseguenze negative ad esso connesse. Non mancano segnalazioni di violazione progressiva e continua delle regole all’interno di ristoranti, pub e pizzerie. Pur tuttavia, a questo punto occorrerà valutare molti degli aspetti del mondo del lavoro emersi nel corso del primo lockdown. Faccio solo un esempio concreto, poi procederò in altro post a trattare altri temi sempre connessi al periodo critico che stiamo vivendo: non si possono interrompere lavorazioni edili, laddove la distanza di sicurezza è “di norma” rispettata.  Semmai, occorrerà incentivare i “controlli” sanzionatori. Questo dovrebbe valere peraltro per tutti gli ambienti di lavoro.

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