Parte 4 VERSO UN NUOVO LOCKDOWN (Ho appena sentito chiamarlo “gentile”!) (per la parte 3 vedi 18 ottobre)

Parte 4 VERSO UN NUOVO LOCKDOWN (Ho appena sentito chiamarlo “gentile”!)

Proseguo a trattare questo tema (è il 19 ottobre e ieri sera alle 21.30 il Presidente del Consiglio – moderna Pizia o, forse meglio, Sibilla – ha parlato) riandando a “gocce di memoria”

…E così solo per fare un esempio mi viene da ricordare che, una volta che ero uscito per una di quelle “passeggiate cricetiche”, avevo incrociato un amico e a una distanza di cinque metri stavamo semplicemente salutandoci quando lui mi segnalò preoccupato che stava per sopraggiungere una pattuglia di vigili urbani, che avrebbe potuto redarguirci e multarci. Non ebbi il tempo per voltarmi e rendermi conto di quel che mi stava dicendo che…..era sparito nel nulla, tanta era la preoccupazione “assurda” che le regole imprimevano nella mente di alcuni “corretti e responsabili” nostri connazionali. Li ho chiamati “bischeri” identificandomi in uno dei loro, anche perché – in quel periodo – in tanti abbiamo dovuto sottostare ad alcune limitazioni “assurde” a tutta evidenza sproporzionate dalle quali però non ci siamo difesi attaccando ma pazientando. A dirla tutta, personalmente, non ho mai smesso di scrivere, facendo un lavoro di analisi e di recupero, delle memorie.

In quel primo periodo di “distanziamento obbligato” sono rimaste chiuse alcune attività che invece avrebbero potuto proseguire il loro lavoro, sotto un attento controllo “sociale”: penso ad esempio alle attività di “barberìa” che nella fase post emergenziale della scorsa primavera sono state “chiuse”, mentre avrebbero potuto proseguire il lavoro rispettando le stesse regole che oggi sono state assunte come pratica quotidiana (non vi si accede se non per appuntamento e non ci sono mai più di due persone, una delle quali in attesa).

Limitazioni “assurde” che non dovrebbero essere ripetute, “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum” (Errare può essere umano, perseverare è invece diabolico, criminale), sono tra l’altro quelle che hanno riguardato la possibilità di poter portare fuori nei giardini (anche se distanti da casa più dei classici “duecento metri”) i cani (i cani, non i gatti o i pappagallini)ma non i propri bambini. Un’altra limitazione “personale” (ma non credo di essere stato il solo ad avere quel bisogno) era che, avendo casa (con regolare residenza) i nostri due figli in una zona lontana più di un chilometro (uno di loro aveva deciso di domiciliare da noi e l’altra per ragioni di lavoro era domiciliata a Firenze) era praticamente “proibito” poter andarci, anche se solo per poter recuperare oggetti, vestiario e la posta. Oltre tutto per poter riportare a Prato la figlia da Coverciano abbiamo dovuto avviare una pratica burocratica come se dovesse rientrare dalla Nuova Zelanda.

Sto scrivendo, ora, semplicemente perchè si evitino aberrazioni assurde: so benissimo che erano utili a limitare al massimo anche se in modo costrittivo gli spostamenti.

Rilevo tuttavia che c’è un grande marasma istituzionale: da una parte c’è un Governo che vorrebbe avocare a sè molte scelte e dall’altra vi sono le Regioni che tendono ad assumere decisioni autonome relative a condizioni molto particolari molto diverse da territorio a territorio. Questo sta creando uno scollamento generale, molto evidenziato nella trasmissione che ieri sera (18 ottobre) è andata in onda su Rai Tre, “Che tempo che fa”. Ne parlerò in un prossimo post (tanto ormai – lo avvertiamo in tanti – siamo in un nuovo lockdown anche se questo è “gentile”).

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