Quel che il “tempo” ci chiede di “fare” parte 3

Quel che il “tempo” ci chiede di “fare” parte 3

“Forse”

“Forse”. Vado precisando quell’ultima mia frase del blocco 2.

“Forse è il momento di assumersi delle responsabilità” non solo individuali ma anche e soprattutto “collettive”, di gruppo, o – per meglio dire e specificare – di “sodali”.

A patto che vi siano le condizioni. Le quali sono molto chiare da parte mia e di quanti nel corso di questi ultimi anni sono “usciti” dal PD per le ragioni sopra esposte.

Non dunque a tutti i costi.

Il tempo che abbiamo a disposizione è sempre più ridotto e va speso per progetti che valga la pena di condividere, con proposte da parte di ciascuno di noi.

Non siamo stati con le mani in mano in questi anni e siamo stati co-protagonisti dei tentativi di aggiornamento e di sviluppo delle nostre idee di Sinistra. Abbiamo anche lottato contro forme di integralismo sciovinista fondamentalmente portato a difendere un passato impossibile da riproporre senza una vera e propria rivoluzione. Ma, qui ripeto ciò che ho detto in altro post, chi la farebbe questa “rivoluzione”? si pensi piuttosto che, laddove di “rivoluzione” si parlasse questa – per conferma “storica” – non porterebbe alcun vantaggio alle classi più povere. Bisogna averne contezza e lavorare per coinvolgere la parte più sana dell’imprenditoria, della finanza, dell’economia; questo ruolo operativo dovrebbe toccare all’intellighentia illuminata cui il mondo politico più avanzato dovrebbe proporre un “patto” per il futuro, per costruire quello “sguardo lungo” post pandemico. Bisognerebbe affidare gran parte di questo “progetto” a quelle giovani generazioni che per rincorrere i loro sogni vanno all’estero, anche e soprattutto perché nel nostro Paese è ormai invalsa l’abitudine malsana di strutturare gli organigrammi con persone “affidabili” su base clientelare, spesso anche parentale.

“Next generation” non può essere un titolo, una parte di uno slogan, vuoto di contenuti.

Lo stesso metodo andrebbe applicato all’interno delle forze politiche della Sinistra: largo a chi possiede competenze, anche quelli che, per riuscire a convincerli che il “rinnovamento” sia possibile, starebbero a richiedere adeguamenti e revisioni profonde, soprattutto con il rispetto di elaborazioni critiche, aspre e severe se necessario, basate su dati accertati in dibattiti aperti. Non appena sarà possibile si riaprano i luoghi delle pubbliche discussioni, non quelle rituali in cui è tutto preordinato e per questo motivo  si sa già prima più o meno come andrà a finire; noi – e qui ripropongo una modalità con la quale a San Paolo di Prato ci presentavamo alla cittadinanza – potremmo riprendere a lavorare sui territori con meccanismi come “La Palestra delle Idee”.

Anche in quelle occasioni verificavamo il “fastidio” da parte dei componenti – una vera e propria casta chiusa in se stessa – dell’apparato partitico.

Molti, a partire da me, non hanno nulla da chiedere nella modalità purtroppo abusata nei vecchi schematismi di una sorta di “partecipazione con punteggio” (una sorta di “carriera” computata a seconda degli anni di militanza)  come nei supermercati.

Molti, tra cui me stesso, devono solo essere convinti che si intenda davvero cambiare rotta e che si avvii una Politica di Sinistra, non dogmatica ma nemmeno ultrariformista, non radicale ma neanche in qualche modo succube dei poteri forti che finiscono, pur non essendone direttamente responsabili,  per condurre verso profonde limitazioni della dignità e dei diritti della parte più debole della società.

“Amara” è l’autrice di questa grande proposta: Fiorella Mannoia l’ha interpretata e l’ha fatta diventare quel che merita. “Grande”

A questo punto è anche, io credo, molto chiaro che il Partito cui aspirerei di appartenere è molto distante da quello che “oggi” si chiama PD ma molto simile a quello che era nelle idee e nei cuori di coloro che ne prepararono, fuori dagli apparati, la nascita. Quello attuale è ancora troppo legato a quella figura che lo ha umiliato ed ha umiliato tanti tra i suoi fondatori. Questi “post” servano, insieme a tante altre testimonianze, “a futura memoria”.