Quel che il “tempo” ci chiede di fare – parte 2

Quel che il “tempo” ci chiede di fare – parte 2.

Quanto al primo punto, noto che troppo spesso ci si limita alla constatazione con una superficialità che spinge a non accreditare fiducia e consenso a chi la esprime. La scelta di uscire non è più facile rispetto a quella di chi decide di rimanere in un gruppo, pur non condividendone alcuni aspetti: non si può pensare che la quantità ed il peso degli aspetti che non si condividono siano uguali per tutti. Questi ultimi pesano anche in modo diverso rispetto alle aspettative ed ai tempi di sopportazione. Nel caso di cui parliamo chi è uscito, laddove non ha deciso di deporre l’impegno e non si è ritirato in solitario eremo, è di certo in buona compagnia. E chi è rimasto, in posizione critica, troppe volte è stato condizionato a limitare la propria azione “democratica”, non avendo riconoscimenti di primo o secondo piano, spesso strumentalmente utilizzato e poi emarginato. Chi è uscito e non ha limitato il suo impegno ha cercato di costruire realtà alternative dove la denuncia si è accompagnata alla progettualità, facendo circolare idee libere se non anche “nuove” che potevano essere utili alla collettività.

Quasi certamente non è un buon metodo, quello di continuare ad accusare chi è uscito, come se si trattasse di traditori. In un gioco delle parti, sterile, tali forme di accuse potrebbero essere reciproche e tra loro molto simili.

Quanto invece riguarda il secondo punto riportato sopra sono perfettamente d’accordo con chi denuncia una navigazione a vista, con poche eccezioni, dell’attuale classe dirigente del Partito Democratico. Si è in un “guado” melmoso con rischio forte di insabbiarsi definitivamente, perdendo anche il senso di orientamento: si potrebbe dire che si corre il rischio di non essere in grado di distinguere ciò che è “sinistra” da quel che è “destra”. Ma è una esagerazione strumentale a far riemergere il senso dell’esistenza di una forza vera, possibilmente unica e forte, della Sinistra. Per poter recuperare la giusta direzione, bisogna riprendere in mano i “ testi sacri” elaborati al tempo della gestazione del Partito. Molta è la documentazione disponibile, anche se poi sarà necessario rivederla e riadattarla ai “tempi nuovi”, anche questi prodotti dalla crisi pandemica sopravvenuta a quella di carattere economico – oltre che morale – che già mordeva la nostra società. Quelle elaborazioni erano espresse da illustri “sacerdoti” molto spesso estranei al mondo della “Politica diretta” e spingevano il loro sguardo molto oltre l’immanente, pieni di speranza e di fiducia soprattutto sulle giovani generazioni. Non si può dire che non avessero una visione, uno “sguardo lungo” verso il futuro. Uno dei problemi molto seri che non ha consentito il rinnovamento sperato è stato in un primo tempo la “resistenza” degli “apparati” seguito poi dal convincimento “strumentale” che le “idee” fossero molto meno importanti rispetto alle “azioni” quotidiane. All’interno di questa modalità “politica” si sono inserite figure spurie, sempre più lontane dalle basi ideali dei Partiti della Sinistra ed hanno provocato un ”vulnus” mortale dal quale ci si potrà guarire solo riconoscendone le origini e condividendone gli esiti.

Scritta da Amara, una delle più promettenti cantautrici giovani del nostro tempo

Quel che il “tempo” ci chiede di fare continua,,,, perché forse è il momento di assumersi delle responsabilità! …2….

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