8 luglio – INFER(N)I non solo Dante – Eneide Libro VI 3/d trad.ne Luca Canali . prosegue La profezia di Anchise

INFER(N)I non solo Dante – Eneide Libro VI 3/d trad.ne Luca Canali . prosegue La profezia di Anchise

Ecco, figlio, coi suoi auspici la gloriosa Roma
uguaglierà il suo dominio alla superficie della terra e il suo
spirito all’Olimpo, e unica cingerà di mura i sette colli, feconda
d’una stirpe di eroi: quale la berecinzia Madre
trascorre turrita sul carro per le città frigie,
lieta del parto di dèi, abbracciando cento nipoti,
tutti celesti, tutti abitatori delle vette superne.
Ora volgi qui gli occhi, esamina questa gente
dei tuoi Romani. Qui è Cesare e tutta la progenie
di iulo che verrà sotto l’ampia volta del cielo.
Questo è l’uomo che spesso ti senti promettere,
L’Augusto Cesare, figlio del Divo, che fonderà
di nuovo il secolo d’oro nel Lazio per i campi
regnati un tempo da Saturno; estenderà l’impero
sui Garamanti e sugli Indi, sulla terra che giace oltre le
stelle, oltre le vie dell’anno e del sole, dove Atlante, portatore del
cielo, volge sull’omero la volta trapunta di stelle lucenti.
Fin d’ora i regni del Caspio e la terra di Meozia
rabbrividiscono all’avvento di lui per i responsi degli dei,
e si turbano trepidi gli sbocchi del Nilo dalle sette foci.
E invero non percorse tante distese di terra l’Alcide,
sebbene trafisse la cerva dal piede di bronzo, e placò
i boschi d’Erimanto, e con l’arco fece tremare Lerna,
e neanche Libero vittorioso che guida pariglie con redini
pampinee, spingendo tigri dall’altissima vetta del Nisa.
E ancora esitiamo ad estendere la potenza col valore,
o il timore c’impedisce di stanziarci in terra d’Ausonia?
Chi è laggiù colui, distinto da rami d’olivo,
che porta i sacri arredi? Ravviso la chioma
e il mento canuto del re romano che fonderà su leggi
la nuova città, venuto dalla piccola Curi e da una povera
terra ad un grande impero. A lui seguirà Tullo
che infrangerà gli ozi della patria e muoverà in armi
gli uomini inerti, e le schiere ormai disavvezze
ai trionfi. Lo segue da presso il troppo orgoglioso
Anco, che anche qui si compiace troppo del favore popolare.
Desideri anche vedere i re Tarquinii, e l’anima superba,
e i fasci recuperati di Bruto vendicatore?
Questi riceverà per primo il potere di console e le scuri
inesorabili, e, padre, chiamerà al supplizio,
per la bella libertà, i figli che muovevano inusitate guerre,
sventurato comunque i posteri giudicheranno l’evento:
vincerà l’amore di patria e l’immenso desiderio di gloria.
E guarda i Deci e i Drusi, e laggiù Torquato
inesorabile con la scure, e Camillo che recupera le insegne.
E quelle anime che vedi rifulgere concordi in uguali
armi, ora e finché saranno premute dalla notte,
àhi, che terribili guerre tra loro, se attingeranno il lume
della vita, che grandi schiere e stragi susciteranno!,
il suocero discendendo dai contrafforti alpini e dalla rocca
di Moneco, il genero schierato coi contrapposti orientali.
O figli, non rendete consuete allanimo tali guerre,
non rivolgete al corpo della patria le valide forze;
e tu, per primo, perdona, tu che derivi la stirpe dall’Olimpo,
getta le armi di mano, o sangue mio!

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