16 luglio – I “fatti” storici

I “fatti” storici Introduzione

Tra le diverse ragioni per cui si scrive indubbiamente c’è quella del mantenimento della memoria. La tradizione orale poneva dei limiti soggettivi ed oggettivi, collegati i primi alle caratteristiche diverse dei soggetti che si proponevano come narratori ed i secondi alla possibilità di andare incontro a frequenti interruzioni di tipo naturale ed esistenziale. Anche per questo motivo i nostri antenati preistorici hanno cominciato a tenere una loro specie di “diari” utilizzando la materia prima delle pareti rocciose (anche in questo caso certamente quel che è arrivato fino a noi, preservato dalle ingiurie meteorologiche e umane, si è conservato in ambienti molto protetti come la Grotta di Altamira) o nelle pitture rupestri dell’arco alpino italiano. Un po’ alla volta, anche per stabilire il possesso di materiali, territori e animali, l’umanità ha allargato l’uso della scrittura fino ai nostri alfabeti. Non è un caso che molti testi tramandati fino a noi abbiano tali caratteristiche. La stessa lingua italiana sembra abbia un testo primitivo che afferisce ad un atto di possesso.

La falsa ignoranza

La scrittura dunque ha tra i suoi compiti quello di lasciare il segno di un pensiero collocato in uno spazio ed in un tempo ben determinato. La datazione è uno degli elementi fondamentali per uno storico. La Storia è fatta da eventi in qualche modo semplici e complessi che, amalgamati, creano i fatti. Questi ultimi, collegati tra loro producono conseguenze che vengono poi a creare altri eventi e via dicendo. Ogni evento è dunque collegabile a ragioni e scelte, delle quali una parte di noi porta la responsabilità.

Quando si parla di Storia tutti pensano soltanto ai grandi eventi, quelli che sono trascritti sui “libri” che molti di noi hanno avuto la possibilità di leggere e studiare a scuola e  nel corso della vita. Ovviamente quella è la Grande Storia, fatta studiare in modo troppo spesso errato da parte dei docenti, che non aiutano – forse per impreparazione collegabile ai loro “maestri” altrettanto incapaci di proporre un vero e proprio “metodo” – a comprendere i meccanismi che producono i fatti storici. Non è dunque una vera e propria sorpresa scoprire  quanto sia altrettanto incapace la stragrande maggioranza dei nostri amministratori sia quelli locali sia quelli nazionali nel tener conto degli eventi storici passati e delle conseguenze, nefaste o propizie, cui hanno portato per farne tesoro. Il detto “Historia magistra vitae” rimane semplicemente un auspicio.                           Chi amministra e governa, pur se a volte la Storia la conosce, finisce per essere coinvolto in meccanismi perversi, in rovinosi condizionamenti; anche se orientati da fondamentali e positivi valori quegli ultimi finiscono per far prevalere su di loro interessi parziali che li disorientano. Ed è così che gli uomini (donne ed uomini in modo indistinto) finiscono per apparire del tutto “ignoranti” dei fatti storici  ma in realtà sono semplicemente sopraffatti da quelle contingenze negative, che producono effetti positivi per pochi e disastrosi per tanti. In definitiva non sono in grado di utilizzare i fatti storici per creare un mondo migliore.