1 luglio – GRILLO ed il rapporto padre-figlio (al di là dei temi “familiari”)

GRILLO ed il rapporto padre-figlio (al di là dei temi “familiari”)

Sono soltanto gesti di disperazione. Anche la stessa tardiva precisazione (non sono “padre padrone”, ma “papà”, con cui si adegua alle forme paternalistiche care a Salvini) è rivelazione di quanto successivamente scrivo.

Le ultime sortite di Beppe Grillo rivelano dal punto di vista psicanalitico la presa di coscienza della crisi della sua essenza di “padre padrone”, la consapevolezza della sua incapacità di gestire sia le sorti del figlio “naturale” sia quella della sua creatura “politica”. Emerge allo stesso tempo la sua incapacità di guidare un Movimento che naturalmente si è evoluto, evitando la sua dissoluzione, che storicamente è stata la sorte di ogni altro consimile rassemblement costretto dalla provvisorietà a consumarsi, come l’Uomo Qualunque, a diventare universali come ad esempio “Fridays for Future” o “Movimento Pacifista” oppure ad adeguarsi ai meccanismi istituzionali pubblici democratici. La schizofrenia che emerge dalle posizioni di Grillo è collegata al fatto che – dal momento in cui egli ha scelto e promosso la via parlamentare con la partecipazione alle competizioni elettorali – ha messo in moto  un meccanismo di omologazione pur mantenendo in piedi una serie di obiettivi che si rifacevano ai fondamentali punti presentati sinteticamente dai simboli “stellari”: acqua, ambiente, trasporti, connettività e sviluppo. Nel promuovere la scalata al potere il Movimento si è dovuto dotare di un “Programma”; ha dovuto fare scelte “politiche” necessariamente collegate alle altre forze democratiche presenti in Parlamento; ha dovuto progettare accordi politici nazionali ed internazionali, rientrando in un percorso europeo; ha visto crescere una classe dirigente governativa stimata. In definitiva, ha cambiato pelle, anche se ha proseguito a prefiggersi alcuni tra gli scopi che appartengono al tempo della sua genesi.

Ritornando a quella che può essere considerata una “metafora” esistenziale, il comportamento di Grillo è quello di un “padre” che nel male e nel bene non riesce a comprendere il carattere di una evoluzione naturale, scrollandosi di dosso alcune sue responsabilità educative e comportandosi in modo irrazionale e infantile verso chi, crescendo si è “naturlamente” e positivamente evoluto.

Certamente esiste nel “parterre” dei Cinque Stelle una parte che condivide, sia per affezione sia per indole sia ancora forse per puro personale interesse (accade a tanti, anche nelle altre forze politiche), la posizione di Grillo. Malumori nel corso della legislatura (la prima nella quale il M5S ha dovuto assumersi responsabilità dirette nel Governo) ce ne sono stati, a testimonianza di quelle “contraddizioni” insite nel proprio DNA ed alcuni parlamentari lo hanno segnalato uscendo dai Gruppi ed entrando in altre formazioni, ivi compreso il Gruppo Misto, che raccoglie transfughi generici.  

                                                                                            Da semplice osservatore, per di più di Sinistra, aggiungo che sarebbe importante in questo Paese, che rischia di poter essere governato dalle Destre, avere una forza radicale di Sinistra, come lo è stata una parte del Movimento nel periodo dalla sua nascita all’ascesa e mi preoccupano non poco le fibrillazioni attuali. E’ in questa direzione che auspico si muova Giuseppe Conte, il cui “appello” ho ascoltato con molta attenzione, senza rilevare un desiderio di onnipotenza: è logico che in una “prima fase” sia lui a guidare la nuova fase di quello che fu (e potrebbe in parte continuare ad essere) il Movimento 5 Stelle. Consapevole di essere stato crudo con Grillo, concluderei con l’invito a rendersi conto che ai genitori – prima o poi – tocca farsi da parte. Anche per mantenere in piedi quel minimo di autorevolezza che compete loro.