23 luglio – CINEMA – Storia minima parte 21 – anni ’40 (1941-1942)

CINEMA – Storia minima parte 21 – anni ’40 (1941-1942)

Non possiamo lasciare il 1941 senza accennare all’esordio di uno dei più grandi autori registi ed interpreti della Storia del Cinema. Mi riferisco a Orson Welles. La sua vita è contrassegnata da una poliedricità artistica che lo spinse ad intraprendere varie esperienze, dalla pittura al teatro, alla radio (celebre è stata la trasmissione nella quale il 30 ottobre del 1938 portò milioni di radioascoltatori a credere che si stesse verificando un’invasione da parte di alieni: era solo una messa in scena radiofonica de “La guerra dei mondi”). Orson Welles nel 1941 esordì nel Cinema con uno dei più grandi capolavori della Settima Arte: “Quarto potere” (Citizen Kane”), un film in parte autobiografico (molti sono gli elementi che portano a ritenere che nelle vicende narrate su Charles Forster Kane si celassero parti della “sua” storia personale, a partire da quelle relative all’infanzia). Ad ogni buon conto “Quarto potere” è un film che utilizza moltissime scelte innovative rivoluzionarie sia nella narrazione che nelle tecniche.

Per il 1942 molti sono i film importanti di cui fare cenno ma in primo luogo non si può fare a meno di menzionare uno dei film cult della cinefilia universale. Un film apparentemente lieve, normale, nel quale si intrecciano storie d’amore e torbidi traffici, dentro vicende storiche ambientate in Marocco nella parte culminante e più cruda della seconda guerra mondiale, ma che pian piano si complica con meccanismi talmente coinvolgenti da farlo divenire una delle pietre miliari della cinematografia di tutti i tempi. Si tratta di “Casablanca” di Michael Curtiz, autore già trattato nel blocco 14, come autore de “La leggenda di Robin Hood” e de “Gli angeli dalla faccia sporca”.

“Casablanca” è diventato un cult soprattutto grazie alla straordinaria interpretazione di Humphrey Bogart (Rick Blaine) e di Ingrid Bergman (Ilsa Lund), entrambi all’apice delle loro carriere. Al successo contribuì non poco la colonna sonora con la bellissima struggente “As Time Goes By” che sottolinea malinconicamente l’inesorabilità dei destini umani.

In quello stesso anno Orson Welles ci riprova con “L’orgoglio degli Amberson”, un film nel quale l’autore cerca di percorrere strade diverse sia nella narrazione che nelle ambientazioni, quasi a mostrare di non aver apprezzato le sue stesse abilità espresse nel primo suo lungometraggio, anche se sottilmente egli intendeva mettere in evidenza tutte le sue capacità in tal senso. Non mancano ad ogni modo alcune innovazioni tecniche soprattutto nel “sonoro”. Molto insolita fu la scelta di leggere i titoli di coda, compito che Welles riservò a se stesso.                                                    Questo film presenta una vicenda molto più piana e lineare nella quale mette in mostra l’ascesa e caduta di una famiglia di Indianapolis ricca e benestante che nella parte finale del XIX secolo non è in grado di interpretare le evoluzioni del capitalismo alla vigilia della industrializzazione che stava aprendosi al mercato automobilistico. Diversamente dal primo dei suoi film in questo egli non appare come interprete, lasciando il posto ad uno dei suoi attori preferiti, Joseph Cotten, coprotagonista in “Quarto potere” e nel primissimo film muto di Welles, “Too Much Johnson” del 1938.