PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SUL FILM “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – continua intervista ad Anna Fondi – dodicesima parte

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PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SUL FILM “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – continua intervista ad Anna Fondi – dodicesima parte

L’inverno del 1953, quando vennero Pontecorvo e Montaldo a proporci questa cosa, era un inverno bruttissimo, uno di quegli inverni dove su Prato ci stava la nebbia quindici giorni per volta e nella fabbrica c’era freddo, erano degli stanzoni semiabbandonati e quindi lavorare là dentro era veramente faticoso.
Ricordo un episodio curioso. Gillo Pontecorvo aveva bisogno di un bambino per la scena in cui le donne sono nella fabbrica occupata e parlano con chi è fuori attraverso un microfono di un furgoncino. Gillo cercava un bambino di un anno! Io mi rifiutati. Gli dissi: “dove vado a trovare un bambino di un anno per tenerlo fuori in questo inverno così tremendo, e magari mi prende una polmonite!”. Loro però riuscirono a trovarlo, non so dove e in che modo.
Ricordo che eravamo sempre in contatto, io parlavo spessissimo e avevo rapporti diretti con Giuliano Montaldo, con Giuliani, sempre per queste difficoltà di trovare le donne.
Mi ricordo il nostro “Raffa”, Giachini, molto conosciuto a Prato, che faceva il direttore della fabbrica, che voleva impedire alle donne di entrare in fabbrica, e poi Giannino, che guidava il furgoncino.
Era un inverno molto brutto e c’erano grandi difficoltà a lavorare nel freddo.
Poi c’erano altre difficoltà per noi, perché erano gli anni della guerra fredda, gli anni dove essere comunisti era una cosa estremamente difficile, e quindi i registi ci dicevano di non venire alla fabbrica. Io non sono mai entrata alla Romita. Gillo trovò non poche difficoltà a girare questo film, e perché non aumentassero doveva fare in modo che non sembrasse che dietro questa iniziativa ci fosse il Partito Comunista.
C’erano quindi molte difficoltà: di denaro e anche difficoltà, in quella stagione così rigida, a far lavorare le donne partecipanti al film, a tenerle al freddo tutto il giorno e specialmente un bambino di un anno che Pontecorvo e Montaldo riuscirono a trovare non so dove e che prese parte ad una scena molto bella.

Le figure femminili, le compagne di quell’epoca alcune sono ancora attive, altre purtroppo non ci sono più , erano Liliana Rossi, che….è stato un grande assessore all’istruzione, come me una persona che aveva fatto solo scuole elementari ed era riuscita solo con la volontà, con l’intelligenza, con la capacità, a conquistarsi la stima del mondo della scuola, a battersi, a realizzare delle cose importanti.
Fra le donne che si occupavano più direttamente di politica, tra le compagne, ce n’erano ancora alcune che sono ancora in attività, altre che purtroppo non ci sono più.

Tra le figure femminili di quell’epoca voglio ricordare prima di tutto la compagna Liliana Rossi, che è stata un grande assessore alla Pubblica Istruzione, una persone che, come me, aveva fatto solo le scuole elementari ed era riuscita solo con la volontà, con l’intelligenza, con la capacità, a conquistare la stima del mondo della scuola ed a realizzare delle cose importanti.
Quando io ho cominciato la mia attività politica, Liliana Rossi era la responsabile del partito. Poi, dopo un periodo di assenza dall’impegno diretto, fu nominata assessore, ed abbiamo lavorato insieme per tanti anni. Liliana è stata veramente per il Comune di Prato uno dei pilastri. Credo che se il settore della Pubblica Istruzione ha avuto una svolta nel nostro comune, una svolta positiva che ha fatto venire a Prato tante persone a vedere le nostre esperienze, è stato gran merito della compagna Liliana Rossi, che ha saputo supplire alle carenze culturali, formative della scuola con un grande impegno di intelligenza.
Poi c’erano tante altre compagne, la Giovanna Nieri, la Milva Malevolti, la Nara Marconi, la Cesarina Tortelli, la compagna Linda, la Licia Canovai, la Neda Melani, che è stata consigliere comunale con me per tanti anni, la Gina Vestri, tante e tante compagne e mi dispiace dimenticarmi di qualcuna.

– continua intervista ad ANNA FONDI

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