“GIOVANNA” di Gillo Pontecorvo extra – un tentativo di metanarrazione ad uso personale – un recupero della memoria collettiva sulle conquiste che ci stanno rubando – terza parte

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“GIOVANNA” di Gillo Pontecorvo extra – un tentativo di metanarrazione ad uso personale – un recupero della memoria collettiva sulle conquiste che ci stanno rubando – terza parte

Il primo degli appuntamenti con Armida-Giovanna è per domenica 1° marzo. Manca una settimana; prima di salutare ho chiesto ad Armida il numero telefonico di casa: lo ritrovo sulla rubrica del cellulare e chiamo. Mi risponde la signora che le tiene compagnia e la accudisce e mi fa comprendere, non senza difficoltà da parte mia, che non è possibile che “Giovanna” esca né qui a Prato né dopo, ancor più, a Napoli. Sono confuso, e la mia interlocutrice lo intuisce e mi dice che ad ogni modo sarebbe meglio parlarne con le figlie. Mi faccio dare il numero di telefono di una di loro e poi saluto, lasciandone tanti anche per la “signora”. Men che mai voglio intromettermi nelle questioni private ma non posso fare a meno di chiarire la mia richiesta a persone che conosco fin da ragazze. “Purtroppo non è in grado di stare fuori casa se non per il minimo necessario per qualche visita medica; la mamma non esce più. In apparenza, sì è vero, sta bene, ma non è davvero il caso di insistere…”.
E, così, aspetto qualche ora per parlarne con le compagne ed i compagni.
Sono rammaricate ma comprendono.
Porterò “Armida-Giovanna” così come l’abbiamo registrata nel 1990, Pippo ed io, all’interno del suo luminoso salotto con le rigogliose ortensie con quella sua nobile figura con il suo capo leggermente inclinato verso sinistra mentre ci racconta la sua adolescenza già dedicata al lavoro e l’invidia che provava verso coloro che potevano studiare, lei che a tredici anni ogni mattina all’alba veniva giù dal Mugello fino a Prato a lavorare prima in tipografia poi in una ditta di cordami della famiglia Suckert (per intenderci, quella del “Malaparte”) e poi di sera, al buio, faceva ritorno a casa.
Domenica 1° marzo arrivo al Circolo di Figline un po’ prima del pranzo, come d’accordo, perché ho bisogno di provare le tecnologie. Mirko e le compagne più qualche altro maschietto sono impegnati a preparare il pranzo: leggo il menu ed il primo mi incuriosisce perché lo hanno voluto dedicare all’Armida; ma saluto senza entrare in cucina, altrimenti che sorpresa è? Le tecnologie non sono adeguate: i “comunisti”, soprattutto quelli “d’antan” sono ancora legati al passato, anche se si considerano “progressisti”. Ma i due giovani compagni che se ne occupano si danno da fare per superare le difficoltà e partono per recuperare dei cavi più adatti; altrimenti il rischio di non riuscire a vedere né il film di Gillo né le mie interviste sarebbe molto alto. Tra un problema e l’altro si decide però di cominciare il pranzo. Intanto è arrivata la Paola che è “Assessora” al Comune di Cascina, in provincia di Pisa; è con il marito e con il nipotino di circa sei anni, che è giustamente più attratto dal biliardino; avrà tempo per scegliere i suoi impegni “seriosi”: chissà che fanno oggi quei bambini che negli anni Settanta conoscevano a menadito la sequenza dei Segretari del PCI. In quale “Destra” saranno andati? E’ pur vero che “oggi” è più difficile distinguere la collocazione: sembra che la visione del conservatorismo e del ritorno al passato sia “vincente” aiutata da un “riflusso” generale che fa impallidire quello poderoso degli anni Ottanta. Ma il bambino di oggi è prudentemente tenuto ai margini delle discussioni politiche; ed è un bene. Tempo al tempo!

 fine terza parte…. continua

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