Osservare il dito che indica la luna

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– l’immagine in evidenza riporta la copertina dell’ultimo numero di “Internazionale” che contiene un ampio reportage del giornalista britannico Daniel Trilling dal titolo “Cinque miti da sfatare sull’immigrazione” –

Osservare il dito che indica la luna

La mia ostinazione rischia di diventare ossessione. Utilizzo semplificazioni ma non credo affatto di essere semplicistico. Sarò presuntuoso, ma non tanto quanto lo sono coloro che alle mie semplificazioni fanno corrispondere in modo esclusivo le loro.

Cerchiamo di avviare una ricerca del bandolo della matassa intricata da troppe omissioni istituzionali irrispettose dei valori e dei dettami costituzionali, tollerate per una mera difesa di interessi spesso molto particolari,  ipocritamente mai esposti con la dovuta necessaria chiarezza.

Il nostro Paese si è da sempre caratterizzato per una profonda incapacità di rispettare e far rispettare le regole che pure i diversi Governi attraverso i loro referenti parlamentari hanno prodotto nei decenni. Regole su regole, contraddittorie e confuse, hanno creato un profondo discredito nell’opinione pubblica internazionale e nazionale, che pure ne ha approfittato per produrre vantaggi esclusivi. In questo caos prolifera una casta che tuttavia non riesce a produrre benefici per una gran parte di se stessa: quella degli avvocati,  “alcuni”  dei quali possono a buon diritto essere paragonati a novelli Azzeccagarbugli (ovviamente il riferimento ha degli ottimi motivi per sussistere).

Ciascuno di noi può, avendone pieni diritti, contestare le scelte governative; nondimeno però occorre farlo nel merito e nella sostanza, avanzando proposte credibili non utopistiche e ideologiche.

Non si può continuare a dire solo “NO”, ma occorre argomentare e proporre alternative, che siano tuttavia complessive, progettuali, programmatiche con una visione prospettica lunga. E’ l’unico modo possibile per acquisire credibilità.

Il dibattito degli ultimi giorni sulle vicende dell’immigrazione, sovraccaricate dalla furia leghista, fa emergere un Paese spaccato in due ma con una maggioranza che alla fin fine, pur connotandosi di un’apparente patina di solidarietà verso i migranti e condivisione delle loro sofferenze, sostiene il pugno duro mostrato da Salvini, fresco di incarico come ministro degli Interni.

Nel frattempo  la parte che si contrappone a questa forma selvaggia di affrontare i temi dell’Immigrazione innalza la bandiera della solidarietà e dell’accoglienza, senza fornire indicazioni che avviino perlomeno a delle soluzioni i problemi che l’afflusso ormai incontrollabile di migranti comporta soprattutto al nostro Paese.

Si obietterà che non tocca all’opposizione avanzare proposte: ma chi “oggi” vi è relegato è stato fino a pochissimi giorni fa al Governo del Paese e non è stato in grado di affrontare e risolvere le questioni di cui si discute.

Il Mondo occidentale, che per noi è innanzitutto l’Europa, non ha fornito finora aiuti concreti, se non concessioni sporadiche e meramente economiche, mostrando così la propria incapacità a fronteggiare sul serio le continue emergenze.

Il nostro Paese ha “democraticamente” risposto il 4 marzo scorso ed, a conti fatti, era davvero inevitabile che il risultato di quelle elezioni potesse essere diverso.

Il quadro “politico” presentava un Centrosinistra che non era riuscito a trovare soluzioni ai problemi interni ed una Sinistra ancora troppo ideologica, piegata sulla scelta di confermare le proprie idee ma senza sbocchi credibili, ancora ancorata ai fondamentali ideologici.        Soprattutto questi ultimi dovevano (e dovranno) necessariamente trovare delle declinazioni oggettive razionali per superare la contraddizione tra quel che si dice, quel che si scrive e l’applicazione pratica di tutto questo.

Occorre saper superare anche le affermazioni dogmatiche di tipo religioso che puntano spesso sulla straordinaria buona volontà, disponibilità ad accogliere,  della gente.      Bisogna riconoscere che troppo spesso questi comportamenti hanno creato una deregulation formale della quale tutti finiremo per pagare le conseguenze.

Ne riparleremo.

Joshua Madalon

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