POPULISMI ALTERNATIVI ovvero SOVRANISMI VELLEITARI DI SINISTRA ovvero ancora LA DEMAGOGIA DELLE MASSE

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POPULISMI ALTERNATIVI ovvero SOVRANISMI VELLEITARI DI SINISTRA ovvero ancora LA DEMAGOGIA DELLE MASSE

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Mi dispiace di non riuscire a far emergere la vacuità del progetto (forse “progetto” è fin troppo una parolona) delle “sardine”, ma non mi stanco di segnalare le innumerevoli ambiguità che progressivamente emergono (e mi meraviglia che ciò non trovi riscontri diffusi) dal procedere delle operatività pratiche di questo “movimento” con tutti gli annessi e connessi.
Non nego che si debbano incoraggiare le “masse” a prendere consapevolezza dei rischi che va correndo la nostra Democrazia da qualche anno in qua (non è di certo Salvini il primo a tentare di scardinare l’ordine democratico, altri poco prima di lui ci hanno provato e non desistono) ma da qui ad idolatrare l’aspetto partecipativo “pubblico” si rischia di prendere un colossale abbaglio. Ben altri sono i problemi e ben complessi e vale poco il proporre dalla Destra sovranista e populista la semplificazione di essi come soluzione; così come vale poco ed è molto pericoloso il ritenere che strillando slogan anche simpatici da parte di un neo resuscitato popolo delle Sinistre, non dico si risolvano i reali problemi ma neanche si avvii un procedimento minimo per risolverli.
Detto questo trovo molto strano e pernicioso l’atteggiamento di una parte degli intellettuali antifascisti, che si sperticano in endorsement disinteressati a favore delle “sardine” e non alzano la voce verso coloro che, arrogandosi come interpreti prioritari del verbo della Sinistra (anche se sommessamente si dicono di “Centro”Sinistra), agiscono all’interno di apparati a difesa della loro specifica “esistenza” scegliendo candidati e linee ad uso poco più che personale, agitando poi lo spauracchio della Destra montante nei sondaggi per chiedere un voto a prescindere dal valore intrinseco dei loro precipui “progetti”.
Non mi sottraggo alle critiche e svolgo il mio ruolo di cittadinanza attiva alla pari di chi sceglie di andare in piazza a cantare “Bella ciao” o “Imagine”. Quel che scrivo è quel che penso e non faccio ciò per monetizzare un mio tornaconto. Anzi! Pur tuttavia il ruolo degli intellettuali è “anche” questo: alzare il dito indicatore di quel che altri non vedono del tutto o non vedono per niente, anche se assegno loro (non tutti ma tanti) la buona fede.

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